Siamo ineducati alla gestione delle emozioni

L’episodio violento in una scuola di Castellammare di Stabia fa riflettere sull’incapacità di utilizzare al meglio ciò che proviamo
Rabbia - Foto Unsplash
Rabbia - Foto Unsplash
AA

A Castellammare di Stabia (forse meglio ribattezzarla di Rabbia), avrete letto, un commando di circa 30 persone ha aggredito, nei locali della scuola, un’insegnante ed il padre accorso in suo aiuto, mandandoli in ospedale con fratture multiple. Il movente? Sospetti comportamenti abusanti della stessa nei confronti di alcuni alunni. Accuse pesanti, voci, diffuse tramite social ora al vaglio degli inquirenti, prese immediatamente per vere ed attendibili dai giustizieri che non han pensato, neppure per un attimo, di rivolgersi all’autorità giudiziaria e, men che meno, di ascoltare la donna o consentirle di difendersi nei luoghi deputati (per legge si è innocenti fino a prova contraria e si ha il diritto, costituzionalmente garantito, ad essere difesi ed ascoltati).

Gli aggressori si sono invece auto promossi nel doppio ruolo di giudici ed esecutori della pena. Un fenomeno inquietante, frequente, amplificato e velocizzato dai social, che colpisce in modo violento le vite delle persone.

Protagonista? Il pregiudizio. Co-protagonisti? L’ignoranza, i ruoli che si pensa di dover incarnare, l’energia del branco, l’ebrezza dell’essere «dentro» un evento moralizzante. Sommerso? Il mondo delle emozioni, sempre.

Il problema è che, seppur usciti ormai da tempo dal sistema tribale, continuiamo ad essere ineducati alla gestione delle emozioni ed alla violenza che spesso le abita. Manca la propensione all’ascolto dell’altro (anche quando sospettato di colpevolezza). Certo l’ascolto è un’arte e come tutte le arti richiede esercizio e regole precise che la grande Marianella Sclavi ha riassunto in 7 punti chiave.

Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.

Quel che vedi dipende dalla prospettiva in cui ti trovi. Per riuscire a vedere la tua prospettiva, devi cambiare prospettiva.

Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a capire come e perché.

Le emozioni sono strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Funzionano per analogia.

Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali ed irritanti perché incongruenti con le proprie certezze.

Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.

Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica ma quando hai imparato ad ascoltare, l’umorismo viene da sé.

L’ironia è la «gaiezza della riflessione», diceva Anatole France, e sulla vicenda si potrebbe anche ironizzare, pensando alla famosa favola di Andersen della gallina che si toglie una piuma e innesca la rivolta del pollaio… Se non fosse che...

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.