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Zona rossa, l'ira di Fontana: «Uno schiaffo alla Lombardia»

Le proteste del governatore e del sindaco di Milano Sala. Dal senatore Maffoni, sindaco di Orzinuovi, interrogazione a tre ministri
Passanti vicino a Palazzo Lombardia, sede della Giunta regionale - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Passanti vicino a Palazzo Lombardia, sede della Giunta regionale - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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È durissima la reazione del governatore Attilio Fontana alla decisione del Governo di dichiarare la Lombardia «zona rossa», ovvero area ad alto rischio di contagio Covid e dunque sottoposta a restrizioni severe.

«Le richieste formulate dalla Regione Lombardia non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita» ha detto Fontana, che fino all'ultimo ha provato ad evitare il lockdown. «Comunicare ai lombardi e alla Lombardia, all'ora di cena, che la nostra regione è relegata in fascia rossa senza una motivazione valida e credibile non solo è grave, ma inaccettabile» ha aggiunto il governatore.

«A rendere ancor più incomprensibile questa decisione del Governo sono i dati attraverso i quali viene adottata: informazioni vecchie di dieci giorni che non tengono conto dell'attuale situazione epidemiologica». Durante la lunga giornata di attesa della decisione del governo, Fontana aveva ripetuto più volte che le valutazioni dovevano «essere fatte sulla base di dati aggiornati». Gli ultimi dati erano suonati preoccupanti, ma non in crescita esponenziale, con 7.758 nuovi positivi e 96 decessi. La speranza di Fontana che qualcosa stesse cambiando era arrivata dal rapporto tamponi/contagiati (in calo dal 21 al 17,7%) e dall'indice Rt, che nei giorni scorsi aveva superato il 2 e che oggi è sceso invece a 1,6 in Lombardia e a 1,5 a Milano.

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala tuonava prima della conferenza stampa di Conte: «Caro Governo - aveva scritto il sindaco sui social - sono le 6 di sera, un bar milanese sta chiudendo e ancora non sa se alle 6 di domani mattina potrà riaprire. Quando glielo facciamo sapere?». La risposta è arrivata indirettamente dopo pochi minuti dal ministero della Salute e poi dallo stesso presidente del Consiglio: le misure restrittive scatteranno non più domani, ma venerdì. Intanto si sono levate voci di dissenso dal territorio, dove in molti non ritengono giusto che tutta la Lombardia sia considerata zona rossa.

«Brescia non deve chiudere» ha detto ad esempio il senatore Giampietro Maffoni di Fratelli d'Italia. «È inaccettabile che le limitazioni siano adottate su base regionale, quando sarebbe stato logico attuare provvedimenti su base provinciale». Il sindaco orceano poi annuncia un'interrogazione parlamentare ai ministri della Salute Speranza, dell'Interno Lamorgese e per gli Affari regionali Boccia.

Infine, una richiesta d'aiuto è arrivata dai settori produttivi più colpiti dalla pandemia e dal nuovo lockdown. Secondo Coldiretti, la chiusura per un intero mese degli oltre 51mila tra ristoranti, bar e pizzerie situati in Lombardia comporterà una perdita di fatturato di almeno un miliardo di euro.

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