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Covid-19: «Posti letto, ospedali saturi in gran parte d'Italia»

Il presidente della Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti lancia l'allarme: «Strutture vicine alla paralisi»
Un paziente in terapia intensiva - Foto Ansa/Giuseppe Lami © www.giornaledibrescia.it
Un paziente in terapia intensiva - Foto Ansa/Giuseppe Lami © www.giornaledibrescia.it
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Ogni giorno che passa con i numeri in crescita per Covid-19, in Italia pronto soccorso presi d’assalto «con la paralisi della presa in carico dei pazienti da parte degli ospedali» e posti letto ormai «occupati oltre il 100% nella gran parte degli ospedali italiani»

A fare il punto sulla gestione della prima emergenza e della situazione nei reparti sono il presidente della Società Italiana Sistema 118, Mario Balzanelli, e il presidente nazionale della Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi), la principale Società scientifica della Medicina Interna che conta oltre 3.000 medici internisti in tutta Italia, Dario Manfellotto, anche primario della UOC di Medicina Interna e direttore del Dipartimento della Discipline Mediche dell'Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma.

«C'è una paralisi nella presa in carico dei pazienti da parte degli ospedali. Non solo per mancanza di spazi adeguati per l'accoglienza, ma anche la gravissima carenza di ambulanze della rete ospedaliera. Le ambulanze del 118 non devono sostare in fila indiana, devono portare il paziente, devono quindi, laddove c'è un sospetto Covid ed un Covid conclamato, svestirsi e sanificarsi e riprendere il servizio,e non possono stare 8, 10, o 11 ore in fila indiana», ha detto il presidente della Sis 118, Mario Balzanelli.

«Gli ospedali - dice Balzanelli - sono tenuti a garantire gli spazi di accoglienza nei pronto soccorso e nella medicina d'urgenza e se non ce li hanno devono mettere davanti alle rampe dei pronto soccorso le loro ambulanze che devono accogliere i pazienti consentendo a noi del 118, di tornare indietro senza creare interruzione di pubblico servizio».

Sul fronte reparti, «nella quasi totalità degli ospedali italiani - dice Manfellotto - siamo a un'occupazione di posti letto che supera il 100%. Non ci sono posti liberi nella gran parte dei nostri ospedali considerando pazienti fuori reparto, pazienti Covid e pazienti con altre patologie». Manfellotto chiede quindi per i servizi sanitari regionali (Agenas) di chiarire le stime che parlano dello sforamento della soglia critica del 40% di ricoveri Covid perché, spiega, «se guardassimo soltanto a questa soglia critica del 40% di ricoveri Covid significherebbe che ci sono ancora posti liberi. Ma in realtà non è così. I posti sono occupati per oltre il 100% quasi ovunque».

In base agli ultimi dati Agenas aggiornati al 6 novembre, i posti occupati dai pazienti Covid nei reparti di medicina generale, malattie infettive e pneumologia hanno superato la quota critica del 40% in ben 10 regioni, 3 in più rispetto al giorno precedente, raggiungendo una quota nazionale 46%, in crescita dell'1%. Le regioni sono Emilia Romagna (45%), Lazio (44%), Liguria (70%), Lombardia (69%) Marche (47%), Piemonte (93%), Bolzano (98%), Trento (44%), Umbria (49%), Valle d'Aosta (89%). Ma, afferma Manfellotto, «le medicine interne sono sature ma lo sono da tempo».

«In Italia - sottolinea il presidente di Fadoi - abbiamo in totale circa 190mila posti letto su 1100 ospedali. Dei posti letto totali almeno 30mila sono di medicina interna. Malattie infettive e pneumologie hanno una quota residuale. Nel primo semestre di quest'anno il 70% dei pazienti Covid sono stati ricoverati in medicina interna». «Ad oggi - conclude Manfellotto - anche le strutture no-Covid non riescono a fare trasferimenti in altre strutture per la non disponibilità di posti letto». E sempre secondo gli ultimi dati Agenas anche per le terapie intensive il valore considerato 'di sicurezzà del 30% è superato da 10 regioni, ma il valore nazionale resta fermo al 31%: Emilia Romagna (31%), Liguria (37%), Lombardia (49%), Marche (37%), Piemonte (46%), Bolzano (55%), Trento (33%), Toscana (41%), Umbria (51%), Valle d'Aosta (43%); mentre la Puglia è al limite, col 30% delle terapie intensive occupate da pazienti Covid.

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