Italia e Estero

Ucraina, i bambini sospesi nel mezzo della guerra

La condizione dei più piccoli rimasti senza famiglia: alcuni raggiungono i confini, altri vengono accolti da orfanotrofi, molti sono scomparsi
Un volontario dona dei giocattoli a dei bambini ucraini in un rifugio a Irpin - Foto Epa/ Ansa © www.giornaledibrescia.it
Un volontario dona dei giocattoli a dei bambini ucraini in un rifugio a Irpin - Foto Epa/ Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Quando Maksym si avvicina per prendere la sua zuppa sorride e fa «ciao» con la manina. Saltella allegro. E finchè lo sguardo non si sovrappone come un fermo immagine sul nostro, per un attimo la sensazione di sollievo è che sì, forse la spensieratezza dei suoi quattro anni e mezzo gli ha fatto in parte da salvagente all’orrore. Bastano sei secondi per cambiare idea: che negli occhi abbia stampata la guerra si capisce dall’abisso che traduce su un foglio, con la complicità di tre pastelli che si è portato appresso per chilometri, come un tesoro prezioso. Verde, nero e rosso. Sono gli unici colori che gli servono per abbozzare un elicottero color militare, una nube oscura e sagome insanguinate in fuga: «Io da grande voglio guidare questo, non voglio essere più da quest’altra parte, a correre. Voglio essere quello forte e proteggere i miei amici». Eccola, la guerra a quattro anni e mezzo.

Due bambine giocano in un rifugio ucraino - Foto Epa/Ansa © www.giornaledibrescia.it
Due bambine giocano in un rifugio ucraino - Foto Epa/Ansa © www.giornaledibrescia.it

Gli istituti

Mentre lui disegna canticchiando, in coda per il cibo ci sono «i suoi amici»: bambini e adolescenti che sono riusciti a raggiungere il confine dopo settimane di agonia insieme al personale dell’orfanotrofio che stava a Cherson. Ce ne sono 633 di istituti come quello in cui stava Maksym in Ucraina, dove gli operatori - per larga parte volontari - si prendono normalmente cura di 98mila minori. Cercano di farlo anche ora, portandoli prima di tutto in salvo. E, soprattutto, sperando di riuscire a portarceli tutti quanti, senza perdite. Perché molti bambini – denunciano gli assistenti – purtroppo iniziano a sparire dai radar.

  • Un gruppo di orfani evacuati con i loro insegnanti si dirigono verso Zaporizhzhia
    Un gruppo di orfani evacuati con i loro insegnanti si dirigono verso Zaporizhzhia
  • Un gruppo di orfani evacuati con i loro insegnanti si dirigono verso Zaporizhzhia
    Un gruppo di orfani evacuati con i loro insegnanti si dirigono verso Zaporizhzhia
  • Un gruppo di orfani evacuati con i loro insegnanti si dirigono verso Zaporizhzhia
    Un gruppo di orfani evacuati con i loro insegnanti si dirigono verso Zaporizhzhia
  • Un gruppo di orfani evacuati con i loro insegnanti si dirigono verso Zaporizhzhia
    Un gruppo di orfani evacuati con i loro insegnanti si dirigono verso Zaporizhzhia
  • Un gruppo di orfani evacuati con i loro insegnanti si dirigono verso Zaporizhzhia
    Un gruppo di orfani evacuati con i loro insegnanti si dirigono verso Zaporizhzhia

Bambini sospesi

Non sono tutti orfani, gli amici di Maksym. C’è Kateryna, che a 12 anni è già donna e coccola i più piccoli interpretando i personaggi dei cartoni animati: lei una famiglia al completo l’aveva, ma ha visto madre e nonna ammazzate da una mina e il padre è arruolato. Ci è finita così, da un giorno all’altro, in istituto. C’è Gleb che ha 16 anni e chiude la fila: conta in continuazione i piccolini: «Cinque sono spariti durante la fuga, li hanno presi» sono le uniche parole che pronuncia, prima di soffocare un pianto nervoso. Poi c’è Larysa - occhi neri, capelli biondo cenere e un modo di suonare il flauto traverso che ti squaderna l’anima - che di anni ne ha 8: neppure lei è orfana, i genitori li conosce e li ha visti fino a una settimana prima. Di soldi per poterla crescere al meglio non ce ne sono mai stati: per questo mamma e papà hanno chiamato l’istituto, per consentirle di avere sempre un pasto, un posto caldo in cui stare e soprattutto la possibilità di avere un’istruzione, di coltivare la sua passione per la musica. La sua storia è quella di tanti, in Ucraina. A Medyka – a una decina di chilometri da Przemysl, dove questa prima parte del suo esodo traguarda – spera di incontrare la sua mamma. Due ore più tardi, raggiunto il campo accoglienza, inizia a correre talmente veloce che, col suo flauto stretto stretto tra le mani, quasi rischia di inciampare. L’ha trovata, la sua mamma: l’avvolge in una coperta azzurra e insieme si rimettono in viaggio. Verso dove ancora non lo sanno, ma sono insieme.

