Governo Starmer, i conti non tornano

Primi mesi complicati per il nuovo premier laburista che deve risolvere gli errori finanziari e di bilancio dei conservatori e rapportarsi con l’Unione Europea
Keith Starmer è il primo ministro inglese - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Keith Starmer è il primo ministro inglese - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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Le prime settimane di governo sono state complicate per il nuovo premier britannico, il laburista Keir Starmer, che si è dapprima dovuto misurare con le violente proteste della ultra-destra inglese contro gli emigranti provenienti da Asia e Africa, ma con l’obiettivo di contestare anche il nuovo esecutivo appena insediato. Ora si sta trovando a fare i conti con le grandi difficoltà legate al bilancio statale.

Starmer si è molto lamentato per gli errori finanziari e di bilancio commessi dai conservatori, che hanno governato il paese negli ultimi 14 anni. Per colmare il buco nel bilancio annuale, previsto di 22 miliardi di sterline, la ministra britannica delle finanze, Rachel Reeves, ha ammesso che il partito laburista dovrà probabilmente aumentare le tasse, con modifiche annunciate nel bilancio autunnale di ottobre. Paiono probabili una tassa sulle plusvalenze finanziarie (capital gain tax); un intervento sulle pensioni; uno sulle tasse di successione; una diminuzione delle agevolazioni sulla tassazione delle aziende; e forse una imposta patrimoniale, che introdurrebbe un intervento molto diverso dall’attuale approccio fiscale del Regno Unito.

Si tratterebbe di provvedimenti che smentirebbero quanto promesso durante la campagna elettorale, ma che paiono necessari per risolvere problemi di budget che, se non affrontati, sul lungo periodo danneggerebbero la salute dell’economia nazionale.

Infine, Starmer si è impegnato, proprio in questi giorni, in un breve tour europeo a Berlino e a Parigi, allo scopo di cambiare sia il tono del dialogo con i leader europei, sia la sostanza, cercando nuovi accordi con i principali paesi europei per favorire la crescita economica del Regno Unito.

I rapporti con l’Ue

Il leader laburista è ostacolato nelle sue ambizioni da linee rosse autoimposte sull’Europa: durante la campagna elettorale il partito laburista ha esplicitamente escluso di rientrare nel Mercato unico e nella Ue, pur volendo abbattere alcune barriere al commercio con il continente. Le politiche proposte, però, altro non sarebbero che compromessi, utili a soddisfare i bisogni di alcuni settori di nicchia dell’economia nazionale, ma che non farebbero superare i problemi causati dalla Brexit, ancora oggi irrisolti. In verità, la speranza dei laburisti sarebbe di poter approfondire la relazione economica senza unirsi alle strutture dell’Ue, attraverso accordi «su misura», che risvegliano i fantasmi che hanno infestato i negoziati sulla Brexit stessa.

Già in precedenza gli europei hanno chiarito di non voler concedere al Regno Unito la possibilità di trarre benefici dal commercio con il mercato unico senza accettare le sue regole comuni. Tanto più che a Bruxelles molti temono che una simile soluzione possa spingere altri paesi a seguire la via britannica, facendo a pezzi l’Ue.

Tra critiche e impasse

Dal canto loro, i conservatori non hanno mancato di criticare le scelte di Starmer, pur essendo ancora sotto choc dopo la sconfitta elettorale. In particolare, hanno notato che il tentativo di ottenere degli accordi economici con la Germania, che, in recessione, sta vivendo un momento molto delicato dal punto di vista economico, potrebbe rovinare le prospettive economiche del Regno Unito, che appaiono ora più rosee rispetto a qualche anno fa.

Non pare, in ogni caso, che il nuovo governo laburista abbia fino in fondo chiaro quale sia la sua reale strategia per far superare al Regno Unito l’impasse nella quale si è venuto a trovare.

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