Italia e Estero

La crisi di governo potrebbe stravolgere anche la Lombardia

Se lo strappo si consuma, i consiglieri regionali che aspirano a Roma potrebbero lasciare prima. Ecco le posizioni dei bresciani
Palazzo Pirelli, sede di Regione Lombardia - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Pirelli, sede di Regione Lombardia - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Lo spettro di una campagna elettorale «con le infradito» - per dirla con le parole di una politica di lungo corso - non piace a nessuno. Ancor meno a chi, seduto tra i banchi del Pirellone, aspira a un futuro in parlamento. Perché se Draghi non tornerà sui suoi passi ritirando le dimissioni, tutto il quadro cambia e rischia di cambiare anche l’Aula del Consiglio regionale in anticipo: il voto nazionale sarebbe previsto tra il 25 settembre e il 9 ottobre e i membri di Camera e Senato non possono essere allo stesso tempo consiglieri o assessori regionali.

C’è l’incompatibilità tra i due ruoli, ma attenzione: incompatibilità non equivale a incandidabilità. Il che significa che chi aspira a un posto a Roma (e non si tratta di pochi nomi) potrebbe tentare la corsa e, in caso di vittoria, salutare la Lombardia. E no, non è verosimile che si anticipino di oltre sei mesi le elezioni in Lombardia: la norma dice massimo 120 giorni prima o dopo la scadenza naturale del mandato.

(Anche) per questo tutti gli occhi, specialmente a Milano, sono puntati con un doppio interesse alla crisi politica nazionale in corso.

Cosa pensano i consiglieri regionali bresciani di questa crisi di governo estiva? In linea generale la maggioranza tifa per un Draghi bis, diversamente invoca il voto. Tutti, però, concordano su chi sia il «cattivo della situazione», su chi ha cioè la responsabilità di questo cortocircuito: il Movimento 5 stelle.

Il Movimento 5 Stelle

A respingere questa ricostruzione al mittente e a spiegare perché, è Ferdinando Alberti, consigliere regionale M5S, che chiarisce subito: «Dev’essere chiaro che la crisi di governo l’ha aperta Draghi. Al Senato ci siamo astenuti, ma il premier ha ottenuto la fiducia e nonostante ciò è andato da Mattarella a rassegnare le dimissioni. L’obiettivo chiaro è quello di buttare fuori il M5s che fino a poco tempo fa aveva la maggioranza in parlamento, ma che veniva insultato e deriso anche dallo stesso Draghi. Tanto è vero che sta smantellando in modo sistematico ogni nostra azione amministrativa, legge o proposta di legge. Per questo Conte ha dovuto scrivere i famosi nove punti programmatici, a cui il premier non ha mai risposto».

Alberti lo sottolinea più volte: il tema dirimente, per il Movimento, è «proprio la non risposta ai nove punti che rappresentano le condizioni necessarie per la nostra permanenza al governo, come stabilito dagli iscritti in fase di votazione. Oggi noi facciamo valere quella clausola: sono venuti meno i presupposti per una nostra permanenza lì. Noi attendiamo risposte, se non arrivano coerentemente non sosterremo più Draghi».

Il Pd

M5s e Pd in Regione sono in opposizione insieme - e con un orizzonte di coalizione proprio per Lombardia 2023 - ma sulla crisi hanno una visione diametralmente opposta. Lo chiariscono le parole di Gian Antonio Girelli (Pd): «La situazione creata dal M5s è incredibile. Sta scaricando sul governo le tensioni interne e ancor di più i dati dei sondaggi. Confido che prevalga il senso di responsabilità e si arrivi a fine legislatura, altrimenti non resta che il voto. La situazione lo esige. È chiaro però che o ci si sta tutti, o si va al voto». Il messaggio è rivolto anche al centrodestra che «non può pensare di fare la forza di governo e di opposizione nello stesso tempo. Qual è la posizione di Lega, FI e FdI? È il tempo della serietà delle proposte, non della demagogia dei proclami. L’attenzione e la fiducia dei cittadini la si riconquista così».

