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Caso pm milanesi, Ermini «Riferii al presidente della Repubblica»

Così in aula il vicepresidente del Csm sentito a Brescia come teste a processo nei confronti di Piercamillo Davigo per il caso Amara
David Ermini, vicepresidente del Csm sentito come teste al processo nei confronti di Pier Camillo Davigo - Ansa Francesca Brunati
David Ermini, vicepresidente del Csm sentito come teste al processo nei confronti di Pier Camillo Davigo - Ansa Francesca Brunati
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È ripreso oggi a Brescia il processo in cui è imputato l'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo per il caso dei verbali di Piero Amara su una presunta loggia Ungheria.

«Parlai al presidente della Repubblica. Riferii tutto quello che mi disse Davigo e lui non fece commenti». Così in aula David Ermini, vicepresidente del Csm sentito come teste al processo nei confronti di Davigo. Ermini ha raccontato di essere andato al Quirinale, per una visita già programmata, nella quale parlò anche del caso Milano e delle dichiarazioni rese ai pm da Amara. 

«Secondo me fu una confidenza che il consigliere Davigo volle farmi. Mi consegnò quei verbali, li presi per fargli una cortesia, ma li cestinai perché erano irricevibili». Dopo un primo incontro il 4 maggio 2020 in cui Davigo gli chiese «di avvisare il presidente Mattarella, e io concordai», ci fu un secondo colloquio qualche giorno dopo in cui Davigo gli consegnò una cartelletta con dentro copia dei verbali stampati sulla presunta loggia Ungheria, «tutti fogli non firmati, solo alcuni con intestazione Procura della Repubblica», ritenuti «atti informali e inutilizzabili», che quindi non potevano far ingresso al Csm. Ermini ha sostenuto che questo secondo incontro fu in sostanza confidenziale.

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