Simone Bellezza: «Ecco come l’Ucraina è cambiata con la guerra»

Nel terzo anniversario dell’invasione russa esce per Scholé un volume che racconta il Paese, curato da Bellezza con Oleksiy Bondarenko, Marco Puleri e Matteo Zola: l’intervista
Mariupol tre anni dopo l'invasione russa
Mariupol tre anni dopo l'invasione russa
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Sono passati tre anni dall’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. In questo lasso di tempo sono stati pubblicati moltissimi volumi sul conflitto, molti dei quali focalizzati sull’istante, sugli eventi in corso (di fatto un mix tra il resoconto e la ricostruzione giornalistica). Diversa invece l’operazione editoriale di Scholé che propone il volume «La Guerra d’indipendenza ucraina. Come il conflitto ha cambiato il Paese (2014-2024)» curato da Simone Bellezza, Oleksiy Bondarenko, Marco Puleri e Matteo Zola (256 pp, 20 euro).

Si tratta di una collettanea di saggi che trattano del conflitto armato, delle dinamiche interne alla società ucraina nel corso di questo decennio e dei conflitti esterni ma legati agli attori in campo. È Simone Bellezza, che insegna Storia contemporanea all’Università del Piemonte Orientale, a parlare del valore di questo nuovo volume. Tre anni fa allo scoppio della guerra su vasta scala in Ucraina aveva appena pubblicato sempre per Scholé il fortunato lavoro «Il destino dell’Ucraina. Il futuro dell’Europa» tuttora utilissimo per capire il conflitto (2022, 208 pp, 16 euro).

Quali sono le caratteristiche di questo nuovo lavoro, che è una collettanea di cui lei è uno dei curatori?

L’idea centrale del volume è descrivere come la società ucraina sia cambiata a causa del conflitto. Da circa dieci anni in Ucraina si combatte una guerra, iniziata con l’invasione della Crimea nel 2014. Sebbene inizialmente non fosse definita tale, già allora la società e l’economia hanno iniziato a orientarsi verso un’economia di guerra. Abbiamo voluto analizzare cosa abbiano significato questi dieci anni di conflitto per il Paese. L’Ucraina è cambiata profondamente: le élite al potere sono mutate, il ruolo degli oligarchi si è trasformato, la questione dei diritti e della democrazia ha subito sviluppi significativi, e vi sono stati enormi movimenti migratori sia interni che esterni. Il libro racconta questi cambiamenti.

Il libro edito da Scholé Morcelliana
Il libro edito da Scholé Morcelliana

Quali sono, secondo lei, i quattro o cinque elementi che segnano maggiormente questo cambiamento?

Sicuramente il primato della politica. In passato si diceva che il vero problema dell’Ucraina fossero gli oligarchi, ma oggi Zelensky è riuscito a introdurre una legislazione anti-oligarchi e a consolidare il potere politico. Prima la politica era uno sfondo per giochi di potere esterni, mentre oggi è il centro delle decisioni. Un altro elemento fondamentale è stata la scelta politica di schierarsi con l’Occidente democratico. Ad esempio, l’Ucraina ha approvato il protocollo di Istanbul sui diritti di genere in tempo di guerra, segnalando esplicitamente la volontà di aderire a un sistema di valori occidentale. Un altro grande cambiamento riguarda la lingua e l’identità nazionale. L’Ucraina è diventata molto più ucrainofona, sia per la perdita delle regioni russofone conquistate dalla Russia, sia per la scelta consapevole di molti ucraini di abbandonare la lingua russa come segno di resistenza all’invasione. Questo ha portato a una profonda ucrainizzazione della vita quotidiana.

La scorsa settimana si sono svolti un summit a Parigi e al contempo delegati americani e russi si sono visti a Riyad. Come sta vivendo l’Ucraina questa fase così delicata?

C’è un grande scoramento in Ucraina. Fin dall’inizio della guerra, gli ucraini hanno temuto che le grandi potenze potessero trovare un accordo sulle loro spalle, senza tener conto della loro volontà. Dopo tre anni di conflitto violento, il Paese è esausto e desidera almeno una tregua. Tuttavia, c’è anche determinazione: gli ucraini non sono disposti ad accettare qualsiasi accordo. Al momento non si sa ancora quale sia il piano americano, e l’attesa è tesa. Se si tratterà di un vero piano di pace o di una proposta di resa farà una grande differenza nella reazione degli ucraini.

In questi tre anni, l’opinione pubblica europea ha mostrato segnali di stanchezza rispetto alla guerra. Come ha percepito Kyiv questo atteggiamento, soprattutto in Italia, dove ci sono posizioni filo-russe?

Kyiv ha sempre seguito con grande attenzione l’evoluzione del sostegno occidentale, cercando di mantenere alta l’attenzione sulla propria causa. Tuttavia, ha concentrato i propri sforzi su alcuni Paesi chiave, come il Regno Unito e la Germania, che hanno dato un supporto consistente in termini economici e militari. Ha rafforzato inoltre i rapporti con i Paesi baltici e la Polonia, che condividono una comune percezione della minaccia russa. L’Italia è stata meno centrale nella strategia diplomatica ucraina, anche a causa della percezione di una certa vicinanza italiana alla Russia. La diaspora ucraina ha cercato di contrastare la propaganda filo-russa, ma con risultati limitati.

Mariupol, la città martire, è ora sotto il controllo di Mosca
Mariupol, la città martire, è ora sotto il controllo di Mosca

La Polonia, più che un piccolo Stato, è una potenza regionale e un forte alleato dell’Ucraina. Che ruolo ha avuto?

I rapporti tra Polonia e Ucraina sono cambiati profondamente dagli anni ’90, con una rielaborazione della memoria storica che ha avvicinato i due Paesi. La Polonia ha fornito un supporto significativo, ma non sono mancate tensioni, ad esempio sul transito del grano ucraino. Tuttavia, la cooperazione tra i due Paesi resta solida e rappresenta un elemento chiave della strategia ucraina in Europa.

Rispetto al suo libro del 2022 sul destino dell’Ucraina, come si pone questo nuovo lavoro?

Da un lato, è una continuazione: la storia ha accelerato dal 2022, e il libro aggiorna l’analisi sugli eventi recenti, mantenendo una prospettiva centrata sugli ucraini. Dall’altro, è un lavoro collettivo, che include contributi di economisti, sociologi e antropologi. Tra i saggi più significativi, ce n’è uno sulla violenza sessuale durante la guerra e un altro sugli oligarchi, scritto da Olecsiy Bondarenko, ricercatore ucraino-italiano.

Lei cura per Morcelliana una collana dedicata all’Europa orientale. Qual è l’obiettivo di questo progetto?

L’idea è colmare una lacuna nella conoscenza della storia post-1989 dell’Est Europa, un periodo cruciale per la sua integrazione nell’Unione Europea. Studiare questa fase è essenziale per comprendere i cambiamenti in corso e anticipare le dinamiche future. Riteniamo che il periodo tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI sia una «seconda età cerniera», un momento di transizione verso una nuova epoca, e la collana mira a esplorare queste trasformazioni.

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