Il ritorno di Trump alla Casa Bianca aiuta Starmer nel Regno Unito

I sondaggi premiano il leader del partito laburista: le risposte del governo alle politiche del presidente Usa hanno ottenuto il sostegno pubblico
Il primo ministro britannico Keir Starmer - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il primo ministro britannico Keir Starmer - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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È noto come, in taluni casi, crisi in politica estera possono aiutare i governi in carica a rafforzare la propria posizione rispetto all’opinione pubblica, grazie a un naturale «serrate le fila» attorno alla figura del leader al momento al potere. Anche l’Italia ha vissuto momenti simili: per esempio nel maggio 1915, quando l’opinione pubblica si strinse attorno al Re all’inizio della Grande Guerra; o nel 1935, quando le sanzioni della Società delle Nazioni spinsero anche i tiepidi verso il fascismo a sostenere lo sforzo bellico in Abissinia. Oggi, pare che quanto sta avvenendo in Europa, a latere del conflitto russo-ucraino, possa offrire buoni frutti al governo laburista di Keir Starmer.

Secondo l’ultimo sondaggio, apparso su The Observer, i tassi di approvazione di Starmer sono saliti di molto da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca e ha scosso l’Europa con le sue decisioni politiche. Poiché le scelte su sicurezza (ritiro del sostegno politico e militare all’Ucraina) ed economia (introduzione di dazi doganali) adottate dal leader statunitense sono in potenza dannose per il Regno Unito, le risposte del governo laburista hanno ottenuto il sostegno pubblico, in primis perché tentano di replicare concretamente alla turbolenza globale provocata da Trump.

In sostanza, se il gradimento di partenza di Starmer era molto basso, è anche vero che esso è aumentato del 10%, rispetto a un mese fa; e nelle ultime settimane sembra che siano i laburisti e non i conservatori a essere considerati di gran lunga più adatti ad affrontare le attuali sfide di politica estera e difesa, nel momento in cui Washington vorrebbe ridimensionare il ruolo degli Stati Uniti nella Nato. Circa il 30% degli elettori ha affermato di preferire i laburisti quale guida del paese nel dialogo con gli alleati europei e statunitensi alla ricerca di strategie utili ad affrontare le minacce per la sicurezza del Regno Unito, rispetto al 18% dei conservatori.

Percentuali simili sono state rilevate riguardo la maggiore affidabilità del Labour Party rispetto ai Tory nella gestione dei finanziamenti alle forze armate e alla difesa; nella difesa della reputazione del Regno Unito all’estero; e nella definizione di una più forte collaborazione tra Regno Unito e Unione europea di fronte alle sfide del presente. Se è vero che molto dovrà essere fatto per cercare di armonizzare le politiche di difesa britanniche con quelle previste dall’Unione europea (che vorrebbe investire 800 miliardi di euro in più anni per il riarmo), è altrettanto vero che, da quando Trump ha svelato i suoi controversi piani per portare la pace in Ucraina, annunciando colloqui con Vladimir Putin, Starmer ha ricevuto elogi da parlamentari di tutti i partiti rappresentati a Westminster per come ha saputo posizionare il paese nella crisi in atto (indicendo la riunione dei paesi europei interessati a Londra una settimana fa).

Di certo, si tratta di un primo passo, ma non ancora decisivo per le sorti del governo laburista; ed è troppo presto per poter dire che i laburisti abbiano trovato la soluzione al calo di consensi verificatosi tra luglio e dicembre scorsi. Molte sono ancora le critiche nei confronti della loro politica interna, che è l’elemento su cui si crea il consenso di una opinione pubblica al proprio governo in occasione delle elezioni politiche. Resta il fatto che, sempre più, si ha l’impressione che, grazie alle vicende in atto, Starmer possa rafforzare sul medio termine la propria posizione, con effetti benefici anche nella cooperazione tra le due sponde della Manica.

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