Economia

Aziende e associazioni di categoria di Brescia: «Draghi bis o votiamo subito»

Le imprese e i rappresentanti di tutti i settori lanciano un appello ai partiti: «Serve responsabilità, il territorio ha bisogno di stabilità»
Il presidente del Consiglio Mario Draghi - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il presidente del Consiglio Mario Draghi - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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O Mario Draghi o le urne. O, meglio: o Mario Draghi senza «ricatti» e tirate di giacca a ogni piè sospinto, oppure piuttosto che procedere a singhiozzo e viaggiare sulle montagne russe meglio finirla qui e andare a votare.

Certo, bisognerà fare i conti con l’attuale legge elettorale e sperare che una chiamata ai seggi non faccia franare il Paese esattamente allo scenario di partenza: l’assenza di una maggioranza designata. L’«azienda Brescia» non ha dubbi: la via maestra ha un nome e un cognome, Mario Draghi. Perché mai come ora il Paese non può subire ulteriori terremoti.

Lo spettro della crisi di Governo, insomma, agita e spaventa le imprese di casa nostra. Tutte ricordano le turbolenze nelle quali già ci si trova a navigare: la guerra in Ucraina, la ripresa dopo il clou della pandemia, l’emergenza materie prime, la crisi energetica e quella climatica, il lavoro in bilico tra mancanza di manodopera e una disoccupazione cronica, la povertà che avanza, l’occasione del Pnrr da non sprecare.

Le voci dell'artigianato

«Il Paese e gli imprenditori rischiano di pagare un prezzo altissimo». La voce è quella di Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia. Che lancia un appello alla politica: «Serve uno straordinario senso di responsabilità da parte di tutte le compagini per assicurare governabilità e stabilità, indispensabili in questa fase economica e sociale. A essere danneggiate sarebbero proprio in primis le imprese artigiane, per le quali e alle quali servono provvedimenti che non possono attendere una crisi politica che si protrarrebbe tutta l’estate. Le acque sono già agitate: il Covid che non da tregua, il Pnrr da far decollare, gli aumenti delle materie prime, la crisi energetica e quella climatica che sta mettendo in ginocchio molti comparti vitali. Specie perché sarà un autunno forse ancor più caldo».

A fare eco a Massetti è Eleonora Rigotti, numero uno di Cna, che parla di «notizia grave». E bacchetta la politica: «Draghi, per il suo carisma e la sua levatura, doveva essere un elemento innovatore, capace di creare coesione e proporre una visione lungimirante sui bisogni del Paese. Nemmeno la sua figura, di grande capacità e riconoscibilità europea ed internazionale, è riuscita invece a frenare i personalismi di alcuni partiti. Non è il momento dell’egoismo e della divisione, servono dialogo e costruzione sinergica al Governo anche attraverso scelte impopolari ma necessarie, come farebbe un buon padre di famiglia».

Le voci del commercio

Parole nette anche quelle di Carlo Massoletti, alla guida di Confcommercio, che ammette: «Non riesco a immaginare soluzioni differenti a una conferma di Mario Draghi. Il premier non è una persona qualsiasi, rinunciare a lui sarebbe un suicidio, ogni altro scenario non riesco che a vederlo come inverosimile». Secondo Massoletti un piano B non esiste: «Se lui deciderà di lasciare a causa di queste primedonne da avanspettacolo, non vedo alcuna alternativa, alcuna figura che possa sostituirlo: sarà inevitabile andare a elezioni».

Sulla stessa lunghezza d’onda Roberto Saccone, presidente della Camera di Commercio di Brescia. «L’auspicio è che si riesca a ricreare una maggioranza che consenta a Draghi di portarci almeno alla fine del mandato. Chi ha messo in crisi tutto deve dimostrare se sta pensando a se stesso o a tutto il Paese, un Paese che ha bisogno di continuità, oggi più che mai».

Le voci delle imprese

Per Confindustria Brescia, Franco Gussalli Beretta ammette che «con il Pnrr si pensava avremmo navigato in acque migliori». Così non è stato e la crisi di governo in questo momento - sostiene - è ancor più disorientante della pandemia, perché «il Covid era qualcosa che non conoscevamo, mentre una crisi generata da qualcuno che mette in difficoltà il governo capeggiato da Draghi, persona di indubbie competenze, su un tema di transizione ambientale come quello dei termovalorizzatori per noi è completamente inaccettabile».

Pierluigi Cordua, numero uno di Apindustria, è pragmatico: «Questa è una questione prettamente politica e, pertanto, auspichiamo che la stessa politica, in tempi brevi, ne identifichi la soluzione». E rimarca: «La stabilizzazione rappresenta un elemento determinante in una condizione contraddistinta da una concomitanza di fattori critici, molti dei quali con effetti direttamente connessi alla salute delle nostre imprese e del nostro sistema produttivo».

Le voci dell'agroalimentare

Netta e cristallina la posizione di Giovanni Garbelli, alla guida di Confagricoltura, che premette: «Il settore ha assolutamente bisogno di stabilità, anche perché sul tavolo, da qui all’autunno, ci sono partite fondamentali da affrontare e problemi strutturali da risolvere nel più breve tempo possibile: penso alla siccità, ma anche all’esigenza di andare verso una sostenibilità da applicare in modo più sociale, passando per il confronto sulle tecniche Nbt in agricoltura. Senza contare che uno stallo rischierebbe di incancrenire problemi che già oggi sono seri, a partire dall’occupazione, una crisi della manodopera causata dal Reddito di cittadinanza».

Per questo per Garbelli l’auspicio è «che la crisi politica si risolva il prima possibile purché ci sia una ripresa vera dell’attività di Draghi, senza ricatti o fibrillazioni ulteriori. Diversamente, meglio andare subito al voto».

Ad augurarsi che mercoledì Draghi ottenga piena fiducia è anche il presidente di Coldiretti Brescia, Valter Giacomelli. «Ce lo auguriamo per il bene del settore agricolo e agroalimentare del nostro territorio - evidenzia -. Speriamo che il premier accetti con senso di responsabilità di continuare a governare il Paese portando a termine il lavoro iniziato». Perché - ricorda ancora Giacomelli - «stiamo vivendo un periodo drammatico dove la guerra, la siccità, la crisi economica che ha visto aumentare i costi della materie prime, la crisi del gas e dell’energia hanno messo in grave difficoltà l’economia delle imprese agricole bresciane che oggi più che mai hanno bisogno di stabilità e di un governo capace di prendere decisioni e di trovare soluzione concrete».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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