Informazione: tv per adulti e social media per giovani

Giovani e giovanissimi sui social media, adulti e «maturi» presidiano la televisione. Il consumo di news e informazione nell’Italia del 2025 è anche e soprattutto un fattore generazionale, che si esprime attraverso mezzi, contenuti e pratiche differenti e da cui discendono traiettorie che seguono regole specifiche, ma con alcuni aspetti in comune: per esempio, la veridicità della notizia, il principio di fiducia della fonte e la prossimità territoriale di un fatto rimangono valori trasversali e universali.
Nei giorni scorsi, all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta dal CeRTA – Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dal tema «Il consumo di news nell’età delle piattaforme e il ruolo del servizio pubblico». L’analisi ha visto un confronto tra le tv pubbliche di diversi paesi europei, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo delle rispettive piattaforme streaming (RaiPlay e gli omologhi nazionali di Gran Bretagna, Spagna, Germania, Francia, ma anche di realtà più piccole e frammentate come Belgio, Svizzera, Polonia o i paesi scandinavi), cui si è aggiunta un’indagine quantitativa su duemila casi e dodici focus group per evidenziare motivazioni, approcci e percezioni dell’informazione televisiva e digitale nel contesto contemporaneo.
Ciò che emerge è un quadro profondamente articolato a livello generazionale, con la cosiddetta Gen Z (i ragazzi tra i 16 e i 24 anni) che predilige i social, ma che – contrariamente alle aspettative e agli immaginari – è anche particolarmente passiva e «subisce» l’informazione, che si manifesta scrollando pagine e profili dei principali servizi, da Instagram a YouTube fino a TikTok. Dalla generazione dei cosiddetti «Millennials» (i 24-45enni) in poi, la televisione gioca invece un ruolo via via più centrale e determinante; si tratta di generazioni, così come quelle successive dei 45-60enni e dei cosiddetti «Boomers» (gli over 60), che sono cresciute con il mito e la quotidianità della tv come focolare domestico e che hanno trovato per anni nei rintocchi del piccolo schermo un rituale capace di scandire abitudini e appuntamenti.
Il telegiornale è per tutti loro, seppur con sfumature diverse, il cuore dell’informazione, lo spazio dentro cui poter trovare la sintesi di ciò che conta davvero conoscere, il contenuto cui per eccellenza si conferisce fiducia nel racconto del mondo. Ma non bisogna pensare televisione e internet come compartimenti stagni: nell’età della convergenza i due mondi si toccano, si contaminano continuamente, si scambiano volti e linguaggi disegnando uno scenario complesso, ma affascinante.
Cambiano i modi e i media, ma non muore il bisogno di essere informati, la richiesta di attendibilità che guida i comportamenti degli utenti, con il 93% degli intervistati che dichiara di essere sensibile al fact checking, alla necessità di verificare attraverso più fonti la veridicità di una notizia letta online. Il 70% degli intervistati, inoltre, specifica un particolare interesse per le notizie locali, per un «mondo vicino» che affronta i problemi della quotidianità e le problematiche territoriali.
Valori di fondo che sembrano rispondere alle caratteristiche del servizio pubblico in uno scenario profondamente mutato rispetto al passato, come evidenziato da un’altra ricerca internazionale condotta dall’Università Cattolica (PSM-AP, Public Service Media in the Age of Platforms). Nell’epoca delle fake news e del bombardamento delle informazioni, il servizio pubblico – quel concetto antico che ha caratterizzato l’Europa della televisione – può ancora essere uno spazio attivo di cittadinanza e democrazia. A patto di non perdere il treno dell’innovazione, della qualità e della verità.
* Docente di teoria e tecnica dei media, Università Cattolica del Sacro Cuore
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