Italia e Estero

Draghi replica e pone la fiducia: «Nessuna richiesta di pieni poteri»

Tra i temi toccati il salario minimo, le questioni etiche, reddito di cittadinanza e superbonus.
Draghi durante la replica in Senato - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Draghi durante la replica in Senato - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Breve, ma non per questo priva di toni perentori. Così la replica in aula al Senato del premier dimissionario Mario Draghi, intervenuto nuovamente a Palazzo Madama per rispondere alle sollecitazioni giunte dai banchi dell'emiciclo dei senatori.

«Per primo ringrazio tutti coloro che hanno sostenuto l'operato del governo con lealtà e partecipazione. Il secondo punto è un'osservazione a proposito di alcune parole che avrebbero messo addirittura in discussione la natura della nostra democrazia, come se non fosse parlamentare mentre lo è e io la rispetto e mi riconosco». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in sede di replica al Senato, chiarendo: «Il sostegno che ho visto nel Paese», «mi ha indotto a riproporre un patto di coalizione e sottoporlo a vostro voto, voi decidete. Niente richieste di pieni poteri».

E sul riconoscimento pieno delle funzioni del legislatore, Draghi ha voluto evidenziare - replicando ad altra critica - come su alcuni temi squisitamente politici il governo abbia preferito non prendere posizione, lasciando totalmente nelle mani del Parlamento ogni valutazione: «A chi dice perchè il governo non è intervenuto sullo Ius Soli, sulla cannabis, ddl Zan. Voglio essere chiaro: il governo ha deciso di non intervenire per la sua natura di unità nazionale nei temi di origine parlamentare».

Poi il premier dimissionario ha toccato altri punti tra quelli affrontati dai vari portavoce intervenuti in aula dopo il suo intervento di questa mattina: «Sul salario minimo ho detto quello che dovevo dire, c'è una proposta della Commissione europea, abbiamo aperto un tavolo con i sindcati e Confindustria, continueremo la discussione qualunque sia la vostra decisione oggi». E replicando in particolare al senatore M5S Licheri, ha sottolineato che «c'è una proposta che non veda l'imposizione, il diktat del governo sul contratto di lavoro».

Un sassolino dalla scarpa pare essersi tolto anche rimandando al mittente le critiche su altri due punti: reddito di cittadinanza e superbonus. «Sul reddito di cittadinanza ho sempre detto che è una cosa buona, ma se non funziona è una cosa cattiva. Per il Superbonus, il problema sono i meccanismi di cessione. Chi li ha disegnati senza discrimine o discernimento? Sono loro i colpevoli di questa situazione per cui migliaia di imprese stanno aspettando i crediti».

Quindi, Draghi ha concluso il suo intervento, durato pochi minuti: «Non ho molto altro da dire e chiedo sia posta la fiducia sulla proposta presentata dal senatore Casini», nella quale si prospetta l'approvazione di quanto indicato nel suo intervento di questa mattina da parte del premier. Di fatto una fiducia che mira ad un prosieguo dell'attività dell'attuale esecutivo. Il centrodestra sarebbe orientato alla valutazione di contro della propria risoluzione, che va nella direzione di un Draghi bis fortemente rimaneggiato, con l'esclusione ovvia di tutti gli esponenti legati a Conte e al movimento pentastellato.

Dopo la riunione dei capigruppo e le controrepliche, è prevista per le 18.30 la prima chiamata al voto per la fiducia.

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