L’Europa senza scudo Usa e il costo di una nuova guerra

Economia di guerra: la rivoluzione del sentire sociale. Non è vero che abbiamo alle spalle un’Europa sempre pacificata dopo i drammi del conflitto mondiale, è che gli schieramenti contrapposti erano stabilizzati e noi eravamo protetti dallo scudo sicuro degli Stati Uniti, che ci consentiva di focalizzare energie e risorse sulla crescita del benessere diffuso da un’alleanza vincente. Non è più così: siamo chiamati a provvedere direttamente ai costi di un equilibrio mondiale che ci considera come privilegiati di uno sviluppo realizzato sulle spalle altrui.
Già con Obama si era avviata una fase di revisione di prospettiva che ci interpellava, ora Trump ribalta il tavolo e guarda alla Russia come ad un interlocutore privilegiato. Strategia che gli consente di liberarsi le mani per concentrarsi sul colosso Cina. Chiede che l’Europa ne prenda atto, attaccando violentemente come incapace la classe politica che la governa dai singoli regimi nazionali.
Porre fine alla guerra di invasione russa dell’Ucraina non significa lavorare ad una pace giusta per quel popolo, ma assecondare lo spirito di potenza di Putin e lasciare l’Europa alle prese col proprio declassamento conclamato e perseguito. Meglio ancora se l’Europa si frantuma e divide le sue politiche territoriali nazionali, che possono così essere meglio utilizzate per sparigliare le carte di un potenziale unico concorrente.
Per storia e mercato economico capace di sedere al tavolo delle grandi potenze. Noi fatichiamo a prendere atto che non si tratta più di decidere se e come aiutare l’Ucraina, ma di rispondere direttamente al nuovo scenario. Non ha l’aspetto di una parentesi temporanea, piuttosto di una condizione di lungo periodo.
Si tratta di decidere quanto siamo disposti a finalizzare ai bilanci di una logica di potenza autonoma, rivedendo i contenuti del patto di stabilità sociale. La prima cosa che salta alla mente sono la sanità e il lavoro, anche in ragione delle sfide dell’intelligenza artificiale.
Si tratta di rivedere le quote dei bilanci nazionali e conseguentemente di quelli famigliari. Dove l’allarme si fa acuto e quando si inizia a prospettare la necessità di organizzare un esercito europeo che attinga alle singole quote di disponibilità. Si è cominciato a parlare di reclutare una nuova leva volontaria, per un più di esercito professionale.
Si sono subito levate le antenne: prima affidata a scelte individuali, poi stabilita come obbligatoria per tutti i compresi tra una data età? Le famiglie sono indisponibili ad una tale evenienza. Traumatico il passaggio da una temperie di pace, vissuta come assenza di guerra che ci coinvolge direttamente, ad una che conta le vittime sul campo.
L’Italia ha una carta in più da giocare: papa Leone XIV. Il Vaticano è territorialmente da noi e gioca una partita riconosciuta e stimata sullo scacchiere mondiale. Invoca e prega per la pace, al contempo muove la sua diplomazia, forgiata da secoli di storia, per trovare terreni di dialogo che allontanino l’inevitabilità della guerra guerreggiata, a pezzi che compongono un contesto universale di morte. Perché la sua voce abbia un seguito occorre che noi non si sia passivi.
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