Italia e Estero

«Moriamo di crisi»: protesta e disordini davanti a Montecitorio

Commercianti e ambulanti in piazza anche a Napoli e Milano: «Troppe disparità: lavoro anche per noi»
Manifestanti-polizia allo scontro  in piazza Montecitorio - Foto © www.giornaledibrescia.it
Manifestanti-polizia allo scontro in piazza Montecitorio - Foto © www.giornaledibrescia.it
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L’insofferenza e la disperazione dei commercianti con le serrande da mesi abbassate culminano in una protesta che, da tutta Italia, ha un solo slogan: «Riaprire subito per non morire di crisi». E nella manifestazione di Roma, davanti al Parlamento, la rabbia ci mette poco a trasformarsi in alta tensione contro le forze dell’ordine: il bilancio di scontri, cariche e lanci di oggetti è di 7 manifestanti fermati e almeno 2 poliziotti feriti.

A Milano invece gli ambulanti bloccano il traffico nei pressi della stazione mentre alle porte di Napoli gli operatori delle aree mercatali con i loro furgoni paralizzano un tratto della A1. Gli episodi più gravi riguardano la Capitale, dove si sono concentrati partite Iva e ristoratori arrivati da tutta Italia. «Non siamo qui per chiedere i ristori. Il Governo deve annullare le limitazioni, vogliamo lavorare», hanno urlato dalla piazza davanti a Montecitorio imprenditori e gestori di locali di tutte le età, venuti da Milano, Bologna, Genova, Napoli e Bari.

Il loro disagio ha lasciato il passo alla convinzione che ci siano ormai «troppe disuguaglianze» e dalla folla in tanti si sono chiesti: «Dove sono le evidenze scientifiche che nei parchi gioco, nei pub, nelle discoteche o nelle palestre possa diffondersi di più rispetto a pubblici uffici, mezzi di trasporto e supermercati?». Il dito è stato puntato soprattutto contro «gli statali, loro sono i veri tutelati di questa pandemia».

Tra le bandiere di ’Italexit’ e i finti manifesti funerari delle attività commerciali, sono spuntati i guru del dissenso come Ermes, ristoratore modenese, che evoca l’assalto a Capitol Hill vestendo i panni dello sciamano Jake Angeli, noto per l’irruzione al Congresso Usa: «Bisogna far fare il giro del mondo a questa manifestazione, così come è successo negli States - ha detto -. Siamo esasperati, mi sono dovuto vestire da pagliaccio per attirare l’attenzione. Spero che ora qualcuno si accorga di noi e ci ascolti».

Ai margini, vestiti di nero, cappucci d’ordinanza, silenti ma vigili, c’erano i militanti di estrema destra - tra cui quelli di Casapound - che si sono voluti unire alla protesta del movimento #IoApro. In serata, ricostruendo quanto accaduto a Montecitorio, fonti investigative e di intelligence hanno spiegato che tra i commercianti si sarebbero infiltrati alcuni gruppi, con l’obiettivo di strumentalizzare il disagio sociale.

Commentando i disordini, poi, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha spiegato che «in questo momento le proteste sono alimentate dalla situazione delicata per il Paese, ma è inammissibile qualsiasi comportamento violento nei confronti di chi è impegnato a difendere la legalità e la sicurezza».

Dopo ore la tensione è rientrata e non è mancata la comprensione da parte degli agenti - uno dei quali si è tolto il casco andando a parlare con i manifestanti che hanno applaudito il suo gesto - consapevoli del fatto che la maggior parte di quei negozianti non avesse certo intenzioni violente. A Milano sono stati gli ambulanti a dare sfogo alla protesta bloccando il traffico davanti alla stazione, per poi spostarsi in un corteo non autorizzato fino alla Prefettura.

«Siamo allo stremo, purtroppo ancora chiusi - hanno detto - È giusto che riaprano le scuole, molti negozi riapriranno o non sono mai stati chiusi: noi chi siamo? I nemici sociali?». La stessa categoria ha manifestato anche ad Imperia, sottolineando: «In quattordici mesi di pandemia non ci sono mai stati focolai partiti dalle nostre attività e non si capisce perché non vogliano farci lavorare».

Chilometri di auto in coda, sulla A1 Roma-Napoli in territorio casertano, hanno invece fatto le spese della protesta dei mercatali, fermi sull’autostrada con centinaia dei loro furgoni: «É una situazione assurda, con tanti operatori sul lastrico, abbandonati», lamentano. Una contestazione che invoca la fine delle restrizioni, senza voler più ascoltare le cifre della pandemia.

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