Il senso della democrazia e il retaggio della stagione democristiana

Il sistema democratico, uscito dal secondo dopoguerra mondiale, modificato al variare delle situazioni geopolitiche intervenute, può governare i cambiamenti del tempo presente? Oppure è giunto al capolinea? Tramonta così la spinta innovativa dell’Occidente e la sua capacità di governo complessivo?
Sul nostro giornale, con il titolo «La politica urlata di oggi e l’eredità di Martinazzoli», Claudio Baroni ha proposto una attenta riflessione a quattordici anni dalla morte del politico bresciano e sull’attualità di un politica incompiuta. Probabilmente per chi ha meno di quaranta anni è una storia che non gli appartiene e per quanti hanno una certa età è davvero il lutto della nostalgia di qualcosa che non è avvenuto.
Mentre papa Leone XIV sembra sollecitare il ritorno alla carità della politica attiva i cattolici di tutto il mondo, Martinazzoli fu, al suo tempo di gestione della cosa pubblica, invitato ad accompagnare al commiato italiano dal partito unico di riferimento quanti ancora guardavano alla fede cristiana come motore della storia. I cattolici sono ancora alla ricerca di un loro spirito di presenza partecipativa che scandisca le ore e i giorni. Scontando la contrazione del popolo dei fedeli.
Si gioca in queste settimane la partita delle Regionali diffuse d’autunno e il baricentro è in altre mani. Eppure quel voto parziale sembra proiettato su scenari complessivi, che condizioneranno gli anni a venire. Governo nazionale, legge elettorale, presidenza della Repubblica, collocazione europea, riarmo diffuso. Non hanno un leader riconosciuto e riconoscibile, che possa sedere al tavolo delle trattative. Neppure un portavoce politico che, dall’esterno, possa svolgere una funzione condizionante. Allora rileggere la stagione democristiana ha un senso d’attualità.
A Brescia, grazie al Ce.Doc., esce il libro di Michele Busi «La provincia bianca. La nascita e i primi anni della Democrazia Cristiana a Brescia». Il volume, attraverso documenti inediti, ricostruisce la storia della Dc bresciana tra il 1943 e il 1951. Risulta interessante che la rilettura venga all’interno dei mondi che costruirono quella esperienza nazionale ed internazionale, non da quanti la contrastarono. Significativo ricostruire come iniziò, altrettanto utile è riannodare le fila di come finì. Martinazzoli la chiuse lui, di sua iniziativa, o prese atto che altri, più influenti di lui sui costumi del tempo, avevano deciso che si dovesse porre mano ad un’altra stagione? Il berlusconismo da dove prendeva alimento? I facitori della politica ecclesiastica come mossero le pedine? Gli altri partiti in campo avevano come bussola impedire una riedizione innovativa di una simile stagione?

I tempi sono stretti, gli spazi vuoti richiamano le forze che sono in grado di riempirli con le loro modalità di esecuzione. Il binario politico nazionale non asseconda, con la contrazione della partecipazione al voto che rende sempre più decisivi i gruppi organizzati con finalità precise. Lo scenario mondiale cattolico può ridare anche una prospettiva locale a quanti non accettano di dismettere una responsabilità. Serve una cultura politica di lungo respiro.
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