Italia e Estero

Oggi comincia il processo per l'omicidio di Giulio Regeni

Sono accusati quattro membri dei servizi di sicurezza egiziani. La presidenza del Consiglio italiana sarà parte civile
I cartelloni per la solidarietà a Giulio Regeni - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
I cartelloni per la solidarietà a Giulio Regeni - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Oggi comincia a Roma il processo per l'omicidio di Giulio Regeni contro i quattro membri dei servizi di sicurezza egiziani accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore italiano dell’università di Cambridge scomparso il 25 gennaio del 2016 al Cairo, in Egitto, e trovato morto pochi giorni dopo. La presidenza del Consiglio ieri ha reso noto di aver deciso di costituirsi parte civile

Il nodo dell'assenza degli 007 egiziani

Davanti alla terza Corte d'assise di Roma, questa udienza sarà «tecnica», totalmente assorbita da questioni procedurali. Il primo nodo è quello legato all'assenza in aula dei quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell'omicidio del giovane ricercatore: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. I giudici dovranno valutare se la mancata partecipazione è stata volontaria. La Procura di Roma ribadirà che la pubblicità, mediatica e non solo, data all'inchiesta e al procedimento penale è tale da renderlo «fatto notorio». Una posizione condivisa a suo tempo dal giudice dell'udienza preliminare che nel mandare a giudizio i quattro ha giudicato «volontaria» la decisione di non essere presenti in aula. Se anche la corte d'Assise farà sua questa impostazione il processo potrà proseguire con gli imputati giudicati in contumacia, altrimenti i giudici potrebbero sospendere il procedimento. Nei confronti dei quattro il pm Sergio Colaiocco contesta i reati, a seconda delle posizioni, di sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.

I testimoni 

I genitori di Giulio Regeni
I genitori di Giulio Regeni

Nel procedimento, al momento, si sono costituti parte civile i genitori del ricercatore. Nella lista testi depositata Paola e Claudio Regeni chiedono di ascoltare come testimoni i presidenti del Consiglio che in Italia si sono succeduti negli ultimi cinque anni: Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte e il premier in carica Mario Draghi. La parte civile cita anche i ministri degli Esteri e i sottosegretari che, negli anni, hanno avuto la delega ai servizi segreti. In totale sono otto i testimoni sentiti dalla Procura che in questi mesi hanno fornito elementi determinati a ricostruire quanto avvenuto tra il gennaio e il febbraio del 2016 al Cairo. Otto persone che accusano in modo chiaro e credibile i quattro.

I depistaggi. Al Sisi: «L'Egitto rispetta la sua gente»

Il presidente egiziano Al Sisi
Il presidente egiziano Al Sisi

Da tre testi, in particolare, sono arrivate conferme sul fatto che i servizi segreti cairoti avevano pianificato i depistaggi già nelle ore successive alla morte di Giulio, di cui erano a conoscenza il 2 febbraio, 24 ore prima del ritrovamento «ufficiale» del corpo, stabilendo di inscenare una rapina finita nel sangue. L'indagine dei pm di Roma è andata avanti di fatto senza alcuna collaborazione da parte delle autorità egiziane. Ieri il presidente egiziano Al Sisi, parlando al vertice dei Paesi del gruppo di Visegrad a Budapest ,in tema di diritti civili ha affermato: «Avete a che fare con uno Stato che rispetta sé stesso e rispetta pienamente la sua gente. In Egitto c'è un potere che non si sottomette a nessun diktat». Un appello per cercare la verità, alla vigilia del processo, è stato fatto dal presidente della Camera Roberto Fico. «Se ci voltiamo indietro negli anni, e pensiamo alla fatica enorme che ci è voluta per arrivare fin qui, per ricostruire una trama nonostante depistaggi e resistenze di ogni tipo da parte dell'Egitto, comprendiamo quanto importante e carica di significato sia la giornata di oggi - ha detto Fico -.Voglio inviare un abbraccio a Paola Deffendi e Claudio Regeni, per la loro tenacia e la loro umanità. Restiamo tutti uniti, istituzioni e comunità, per la ricerca di questa verità».

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