Guerra in Ucraina, serve una proposta di pace sostenibile

L’Europa è vicina a Zelensky, dal vertice di Kiev ci aspettiamo dunque l’indicazione di condizioni ragionevoli per l’avvio di una trattativa
Visitatori al memoriale dei caduti ucraini a Kiev - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Visitatori al memoriale dei caduti ucraini a Kiev - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Ricorre l’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina. La guerra avrebbe dovuto durare tre giorni o poco più. Dopo tre anni, droni e missili continuano a colpirne il territorio. Donald Trump ha annunciato la «sua» iniziativa di pace. Intende negoziare direttamente con Putin. Fuori il principale interessato, Volodymyr Zelensky, fuori l’Europa. Scompiglio tra i leader dell’Ue. Prima alcuni poi altri sono accorsi all’Eliseo, su chiamata di Emmanuel Macron, ma senza risultati. Nel giorno dell’anniversario dell’invasione, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa saranno a Kiev.

Sapremo a breve cosa gli avranno detto. Sappiamo, tuttavia qualcosa di quanto Zelensky chiederà loro. Lo ha detto in questi giorni: l’esercito europeo. Si è azzardato su un terreno dove nessun leader dei nostri ha ancora osato mettere piede. Anzi, recentemente, Kaja Kallas, Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, ne ha esclusa la necessità, avanzando un coordinamento tra i sistemi nazionali di difesa. Malauguratamente per l’Europa, un tema posto sin dagli inizi della sua costruzione, è stato prima bocciato e poi messo nel dimenticatoio.

Nessuno tra quegli statisti oggi ricordati come grandi visionari delle sorti del nostro continente, ha avuto il coraggio di farsene promotore. La cortina di ferro, pur sgradevole, ci separava da una potenza ostile; in più, disponevamo del riparo della Nato. Se non abbiamo gli strumenti per difenderci, non è per via dei leader di oggi, ma di quelli, troppo accomodanti e accomodati del passato. Onusti di questa pesante eredità, cosa possiamo ora fare? Condizione di base: l’Europa deve agire come un singolo Stato.

Ovvio, tuttavia nessun leader si è scomodato a ricordarlo, ci ha pensato il solito Mario Draghi di fronte al Parlamento europeo. Alla sua autorevolezza, tuttavia, non corrisponde alcun peso istituzionale. In momenti tanto delicati, le istituzioni europee sono state latenti. Non a Parigi, e in ordine sparso, dovevano riunirsi i leader, ma a Bruxelles, chiamati d’urgenza dal presidente del Consiglio europeo. Da lì avrebbe dovuto prendere le mosse non la risposta a Trump, ma la proposta per una pace, accettabile dal popolo ucraino, accompagnata da concrete azioni (proposte di) per la sua sostenibilità.

L’Europa è vicina a Zelensky, ci aspettiamo, dunque, dall’imminente vertice di Kiev, l’indicazione di condizioni ragionevoli per l’avvio di una trattativa. Non siamo di fronte a una guerra con uno sconfitto, mentre il vincitore impone le condizioni. Piuttosto, deve terminarne una, dove chi pensava di sbaragliare si trova in difficoltà, mentre l’aggredito resiste sì, ma neppure può vincere. Se ne esce solo se ciascuna parte ha i suoi scalpi da brandire, a mo’ di vittoria. Per l’Ucraina sarà, comunque una pace dura, perché il ristabilirsi della sua integrità territoriale ante 2022 non è pensabile.

Ma, per quanto dolorosa, dovrà trattarsi di una pace sostenibile, non un accordo intermezzo tra una guerra e l’altra. La sicurezza dell’Ucraina dovrà esserne l’elemento centrale, scalpo maggiore di Kiev. Saranno gli europei disposti a inviare forze militari di interposizione in funzione di peace keeping? Inevitabilmente alcuni suoi membri dovranno impegnarsi in tal senso, per avere peso nelle trattative. L’Ue si esponga, metta sul tavolo questa sua volontà. Sappia parlare ai suoi cittadini, renderli consapevoli di quanto tale azione sia funzionale alla loro sicurezza. Nel contempo, avvii, attraverso le cooperazioni rafforzate o iniziative intergovernative, i primi nuclei di un esercito europeo, così come metta allo studio l’uso di parte dei fondi Next Generation E per investimenti comuni nella difesa.

Unita potrà avere un ruolo da protagonista, altrimenti neppure le sarà trovato un posto a tavola. Mandi, nel terzo e teso anniversario, un segnale forte. Determinato!

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