L’Africa è con Trump, nonostante tutto

Non è mai stato in Africa durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, in campagna elettorale non ha avanzato alcuna strategia, tanto che, alla notizia dell’elezione, le valute africane hanno subito un calo e, durante lo scorso mandato, aveva addirittura bollato i Paesi africani come «Paesi di merda» (shithole countries), eppure una buona parte dei leader del continente nero ha salutato con favore il ritorno di Donald Trump alla presidenza dell’America.
Misteri della realpolitik? Neanche tanto. La possibilità di ricevere aiuti e di incrementare i commerci con Washington è sempre un’ottima motivazione. Congratulazioni sono arrivate da Umaro Sissoco Embaló (Guinea Bissau), Alassane Ouattara (Costa d’Avorio), Mahamat Déby (Ciad), Bassirou Diomaye Faye (Senegal), Bola Tinubu (Nigeria), Emmerson Mnangagwa (Zimbabwe), Abiy Ahmed Ali (Etiopia), William Ruto (Kenya), Abdel Fattuh al-Sissi (Egitto), Félix Tshisekedi (Repubblica Democratica del Congo).
President-elect @realDonaldTrump, I warmly congratulate you on behalf of the Government and people of Rwanda for your historic and decisive election as the 47th President of the United States. Your clear message has been that the United States should be a partner of choice that… pic.twitter.com/SoTyxr1UU5
— Paul Kagame (@PaulKagame) November 6, 2024
Più «tirate» quelle di Paul Kagame (Ruanda), che ha implicitamente fatto capire che non accetterà interferenze sulle questioni interne. Gli Stati Uniti, infatti, sostengono le accuse di «violazione della sovranità e integrità territoriale» intentate dalla Repubblica democratica del Congo nei confronti del Ruanda.
Cyril Ramaphosa (Sudafrica) si è detto impaziente di lavorare con gli Usa in occasione della propria presidenza del G20 prevista per il 2025. Tuttavia il Sudafrica è anche il Paese che ha denunciato «per genocidio» Israele alla Corte Internazionale di Giustizia, e Trump è alleato della frangia più oltranzista della classe politica israeliana.
I had an opportunity this afternoon to personally extend South Africa's well wishes and congratulations to President-Elect @realDonaldTrump on his election as the 47th President of the United States of America.
— Cyril Ramaphosa 🇿🇦 (@CyrilRamaphosa) November 8, 2024
During our telephone call, we both agreed on the need to strengthen… pic.twitter.com/i4Akoa2KFF
Il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud è stretto tra due fuochi. Da una parte la gratitudine per la cancellazione da parte degli Stati Uniti di debiti per un valore di oltre un miliardo. Dall’altra, il disappunto per le due misure prese da Trump nel suo primo mandato: il «travel ban» con il quale i somali vennero inclusi tra i cittadini africani a cui era vietano soggiornare per lungo tempo negli Usa; il ritiro, nel dicembre 2020, dalla Somalia di tutte le forze antiterrorismo americane, lasciando campo libero ai miliziani di al-Shabaab. Permangono a Gibuti circa 5.000 soldati americani. Controllano la rotta marittima nel Mar Rosso, con soddisfazione del presidente gibutiano Ismaïl Omar Guelleh che a Trump ha augurato di avere «pieno successo».
I congratulate you President-elect of the United States of America H.E @realDonaldTrump on your historic election victory.
— Hassan Sheikh Mohamud (@HassanSMohamud) November 6, 2024
I look forward to continuing our two nations’ strong collaboration and partnership to advance peace, security, and common prosperity for our two nations.
Più o meno con gli stessi toni il re del Marocco, Mohammed VI, al quale, durante il precedente mandato Trump, gli Stati Uniti avevano riconosciuto «piena e completa sovranità sull’intero Sahara». Questi, dunque, i convenevoli. Ma come si muoverà Trump in Africa? Difficile da dire. Il tycoon è assai imprevedibile.
La «Prosper Africa», eredità del primo mandato, volta a rafforzare il partenariato strategico ed economico tra Stati Uniti e Africa, non ha sortito granché. Ma non potendo certo disdegnare le enormi ricchezze del sottosuolo africano, dovrà vedersela con Cina e Russia. La prima è penetrata ormai in maniera pervasiva nel continente, la Russia, anche se più tardiva, è oggi molto più presente rispetto agli anni 2017-2021.
Chiamata dai presidenti africani dell’area del Sahel per contrastare la minaccia jihadista, ha via via sostituito le forze militari americane. Le tensioni con Cina e Russia potrebbero avere conseguenze anche nei rapporti con il Sudafrica, che con esse forma i Brics, il gruppo di economie mondiali emergenti nato agli inizi del 2000. Anche tra la popolazione africana, Trump gode di un certo seguito, perché non viene considerato appartenente alla classe politica che ha sempre sfruttato l’Africa. Dalla parte di Trump anche la Chiesa Evangelica, che ha molta influenza sulla popolazione.
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