Outdoor

Cambia il clima e lo stambecco diventa «notturno»

Ruggero Bontempi
È il risultato di alcuni studi sugli animali di due parchi nazionali che fanno i conti con l’innalzamento delle temperature
Il localizzatore al collo dello stambecco permette di seguirne gli spostamenti
Il localizzatore al collo dello stambecco permette di seguirne gli spostamenti
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Tra le specie simbolo della fauna di montagna riveste una posizione di rilievo lo stambecco delle Alpi (Capra ibex), presente anche sul territorio bresciano. A partire dal 1995 nel Parco dell’Adamello sono stati realizzati dei progetti di reintroduzione che hanno consentito, con rilasci di animali nella Val Malga di Sonico e nella conca della Zumella a Paspardo, di favorire la diffusione di questa specie a scavalco tra l’area protetta camuna e quella trentina dell’Adamello Brenta, sul territorio delle quali si stima oggi la presenza complessiva di oltre 700 individui.

La rivista scientifica internazionale «Proceedings of the Royal Society B» ha pubblicato recentemente gli esiti di uno studio dedicato allo stambecco realizzato in collaborazione con il Parco Nazionale del Gran Paradiso, del quale è il simbolo, e il Parco Nazionale Svizzero. Il focus della ricerca è stato posto sulle modifiche indotte nel comportamento di questo animale in risposta ai cambiamenti climatici in corso, con particolare riferimento all’aumento delle temperature nella stagione estiva.

L’esito dello studio

Dovendosi spostare alla ricerca di cibo nel corso della notte, quando le temperature presentano valori più bassi, lo stambecco si espone ad un rischio maggiore di predazione, ad esempio da parte del lupo che è maggiormente attivo in quella fascia oraria. I ricercatori faunisti delle Università di Ferrara e di Sassari autori dei rilevamenti hanno posto in evidenza che il rischio di essere predati si manifesta come meno importante del bisogno di vivere in condizioni ideali dal punto di vista termico.

L’attività notturna infatti varia di più in funzione della temperatura massima diurna: più elevato sarà il picco di temperatura, maggiore sarà l’attività notturna. L’andamento registrato che descrive l’aumento dell’attività notturna in relazione alla temperatura è analogo sia nei maschi sia nelle femmine, pur se quest’ultime pesano circa la metà dei maschi e hanno corna da utilizzare per la difesa di dimensioni decisamente inferiori.

Le modifiche comportamentali osservate sugli stambecchi presenti all’interno di due tra le più antiche aree naturali protette d’Europa, a lungo andare, potrebbero essere adottate anche da altre specie animali, causando anche per queste un peggioramento delle condizioni di vita e un aumento del rischio di predazione, dato che il percorso dell’evoluzione le ha condotte ai giorni nostri ad essere attive di giorno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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