Italia e Estero

Gessi di defecazione, sì al tracciamento: 6 mesi per le verifiche

Dopo il caso bresciano della Wte, Regione Lombardia dà il via libera alla proposta. Se ne occuperà la Provincia di Brescia
La legge regionale impone la tracciabilità anche per i gessi di defecazione da fanghi
La legge regionale impone la tracciabilità anche per i gessi di defecazione da fanghi
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Sei mesi di tempo (180 giorni per l’esattezza) per scandagliare tutti i dossier e verificare ogni autorizzazione: quelle richieste e in attesa di essere rilasciate, ma anche quelle che si erano già accaparrate timbro e firma. Perché, dal 1° febbraio, si metterà in moto il nuovo meccanismo e le neonate regole diventeranno efficaci a tutti gli effetti. È questo, in estrema sintesi, il primo passo operativo e insieme il primo atto concreto che scaturirà dalla legge regionale che impone la tracciabilità anche per i gessi di defecazione da fanghi. Un atto che attende di essere varato da Roma da almeno cinque anni e che, dopo il disastro del caso Wte con epicentro proprio nel Bresciano (con la contaminazione dei terreni in oltre trenta Comuni di casa nostra e di altrettanti territori di mezza Italia), la Regione ha deciso di approvare in autonomia, anticipando così la norma nazionale.

Il provvedimento

Di cosa stiamo parlando? Con la fumata bianca del Consiglio regionale, arrivata durante il maxi assestamento di bilancio firmato dall’assessore Davide Caparini, il conclave lombardo ha approvato anche la proposta approntata dall’assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi con il collega alla regia dell’Ambiente, Raffaele Cattaneo. In sostanza, in quanto autorità competente in materia ambientale, gli uffici della Provincia di Brescia di casa a Palazzo Broletto dovranno passare in rassegna tutte le autorizzazioni per la produzione di fertilizzanti, incluse quelle in essere, «al fine di riesaminare gli atti e adeguarli alle nuove disposizioni» per il controllo, il monitoraggio e la tracciabilità dei gessi di defecazione da fanghi utilizzati in agricoltura, materiali che finora sfuggivano ai controlli. Di qui la necessità di intervenire «per prevenire fenomeni di inquinamento ambientale, nonché a tutela della salute e in applicazione al principio di precauzione ambientale» per arginare «potenziali abusi».

La questione delle competenze Stato-regioni

Il cambio di passo è peraltro al centro del pressing di tutte le Regioni sul Governo. Spiegano Rolfi e Cattaneo: «Con questa norma stabiliamo limiti per i fanghi che possono essere trasformati in gessi escludendo quelli meno adatti e di minor qualità e introduciamo regole più stringenti. Sono cinque anni che attendiamo l’aggiornamento normativo sulla tracciabilità. Gli eventi di cronaca ne hanno dimostrato l’urgenza e se lo Stato non agisce su ciò che gli compete, allora interviene la Regione». Perché, allora, non approvarla prima? A chi pone la contestazione sul tavolo, Rolfi ribatte: «Il tracciamento dei gessi è di competenza dello Stato, perché inseriti nell’elenco dei fertilizzanti. I ministri 5 Stelle da anni promettevano di farlo, ma nulla è cambiato. A questo punto, anche alla luce dei fatti che hanno coinvolto il territorio bresciano, la Regione ha deciso di andare oltre le proprie competenze e agire». Un po’ come a dire: ecco come funzionerebbe l’autonomia regionale.

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