Fa 3.200 chilometri verso l’Ucraina per abbracciare il figlio

Ora Oksana è decisamente più tranquilla. Quell’abbraccio alla frontiera Polonia-Ucraina con il figlio impegnato in patria ad aiutare il prossimo le ha dato l’energia per guardare avanti. «Può sembrare strano - ci racconta lei, di ritorno da un viaggio lungo 3.200 chilometri - ma in circostanze difficili come quelle che tutti noi ucraini stiamo vivendo anche solo un abbraccio può fare la differenza e cambiare le cose».
Angoscia
Oksana abita a Brescia dal 2003 e, di questi tempi, fa la portinaia in un palazzo del centro. Oleksandr, suo figlio ha 36 anni e nella nostra città non è mai stato. Vive a Leopoli con la moglie e fa il volontario per l’associazione locale «Who hope lives» che assiste orfani e senza tetto.
Da quando il Paese è stato attaccato dai russi il lavoro è aumentato tantissimo: «In queste settimane - spiega la mamma - stanno dando una mano all’ospedale e, tra le altre cose, preparano cibo per civili e militari. A chi combatte, poi, consegnano medicine, alimenti e tutto ciò che serve loro».
Oksana era molto preoccupata: «Lo sento tre volte al giorno, ma è sempre indaffarato. Ha tempo solo per pensare alle tante persone che deve aiutare. Anche sua moglie è una volontaria. Per me i ragazzi di questa associazione sono come dei figli: li vedo uniti, hanno cuore, li stimo».
Farina e olio
A supportarli, consegnando loro preziosi aiuti umanitari, ci sono persone come i bresciani che lo scorso fine settimana hanno accompagnato mamma Oksana alla frontiera. La missione, che è iniziata venerdì sera e si è conclusa domenica, era coordinata da Patrizio Campana, presidente del Rotary Club Vittoria Alata. Per lui si è trattato del terzo viaggio in direzione Ucraina: «Questa volta - racconta - il convoglio era composto da due mezzi carichi di medicinali e prodotti alimentari: cioccolato, olio, pasta, scatolame e i 400 chili di farina che l’associazione locale nostra referente ci ha chiesto perché da otto anni cucina per militari e civili».
Tutto il cibo è stato offerto dai membri della spedizione: Campana ha viaggiato con Dario Ferrarini, Denis Pesci, Enrico Giliati e, in qualità di ospite, mamma Oksana. I medicinali, invece, «sono stati trasportati per conto della Evr (European vitreoretinal society), su richiesta della dottoressa Barbara Parolini ed erano destinati all’ospedale di Leopoli: il dottor Igor Novytsky - dice - li ha ricevuti domenica». Come nelle missioni precedenti, i bresciani hanno raggiunto la frontiera Polonia-Ucraina e, in una zona neutra, hanno incontrato l’associazione locale «Who hope lives» che ha caricato il materiale offerto e l’ha portato dove serviva.
Nuova missione
Il viaggio è stato l’occasione per Oksana di vedere, anche solo per un’ora, il suo Oleksandr: «Lui non sapeva nulla - racconta -. Quando ha aperto il nostro furgone mi ha vista e ci siamo abbracciati. Mi ha detto: "Quando vieni a Leopoli con noi?". Poi abbiamo parlato di ciò di cui avrebbero bisogno: un camioncino, giubbotti antiproiettile, caschi, ginocchiere, oltre ovviamente a medicine, farina e olio». Mamma e figlio si erano visti l’ultima volta nel 2021, poi «la guerra ha creato preoccupazioni, angoscia: avevo bisogno di capire se stesse bene. E vederlo felice di aiutare gli altri mi ha dato sollievo.
Ringrazio il gruppo che mi ha portato con sé e tutti i bresciani: nel palazzo in cui lavoro sono stati raccolti aiuti per l’Ucraina». I quattro stanno organizzando una nuova spedizione l’8 aprile. Campana ricorda che «chi volesse informazioni su come organizzare viaggi umanitari, donare aiuti da trasportare e segnalare la propria disponibilità a ospitare profughi può contattaci scrivendo a brescia.ucraina2022@gmail.com».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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