«I russi se li sono presi»

Sono loro i bambini sospesi, spesso rimasti soli nel bel mezzo della guerra, separati dalle famiglie, perduti oppure rapiti. «Tanti sono stati deportati dai soldati russi – è lo struggimento di alcune nonne e madri al confine -. Se li sono presi: li tengono in ostaggio per richiedere uno scambio di prigionieri. La verità è che molti non ce li ridaranno mai». Secondo il ministero degli Esteri ucraino questo è un destino che riguarderebbe oltre 2.800 minori che risiedevano perlopiù nelle regioni di Donetsk e Lugansk e prelevati durante l’avanzata. Gli annunci di scomparsa rimbalzano anche sui social, a partire dai canali Telegram: un elenco straziante di nomi, fotografie, date di nascita, qualche riferimento al giorno dell’ultimo contatto.«Olena, Mariupol, 10 anni, non la sento dal 2 marzo; Donetsk, 4 anni, zero notizie dal 9 marzo; Igor, Kharkiv, sparito dal 1° marzo».

Una macchina con la scritta "bambino" fugge da Mariupol verso Zaporizhzia - Foto Epa/ANSA © www.giornaledibrescia.it
Una macchina con la scritta "bambino" fugge da Mariupol verso Zaporizhzia - Foto Epa/ANSA © www.giornaledibrescia.it

Niente affidi e adozioni in tempo di guerra

I bambini spariscono, i bambini restano soli. Quelli che gli istituti sono riusciti a «prendere per mano» sono una parte, ma molti raggiungono il confine completamente soli o accompagnati da altri profughi, estranei alle famiglie. E sono questi quelli che rischiano di diventare «orfani d’Europa», quelli per i quali è scattata anche l’allerta anti-tratta. Ed è sempre per questa ragione che parte della comunità ucraina in salvo spinge per «liberare dai cavilli burocratici» gli affidi. Spiega Olga: «Se questi minori entrassero immediatamente nel sistema degli affidi almeno sarebbero schedati e tracciati. Un genitore che ha cercato di mettere il figlio in salvo, affidandolo a chi scappava, se sopravvivrà al conflitto, senza questa documentazione, come farà a ritrovare il suo bambino?» .

La paura è fondata e si rilegge anche nelle parole di Helga Gayer, presidente di Greta, l’organismo anti-tratta del Consiglio d’Europa: «Le autorità devono attivarsi per prevenire offerte fraudolente di trasporto, alloggio, lavoro e irrobustire i protocolli per la sicurezza dei minori collegandoli a sistemi nazionali di protezione dell’infanzia”. Lo conferma anche la commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson che in audizione al Parlamento europeo ha rilanciato l’allarme: “Tanti minori non accompagnati sono entrati nell’Ue e abbiamo segnalazioni di donne e bambini scomparsi, di cui non si ha traccia».

Le soluzioni: valutare l'affido caso per caso

La ragione del freno a mano tirato su adozioni e affidi arriva però direttamente dai Tribunali dei Minori e dalle istituzioni, che richiamano tutti alla normativa. Tutto parte da un punto fermo: non si mettono in moto affidi e adozioni in tempo di guerra e questo conflitto non fa eccezione. Lo esplicita la legge 47 del 2017 sui minori stranieri non accompagnati: la loro collocazione va valutata attentamente per salvaguardarli, specie perché sono moltissime le famiglie divise e disperse. Ecco perché il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, in audizione al Comitato Schengen alla Camera, ha proposto un censimento: per tracciare i minori e, in seconda battuta sulla scia di approfondimenti accurati, valutare eventualmente la sola strada dell’affido caso per caso. Del resto, a dare lo stop alle adozioni è la stessa Ambasciata d’Ucraina, che nella circolare del 13 marzo inviata al Ministero degli affari esteri precisa: «Si comunica che nessuno dei minori ucraini di categorie fragili usciti dal Paese può essere adottato dai cittadini stranieri senza il consenso della relativa autorità ucraina. Attualmente il governo d’Ucraina non considera la possibilità di cambiare o semplificare la procedura dell’adozione interstatale». Bambini sulla linea del fronte, bambini nei bunker, bambini in fuga. Bambini soli e sospesi nel mondo di nessuno.«Qui possono restare fino a quando serve» dicono al campo accoglienza. Già: fino a quando?

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