Opinioni

Brescia e l’export: tra resilienza, innovazione e nuove rotte

Roberto Saccone - Presidente Camera di Commercio di Brescia
Le esportazioni bresciane restano fortemente concentrate su tre mercati: Germania (17,3%), Francia (10,3%) e Stati Uniti (7,8%)
L'export in cerca di nuove vie - © www.giornaledibrescia.it
L'export in cerca di nuove vie - © www.giornaledibrescia.it
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L’economia bresciana ha da sempre trovato nell’export una leva strategica. La qualità delle produzioni, unite a una forte diversificazione settoriale, ha permesso alle imprese locali di affermarsi sui principali mercati internazionali. Meccanica, automotive, macchine utensili e metallurgia rappresentano il cuore pulsante dell’export, ma negli ultimi anni anche l’agroalimentare ha registrato una crescita significativa, segno di una capacità di adattamento che merita attenzione.

Tuttavia, il quadro globale si è fatto più incerto. Le esportazioni bresciane restano fortemente concentrate su tre mercati: Germania (17,3%), Francia (10,3%) e Stati Uniti (7,8%). Una dipendenza che, in tempi di instabilità geopolitica ed economica, espone le imprese a rischi sistemici. I dazi americani, la crisi industriale tedesca e le tensioni internazionali stanno modificando gli equilibri del commercio mondiale, imponendo un ripensamento delle strategie di internazionalizzazione.

Le PMI bresciane, che storicamente hanno fatto dell’export un pilastro del proprio modello di sviluppo, si trovano oggi davanti a una sfida complessa: mantenere la competitività rivedendo approcci produttivi e commerciali. Le realtà più strutturate hanno già avviato processi di revisione strategica, dimostrando una maturità imprenditoriale che va riconosciuta.

Una delle risposte più urgenti è la diversificazione geografica. Puntare su nuovi mercati non è solo una scelta tattica, ma una necessità. Le economie emergenti dell’Asia meridionale, del Sud-Est asiatico e dell’Africa subsahariana offrono spazi di crescita, ma richiedono un cambio di paradigma: non basta esportare, bisogna conoscere, interpretare e adattarsi.

Questo vale soprattutto per i prodotti rivolti direttamente al consumatore. Se un prodotto industriale può infatti non riscontare sostanziali difficoltà e trovare sbocchi di mercato in ogni area geografica del mondo, indipendentemente dalle caratteristiche storico/culturali dei diversi Paesi, un prodotto agroalimentare o di design, o comunque destinato al consumo diretto, deve dialogare con culture, gusti e abitudini diverse. Serve quindi una capacità di lettura dei mercati finalizzata ad aggiornare i cataloghi, ma anche investimenti mirati per riconvertire, quando necessario, le produzioni.

Si tratta, in ultima analisi, di sviluppare la capacità di trovare nuove destinazioni del nostro export, analizzando quella che può rappresentare la combinazione tra prodotto e mercato cui è destinato.

In questo contesto, il Made in Italy resta un asset strategico. La reputazione internazionale del nostro saper fare è un vantaggio competitivo, ma va sostenuta con investimenti in qualità, innovazione e creatività.

La difficile situazione che l'impresa sta vivendo è particolarmente critica per le piccole imprese che hanno l'occasione, lo stimolo per impostare una revisione strategica che facendo leva sui fattori citati, punti allo sviluppo e alla crescita dimensionale.

Questo obiettivo è conseguibile probabilmente in modo più agevole e meno oneroso cercando nuovi sbocchi piuttosto che aumentare le quote di mercato, operazione normalmente molto impegnativa e costosa.

Due aspetti vanno, in ogni caso, tenuti in assoluta considerazione quali pre-condizioni per la conquista di nuovi mercati esteri: da un lato l'utilizzo delle tecnologie digitali, straordinari strumenti di efficientamento che, supportando tutte le fasi di organizzazione e di produzione, rendono più competitive le aziende, dall'altro il convinto ricorso a investimenti in pratiche ESG.

Non si tratta più solo di aprire un canale e-commerce o presidiare un marketplace internazionale. Oggi, la vera frontiera è l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi aziendali. Dalla gestione della supply chain all’analisi predittiva dei mercati, dalla personalizzazione dell’offerta alla manutenzione intelligente degli impianti, l’AI rappresenta una leva concreta per aumentare efficienza, ridurre costi e migliorare la capacità di risposta alle esigenze dei clienti globali.

Le imprese che sapranno investire in tecnologie abilitanti - AI, IoT, automazione avanzata, data analytics - saranno quelle in grado di competere su scala internazionale. La digitalizzazione non è più un’opzione, ma una condizione necessaria per restare nel gioco.

Un ulteriore elemento chiave è la sostenibilità. I consumatori, in ogni parte del mondo, sono sempre più attenti all’impatto ambientale dei prodotti. Le imprese che investono in processi green, tracciabilità delle filiere e packaging sostenibili non solo rispondono a obblighi normativi, ma si distinguono sul mercato. I dati lo confermano: chi ha intrapreso percorsi di sostenibilità registra performance migliori all’estero.

La Camera di Commercio di Brescia, attraverso Pro Brixia, si propone come partner strategico per accompagnare le PMI nei processi di internazionalizzazione. Servizi qualificati, bandi camerali dedicati e partecipazione a fiere internazionali sono strumenti fondamentali per rafforzare la visibilità delle imprese e creare nuove relazioni commerciali.

In sintesi, l’export bresciano non è in crisi, ma in trasformazione. Le imprese che sapranno leggere il cambiamento, investire con visione e aprirsi a nuovi mercati - con il supporto della tecnologia e dell’innovazione - saranno protagoniste della prossima stagione economica. Perché, come disse Charles Darwin, «non è la specie più forte a sopravvivere, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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