Export, Brescia regge l’urto della crisi: nei primi sei mesi -0,4%

Un calo dell’export che ha il sapore della resilienza; della capacità delle nostre imprese di riuscire a presidiare i mercati nonostante le difficoltà dei principali mercati di riferimento, Germania e Francia; nonostante un contesto internazionale segnato da guerre, crisi geopolitiche, incertezza; nonostante la zavorra del costo dell’energia. Nel secondo trimestre il valore delle esportazioni bresciane ha raggiunto i 5,3 miliardi. Dato in crescita rispetto ai primi tre mesi dell’anno, in lieve calo (-0,6%) nel confronto con l’analogo periodo 2024. E soprattutto in controtendenza rispetto alla Lombardia (+4,5%) e all’Italia (+1,1%).
Ricordiamo che la rilevazione Istat è precedente ai dazi di Trump, le cui conseguenze si vedranno nei prossimi trimestri.
Il semestre
Nei sei mesi del 2025 - come riportano i dati Istat elaborati dai centri studi di Confindustria Brescia e di Confapi Brescia - l’export si attesta a 10,4 miliardi, -0,4% sul 2024. Ed anche da questa prospettiva, siamo in controtendenza rispetto alla regione (+2,8%) e al nazionale (+2,1%). Aumentano invece le importazioni: tra aprile-giugno sono state pari a 3,3 miliardi (+3,2% tendenziale), mentre nell’intero semestre hanno raggiunto la cifra di 6,4 mld (+4,8% sul 2024). Il saldo commerciale generato ammonta quindi 3,9 miliardi, valore più basso dal 2020.
«Le dinamiche registrate in questi mesi rispecchiano le difficoltà del momento attuale - commenta Maria Chiara Franceschetti, vice presidente di Confindustria Brescia con delega all’internazionalizzazione -. Alla profonda incertezza e alle preoccupanti evoluzioni delle dinamiche geo politiche si aggiunge il forte apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro (+7,7% tendenziale nel trimestre) che rende meno competitive le nostre merci sui mercati extra comunitari». Secondo la vicepresidente si rende sempre più urgente «ripensare i modelli economici e commerciali finora considerati stabili».
Sulla stessa linea il presidente di Confapi Brescia, Pierluigi Cordua, secondo il quale «in futuro sarà fondamentale proseguire lungo la direttrice dell’apertura a nuovi mercati, dell’innovazione e della valorizzazione del capitale umano». «Le difficoltà dell’export non sono una sorpresa - dichiara Cordua -. Non si intravede inversione di tendenza in Germania e Francia e la situazione è complessa anche con gli Stati Uniti, terzo nostro partner commerciale».
Per Cordua non vanno comunque trascurati i segnali incoraggianti: «La lieve ripresa della produzione industriale e degli ordinativi testimonia la capacità competitiva delle Pmi bresciane che continuano a presidiare il mercato pur in scenari difficili». I nodi da sciogliere? «Il costo dell’energia più elevato rispetto ai principali competitor. Occorre un quadro di politiche di sostegno alle Pmi, sia in ambito fiscale sia in termini di semplificazione amministrativa».
La radiografia
Con una quota del 17,8%, la Germania resta il primo mercato di destinazione dell’export bresciano, nei primi sei mesi la flessione è -0,7%; la Francia, secondo mercato, pesa per il 10,6% e arretra dell’1,6%. Gli Stati Uniti, che in questi anni avevano fornito il contributo maggiore alla performance dell’export bresciano, nei 6 mesi flettono del 5% anche per l’apprezzamento dell’euro sul dollaro.
Note positive provengono invece dal Regno Unito (+14,6%) e dall’India (+45,3%), mercato sempre più interessante per Brescia. Infine, nei primi sei mesi del 2025 Brescia si attesta al sesto posto della classifica delle province per valore delle vendite all’estero, dietro Milano (29.867 mln), Firenze (15.905), Torino (13.146), Vicenza (11.352) e Bergamo (10.819).
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