Il piano Ue sul riarmo: «Più fondi alla difesa non è bellicismo»

La Commissione europea sta predisponendo strategie in tema di sicurezza. L’obiettivo è «prevenire e reagire alle minacce e crisi correnti»
La Commissione europea - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
La Commissione europea - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Quando la Commissaria europea Hadja Lahbib, belga dalle origini algerine, con delega alla Cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la gestione delle crisi, ha presentato il kit di sopravvivenza di 72 ore, mostrandoci i suoi contenuti, i commenti sono stati sarcastici, quando non canzonatori.

Qualcuno, porgendoci la sua quotidiana tazzina di caffè, si è proclamato rassicurato di fronte a simil piano di riarmo europeo, tale da spaventare persino Putin. Va notato, peraltro, come in quel breve video la Commissaria parlasse di sicurezza in generale. Ma, le ironie sono sempre facili quando qualcosa di insolito appare.

Perché così è stato. Hadja Lahbib, col tono frizzante di chi vanta una lunga esperienza come presentatrice televisiva, ha posto, in modo leggero, un problema gravoso. Il cui peso, per di più, va via via crescendo: la sicurezza. Chissà qual caffè le sarebbe stato servito se il tono fosse stato plumbeo.

Disagevole e scomodo, perché nelle sue varie sfaccettature, include la sicurezza in termini di difesa da un attacco bellico. Eventualità cui molta parte della politica si rifiuta di considerare; in altri termini, bolla come «bellicista» ogni ipotesi di aumento delle spese per la difesa, con i suoi effetti sull’opinione pubblica.

Ma le cose stanno gradualmente cambiando. Da un recente sondaggio del Parlamento europeo risulta infatti come il 66 per cento dei cittadini europei, con l’Italia al 63, voglia un ruolo più importante dell’Ue nella protezione da crisi globali e dai rischi legati alla sicurezza. Quest’ultima e la difesa sono considerate dal 36 per cento degli intervistati (31% in Italia) come aree dove l’Ue dovrebbe fare di più, rafforzando la propria posizione nel mondo.

Di fronte a questa maggior domanda di sicurezza, la Commissione europea sta predisponendo una strategia per «prevenire e reagire alle minacce e crisi correnti». Quali minacce e crisi? Calamità naturali (incendi, terremoti...), catastrofi provocate dall’uomo (incidenti industriali, pandemie...), minacce ibride (attacchi informatici, manipolazione delle informazioni...). Infine, «crisi geopolitiche come i conflitti armati, comprese aggressioni armate nei confronti degli Stati membri».

Il documento continua definendo settori chiave di applicazione della strategia, ad esempio la preparazione dei cittadini alle crisi, o come garantire durante le crisi la continuità di servizi quali le telecomunicazioni o i trasporti. Si chiede anche la responsabile collaborazione dei cittadini, nella preparazione di «piani per il proprio nucleo familiare e la costituzione di scorte di beni essenziali». Ma scorte dovranno essere costituite a livelli più alti, regionale, nazionale, europeo: attrezzature per emergenze e catastrofi, vaccini medicinali e prodotti alimentari, acqua, apparecchiature energetiche.

In definitiva, mutatis mutandis, gli oggetti del tanto esecrato kit di Hadja Lahbib! Ora, inutile negarcelo, il primum movens, della «Strategia europea per l’Unione della preparazione», è la situazione geopolitica, conseguenza della guerra di aggressione della Russia all’Ucraina.

Per questa, nonostante le iniziative unilaterali (Stati Uniti) o multilaterali (Gruppo dei volonterosi) in atto non vi è soluzione in vista. La pace non è più un dato di fatto. L’aumento delle spese per la difesa è un must.

Malauguratamente alla questione russo-ucraina, a minare la pace, non quella intra-europea, ma su una ben più vasta scala extra-europea, si è ora aggiunta l’escalation dei dazi commerciali. Quanto libero commercio e pace vadano a braccetto lo sappiamo da secoli. Cinquecento anni fa un pensatore e cittadino dell’Europa quale Erasmus ci ricordava come «la pace mediante lo scambio delle merci pone tutto in comune».

Ci troviamo di fronte a un doppio e contrapposto impegno tra difesa positiva e difesa negativa. Per preservare la pace dobbiamo costruire difese fatte di armamenti, ma smantellare quelle fatte di dazi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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