Proprio Girelli è uno tra i Dem in pole per la corsa a Roma: una sua uscita di scena anzitempo dal Consiglio regionale lascerebbe il passo a un’altra bresciana aprendo a matrioska un altro capitolo politico: la prima dei non eletti è infatti l’assessore all’Ambiente in Loggia, Miriam Cominelli, già «quotata» come papabile proprio per Lombardia 2023.

Il centrodestra

Dall’altro lato dell’Aula regionale, c’è il centrodestra di maggioranza. La voce fuori dal coro è quella di Viviana Beccalossi (Misto), che nel caso di un’uscita di scena di Draghi auspica un governo di scopo che traghetti verso le elezioni, così da riuscire a portare a termine i provvedimenti urgenti. «Il premier ha agito nel rispetto di quello che dovrebbe costituire l’abc della politica, rassegnando le dimissioni dopo aver preso atto di non avere più la fiducia di uno degli azionisti di maggioranza del suo governo. È chiaro che la responsabilità politica è tutta del M5s, che ancora una volta ha dimostrato un totale disprezzo delle istituzioni, trascinando il Paese in una crisi con la scusa dell’inceneritore di Roma, infrastruttura indispensabile per la Capitale, per poi tornare il giorno dopo a far finta che non sia successo niente. Un comportamento da dilettanti allo sbaraglio e da irresponsabili. A questo punto credo che la soluzione di maggiore buon senso sia un governo di scopo, senza il partito di Conte, che ci porti quanto prima al voto, dopo essersi occupato dei temi più urgenti, come la situazione economica sempre più grave e la politica internazionale. Non deve esserci più spazio per capricci come quelli del Pd, che tirando la corda su cannabis e Ius Scholae ha anch’esso contribuito a minare i rapporti. Se si dovesse andare alle urne, in ogni caso, il centrodestra è unito e pronto a guidare il Paese, non si può dire lo stesso guardando dall’altra parte».

Per Claudia Carzeri (Forza Italia) «il governo, viste le tante risorse che stanno arrivando nel nostro Paese, dovrebbe andare avanti. Se l’alternativa è però un governo Draghi bis in difficoltà e sotto ricatto, allora meglio le elezioni». A farle eco è Simona Tironi (Fi), che rimarca: «Le vicende politiche romane preoccupano non poco, in particolare per i riflessi negativi che generano sulle famiglie e sulle imprese. Siamo di fronte ad una crisi inspiegabile voluta e perseguita con determinazione da Conte e dai grillini. C’è da sperare che si possa concludere la legislatura: troppi sono i provvedimenti in sospeso. Forza Italia, insieme alla coordinatrice senatrice Licia Ronzulli, è impegnata verso una soluzione che dia continuità all’azione di governo senza i 5S. Altrimenti affronteremo la campagna elettorale».

La Lega

Il Carroccio non ha dubbi: se la corda si spezza, si va alle urne. Floriano Massardi (Lega) lo spiega così: «Il M5s si deve prendere la piena responsabilità. Il momento storico imporrebbe stabilità, perché le crisi sul tavolo sono serie e ricadono direttamente sulle famiglie attraverso il caro energia e non solo e, del resto, quello di Draghi è un esecutivo nato in emergenza e proprio per questo quasi di unità nazionale. Detto questo, se l’unità iniziale non c’è più è meglio che si vada al voto».

E se Federica Epis fa sapere che è in viaggio «per qualche giorno» e che non è «informata adeguatamente», Francesco Paolo Ghiroldi è convinto invece che «il M5s ha voluto fare questo passo per puro calcolo elettorale, invece di preoccuparsi dei problemi che il Paese sta attraversando, cercando dei pretesti ridicoli». Tanto che lo battezza «il movimento del no alle idee di sviluppo, il nuovo movimento dell’assistenzialismo. Un movimento, quello dei 5stelle, che ha compiuto questo passo per la paura e l’incapacità di affrontare i problemi che abbiamo di fronte. Un atteggiamento codardo, proprio perché, la capacità di una classe politica si manifesta nell’affrontare le difficoltà, non nel fuggirle».

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