Occasione di crescita per tutta la comunità

La ripresa del dibattito politico nazionale sullo Ius Scholae riporta l’attenzione sullo status giuridico e sulla condizione di vita degli oltre 900mila alunni di cittadinanza non italiana inseriti nel sistema scolastico. I numeri in gioco sono più che eloquenti, basti pensare che solo per la provincia di Brescia si sta parlando del 18 per cento dell’intera popolazione scolastica e che il 68 per cento di essi è nato in Italia, senza contare coloro che sono giunti nel nostro Paese durante la minore età.
Da un po’ di tempo, la condizione delle cosiddette «seconde generazioni» (espressione che risulta essere sempre più inadeguata) è oggetto di una narrazione pubblica popolata da dibattiti surreali sui tratti o sull’idea di «italianità» oppure che si concentra su singole storie per enfatizzare problemi o inaspettati successi, come avvenuto di recente per alcuni atleti olimpionici.
Fuori dall’agone politico e mediatico c’è una quota rilevante dei giovani residenti nel nostro Paese che, pur privi del requisito della cittadinanza, senza sosta, sta avanzando nella scuola, si sta affacciando al mondo del lavoro ed è sempre più presente nella vita sociale. Vi è dunque un’appartenenza «di fatto» alla comunità nazionale e locale che non può essere negata e che è tardivamente riconosciuta a livello formale solo dopo il diciottesimo anno d’età.
Nelle seconde generazioni troviamo bambini, ragazzi e giovani che portano con sé una pluralità di esperienze, problemi, vissuti, sogni e bisogni che non è facile restituire in forma sintetica. In questa varietà, ci sono dei punti fermi evidenziati dalle molte ricerche condotte in questi anni. Il primo è che molti di essi si sentono italiani (sentimento che aumenta tra i nati in Italia e all’avanzare degli anni scolastici).
Restano numerosi i giovani che non si sentono italiani (in particolare tra quelli nati all’estero o di più recente arrivo) e coloro che sono incerti e non saprebbero come definirsi. Un altro aspetto è che le seconde generazioni sono sempre più immerse nello spazio linguistico e culturale italiano, con un legame forte anche con i modi di parlare e con le culture locali.
Su questo fronte permangono certamente anche difficoltà e conflitti soprattutto per i membri delle comunità immigrate più chiuse. Secondo una rilevazione dell’Istat, la propensione a «pensare direttamente in italiano» è prerogativa di coloro che sono nati in Italia o che sono arrivati durante l’infanzia, che insieme fanno anche registrare rendimenti scolastici più simili a quelli dei coetanei italiani.
Un altro punto rilevante è che dalla scuola agli spazi sociali del tempo libero crescono le reciproche frequentazioni tra persone di cittadinanza diversa e coloro che dichiarano di avere amici di altra cittadinanza. Inoltre, chi meglio conosce l’italiano, chi dichiara di sentirsi italiano e chi frequenta amici italiani e stranieri tende maggiormente a immaginare il proprio futuro da adulto in Italia.
Questi sono solo alcuni dei molteplici aspetti di un tema complesso che ribadisce l’importanza dell’esperienza scolastica per l’apprendimento delle competenze linguistiche e relazionali e per l’inclusione sociale, ma anche la necessità che alla scuola siano fornite adeguate risorse per agire e, infine, che essa non sia lasciata sola, perché anche il territorio e le famiglie devono fare la propria parte.
Senza arroccamenti ideologici, lo Ius Scholae e la facilitazione dell’ottenimento formale della cittadinanza per i minori inseriti nel sistema scolastico andrebbero, quindi, intesi nel quadro della più ampia sfida di mettere le giovani generazioni in condizione di essere, nella sostanza e nella forma, sempre più una risorsa per il nostro Paese.
Questa potrebbe anche essere un’occasione per ridare slancio all’educazione alla cittadinanza e alla formazione civica da rivolgere a tutti (indipendentemente dalle origini) anche per ribadire che l’essere cittadini (con diritti e doveri) e il senso dell’appartenere a una comunità sono il frutto di un percorso individuale e collettivo nel quale tutti sono chiamati ad essere parte attiva.
Valerio Corradi – Docente di Sociologia, Università Cattolica di Brescia
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
