Servono 21 giorni per eliminare un’abitudine, finché non si ripresenta

C’è una teoria che dice che servono 21 giorni per formare o cambiare un’abitudine. 21 giorni. Vale la pena di provarci anche in amore? È come aggrapparsi ad un relitto per non affondare. L’amore è un’abitudine?

Giorno 1, «-21 all’alba»: chiuse le chat e bloccati i telefoni. Lo chiamano zero contact: fa ridere mettere del silenzio fra le parole quando hai il cuore che urla. Sono sotto shock. Chi scommetterebbe mai, mentre lo vive, che il suo amore possa finire? Sono stata fuori con le amiche, non pensavo di riuscirci. Sembra che nulla sia stato vero. Se seleziono solo le cose belle che sono accadute lo sembrerà di più?

Giorno 2, «-20 all’alba»: rilettura masochistica delle chat. Com’era quando non c’era la tecnologia? Forse si soffriva di meno: niente segni di spunta blu che mettono ansia, dipendenza dalle telefonate, controllo della presenza online. A chi starà scrivendo? Mi manca. Mi manco io o mi manca lui? Manchiamo noi.

Giorno 3, «-19 all’alba»: mi sono devastata in palestra e ho chiamato tutti gli amici per bere un aperitivo: svago e determinazione. Sì, ce la posso fare. Devo. La notte, il guaio. Dovrò stancarmi ancora di più o bere. Memo: fare un elenco scritto delle cose che ci hanno separati e metterlo ovunque.

Giorno 4, «-18 giorni all’alba»: scrivere o non scrivere? Sembra che la mia mente sia fatta solo di ricordi. Lui è ovunque nel perimetro dei miei pensieri e del mio sguardo. Dimenticherò. È già accaduto. Persino la voce. Ah no, ora ci sono gli audio. «Amati», dicono. Facile. Siamo fatti per essere amati o per amarci da soli? Le strade parlano solo di noi. I miei occhi spenti, ovunque solo silenzio. Troppi anni insieme. Consolarsi con X? Appartenere è una faccenda seria.

Giorno 5, «-17 all’alba»: sono le due, ho sbirciato i social con il profilo di un’amica. Prima dormiva alle otto, ora fa le ore piccole (parolaccia).

Giorno 6, «-16 all’alba»: mi manca tutto, anche i difetti. Com’era la mia vita prima? Tutto è da riscrivere. La mancanza è un dolore fisico dentro la pancia. Sarà così il cesareo? Dovrebbero creare un posto degli abbracci per i dannati delle pene d’amore con volontari volonterosi che si alternano a tenerci, noi derelitti, stretti, in silenzio, come si fa con i neonati nelle incubatrici. Si creerebbero delle dipendenze. Si dovrebbe stare lontani dalle dipendenze: soprattutto da quella per la felicità.

Giorno 7, «-15 all’alba»: mi guardo rantolare. Cosa fare delle chiavi di casa? È tutto insopportabile, devo assentarmi mentalmente. Chiamo l’avvocato e inizio la guerra, almeno ho qualcosa su cui concentrarmi.

Giorno 9, «-13 all’alba»: notte infernale, di sogni, delusioni, dolore, lacrime, rabbia. Mi ha scritto ma non ho risposto. Sentirsi? Ma per dirsi cosa? Di cosa parlano due che si sono amati quando prendono strade diverse? Che mi importa sapere cosa fa e farà senza di me? La tentazione di tenerlo come si tiene un genere di conforto. Potrei assumerne piccole dosi e dirmi: «smetto quando voglio». Sarebbe bello avere solo ricordi felici. Invece alla fine ti cadono in pezzi come vasi di porcellana dalla mensola delle cose preziose. Non sono pronta a vederlo con un’altra.

Giorno 15, «-7 all’alba»: dormo tanto, come se mi stessi detossificando. Non c’è davvero posto più inabitabile di quello dove si è stati felici. Quindi meglio dormire. Sono qui, viva a metà. L’ultimo bacio? Quando è stato? Eric Baret dice che l’amore umano è una forma di mancanza di intelligenza e di mancanza di ascolto: diciamo «ti amo» ma in realtà vogliamo solo qualcosa. «Ti amo, ma se fai questa cosa non ti amo più». «L’amore con condizioni non è amore. Il senso dell’amore mistico è amare senza chiedere nulla». Ad arrivarci…

Giorno 21, « L’alba!»: ci sono riuscita! Sono in salvo! Dai, sto talmente bene che sono pronta ad eliminare le chat! Ma come? Sta scrivendo... Com’è possibile? Tolgo il blocco. 1121 messaggi d’amore per ogni giorno di lontananza rotolano come una frana verso di me. Cosa avrei dovuto dimenticare oggi?