Uk, Starmer tra immigrazione e ferrovie che tornano di Stato

L’attuale primo ministro laburista sostiene di voler applicare una politica migratoria severa per contrastare l’ascesa del Reform Uk party di Nigel Farage
Il regno Unito sta ri-nazionalizzando le compagnie ferroviarie, partendo da South Western Railway
Il regno Unito sta ri-nazionalizzando le compagnie ferroviarie, partendo da South Western Railway
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Il passaggio dalle promesse dette nelle campagne elettorali alla loro attuazione giunti al governo è complicato per qualsiasi forza politica e in qualsiasi Paese democratico.

Il Regno Unito non fa eccezione.

L’attuale primo ministro laburista, Keir Starmer, nel 2020 esortava il partito e i suoi elettori a rifiutare l’idea diffusa dai conservatori che bassi salari, alloggi e servizi pubblici inadeguati fossero provocati dai migranti. Ciò che non funzionava, si diceva, era «un modello economico fallimentare». Oggi, con indici di gradimento in calo, Starmer sostiene di voler applicare una politica migratoria severa per contrastare l’ascesa del Reform UK Party di Nigel Farage. Da qui le sue recenti dichiarazioni secondo cui il Regno Unito rischia di diventare una «isola di stranieri», fatto che induce il governo a riprendere «il controllo dei confini».

Le reazioni dei laburisti non si sono fatte attendere: anche chi è tra i moderati nel partito ha notato che inseguire la destra e il suo allarmismo rischia di portare il Paese su una strada sbagliata, ponendo persone e comunità le une contro le altre. Qualcuno, più estremista, ha anche accusato Starmer di aver imitato nei toni il famigerato discorso, pronunciato nel 1968, dal politico conservatore Enoch Powell dei «fiumi di sangue», che preannunciava violenze e guerra nel Paese se l’immigrazione non fosse stata frenata.

Da Downing Street la replica è stata che, se l’immigrazione fa parte della storia nazionale britannica, un maggiore controllo è necessario perché i dati a disposizione dimostrano che gli elettori, anzitutto quelli laburisti, sono preoccupati per l’impatto sulla coesione comunitaria derivante dall’aumento di stranieri nel Paese.

Non solo: Starmer deve fare anche i conti con i malumori delle aziende nazionali che temono che le restrizioni all’immigrazione possano impedire alle aziende di accedere a competenze essenziali per realizzare investimenti, ponendo a rischio la crescita complessiva.

Il primo ministro Starmer
Il primo ministro Starmer

Un modo per rafforzare l’economia nazionale, sostengono i laburisti, verrà, di qui al 2027, dalla ri-nazionalizzazione delle compagnie ferroviarie appena varata (i binari invece sono sempre rimasti di proprietà statale): la prima interessata è la South Western Railway, che offre servizi per l’Hampshire, Surrey, Wiltshire, Dorsetshire, Berkshire, e Devonshire dalla stazione di London Waterloo. Seguiranno C2C (in luglio) e Greater Anglia (in autunno). Già oggi quattro dei quattordici operatori ferroviari in Inghilterra sono gestiti dallo Stato a causa delle loro scarse prestazioni, mentre i principali operatori ferroviari in Scozia e Galles, dove la politica dei trasporti è retta dalle amministrazioni decentrate di Edimburgo e Cardiff, sono di proprietà statale.

Invertendo i provvedimenti adottati all’inizio degli anni ’90 dal governo conservatore di John Major e con la nascita di Great British Railways a guida statale, i laburisti intendono porre fine alle più che scadenti prestazioni ferroviarie, alle frequenti cancellazioni delle corse, ai costi elevati di manutenzione.

Le aspettative, in ogni caso, vanno oltre: secondo il governo laburista una migliore gestione nazionale delle ferrovie aumenterà anche i posti di lavoro, aumenterà gli stipendi, abbasserà i prezzi dei biglietti; e tutto ciò senza che l’operazione richieda il pagamento di indennizzi agli operatori ferroviari, poiché tutti i contratti in essere sono in scadenza entro il 2027.

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