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90 milioni di visualizzazioni per il video sulla villa di Putin

La video-inchiesta di Alexey Navalny vola su YouTube. Il presidente russo nega che il palazzo gli appartenga
La villa sarebbe stata arredata con mobili di ditte italiane - Foto Ansa © www.palace.navalny.com
La villa sarebbe stata arredata con mobili di ditte italiane - Foto Ansa © www.palace.navalny.com
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La video-inchiesta di Alexey Navalny sul palazzo segreto di Vladimir Putin non si ferma più e vola oltre il muro delle 90 milioni di visualizzazioni su YouTube. Un numero enorme, quasi inimmaginabile. «Più o meno equivale agli aventi diritto di voto in Russia», nota malizioso il quotidiano economico Kommersant. Un paragone che al Cremlino devono avere ben presente.

Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, è tornato sulla questione, incalzato dalla stampa, e ha ripetuto le parole dello zar, ovvero che il palazzo non appartiene né a lui né a suoi parenti stretti. Ma subito gli è stato fatto notare come Navalny si sia ben guardato dal dire che la mega-residenza appartenga legalmente allo zar (anzi, il punto è proprio quello, il sistema prevederebbe dei cordoni sanitari studiati appositamente). Una lettura che Peskov respinge.

«L'indagine sostiene che questo è il palazzo di Putin, che è stato costruito per Putin, da Putin, eccetera». Poi è tornato sul concetto (spinoso) del possesso. «Questa è una grande proprietà e una o più persone la possiedono, direttamente o indirettamente. Ma il Cremlino non ha alcun diritto di rivelare i loro nomi perché sarebbe, credo, inappropriato», ha dichiarato. Una linea di difesa pericolosamente vicina a quanto sostenuto proprio da Navalny.

Ora, laddove il Cremlino si trova invece più a proprio agio è sull'attacco frontale alle proteste invocate dal suo nemico pubblico numero uno. «In piazza - ha tuonato Peskov - abbiamo visto scene di violenza senza precedenti». Il che, per certi versi, è vero. Segno, come è stato detto da alcuni osservatori, che la piazza sta «perdendo la paura».

Così si torna a cavalcare un altro cavallo di battaglia storico di Mosca: Navalny agente straniero. «L'Occidente ha bisogno di questa figura per destabilizzare la situazione in Russia, per creare disordini sociali, scioperi e nuovi Maidan di tipo ucraino», ha sostenuto (per l'ennesima volta) il segretario del Consiglio di Sicurezza Nikolai Patrushev. Ovvero un alleato di ferro di Putin.

  • Le proteste a Mosca
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Intanto il tempo scorre, fioccano le convalide degli arresti contro chi ha preso parte alle manifestazioni, si aprono procedimenti penali (ben più seri dei protocolli amministrativi, affibbiati in maggior parte agli oltre 3mila fermati) e ci si prepara alla seconda ondata di domenica prossima.

Ma Navalny, in tutto questo? «È tenuto in completo isolamento in modo da non ricevere notizie e lettere. Solo gli avvocati possono visitarlo. E possono parlare con lui solo attraverso il telefono, separati da un vetro», ha detto Lyubov Sobol, sua stretta collaboratrice e pezzo da novanta del Fondo Anti-Corruzione. Questo non impedisce ai suoi di alzare costantemente il tiro. A Mosca, infatti, il luogo prescelto per il raduno di protesta del 31 è l'area della Lubyanka, dove c'è la sede dell'ex KGB.

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