Frassati e Acutis, una santità giovane per tempi smarriti

I due giovani saranno proclamati santi domenica 7 settembre, all’indomani del Giubileo dei Giovani
Carlo Acutis morì a 15 anni per leucemia fulminante - Foto Ansa
Carlo Acutis morì a 15 anni per leucemia fulminante - Foto Ansa
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Giubileo dei giovani…Oh, beata gioventù! Quanto volte sentiamo risuonare nei nostri ambienti questa espressione, sospesa fra bellezza letteraria, realismo esistenziale e luoghi comuni? A volte risuona con distaccata nostalgia da chi, ormai avanzato negli anni, costata la novità e la diversità delle consuetudini giovanili. Altre volte risuona come ironica e scocciata sottolineatura di qualche intemperanza da parte dei giovani.

Ma l’espressione si carica di un altro significato, grande e sublime, se pensiamo a quei due giovani che domenica 7 settembre saranno proclamati santi: Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis. Un modello di vita per tutti. Ed è significativo che i rispettivi riti di canonizzazione previsti in date diverse del Giubileo in corso, siano scivolati in altra data, a causa della scomparsa di papa Francesco, e ancor più significativo è che papa Leone XIV abbia optato per proclamare santi congiuntamente il giovane torinese dell’inizio del secolo e il preadolescente milanese, anche se nato a Londra alla fine del secolo, attivo agli inizi del duemila.

Infatti Pier Giorgio Frassati nacque a Torino nel 1901, figlio del laicissimo direttore de La Stampa; morì a 24 anni nel 1925 per una meningite virale. Studente di Ingegneria Meccanica, è esempio di una giovinezza vissuta intensamente, con forti legami con l’Azione Cattolica, la Fuci e la San Vincenzo, sempre con lo sguardo, come diceva, «verso l’Alto».

Pier Giorgio Frassati - © www.giornaledibrescia.it
Pier Giorgio Frassati - © www.giornaledibrescia.it

Carlo Acutis è del 1991 ed è morto a soli 15 anni nel 2006 per una emorragia cerebrale. Pur colpito dalla leucemia Carlo è stato uno studente modello, che amava le nuove tecnologie, usava il computer ed era un assertore che la fede non deve essere estranea alla Rete e la Rete non deve essere refrattaria della fede. Di sé stesso diceva che voleva «essere sempre unito a Gesù».

Entrambi i due giovani amavano la montagna, lo sport, le amicizie, le piccole e grandi gioie della vita. Già conosciuti e apprezzati per pubblicazioni loro dedicate e per la beatificazione, ora insieme giungono agli onori dell’altare diventando santi. La loro canonizzazione è eloquente per una lunga serie di ragioni. Ci limitiamo a menzionarne due.

La prima. I due giovani santi incarnano il meglio del XX secolo, dall’inizio alla fine, con l’entratura nel secolo XXI. Il primo ha interpretato il senso dell’impegno per il futuro dopo la tragedia della prima Guerra Mondiale. Pur nella goliardia tipica dell’età che lo portò a fondare la compagnia dei Tipi Loschi, Frassati ha preso sul serio quanto poteva fare in futuro. Significativo il fatto che avrebbe raggiunto, come ingegnere, la specializzazione in mineraria per poter contribuire con più umanità alla soluzione dei problemi, allora vivissimi, dei lavoratori delle Miniere. Il secondo, è un esempio di impegno originale a scuola, in oratorio, con gli amici. Amante di Assisi, città di San Francesco, Carlo è un riferimento per i preadolescenti informatizzati del nostro tempo.

Nella vita dei due giovani santi troviamo la nostra storia, quella che dall’Italia del Liberty è arrivata al Duemila, ancora tanto incerto e drammatico, della Intelligenza Artificiale. Ed è a questo punto che si inserisce la seconda riflessione: proprio perché il nostro tempo sembra quello di una bussola impazzita che non tiene fermo l’ago verso una direzione da prendere, Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis ci indicano, nel tempo che passa e muta, l’ago immutabile a cui guardare. L’ago fermo, quello che non tradisce, non illude e rende più liberi, più umani, più buoni: la parola di Cristo. Perché non continuare a credere che anche nella gioventù del nostro tempo esiste un patrimonio di bene da far emergere? La canonizzazione dei due giovani può cambiare il nostro sguardo su questa… beata gioventù!

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