«Sull’AI in Italia siamo ancora nella fase di evangelizzazione»

Il dibattito sull’intelligenza artificiale in Italia «è ancora nella fase dell’evangelizzazione». E nel senso si quanto detto dal ceo di Perspective AI e direttore della Fondazione Randstad AI&Humanities Lorenzo Maternini, che a Londra negli scorsi giorni ha partecipato in qualità di speaker a un seminario sull’AI organizzato dal Financial Times, si celano tutta una serie di conseguenze.
«Nel mondo anglosassone c’è una cultura che ha già dato per scontato il cambiamento portato dall’intelligenza artificiale – aggiunge –, e si discute sull’aspetto implementativo della tecnologia, su come questa deve essere calata all’interno delle varie realtà, in primis quelle economiche». Partendo da un presupposto, un mondo è morto ucciso dai Large language model, un altro è sorto.
«Lo stesso internet, a detta del suo inventore Tim Berners-Lee presente a Londra al Future of AI, è ormai il passato – aggiunge Maternini –. La ricerca tramite link a suo dire andrà scomparendo nel giro di cinque anni, sostituita da interfacce che offriranno direttamente la sintesi delle informazioni. Tale evoluzione ucciderà anche il mercato della pubblicità». Per gli anglosassoni, molto spinti verso una totale «tecnologizzazione» della società, questo è un dato di fatto, «e rincorrere gli sviluppi tecnici sotto i profili sanzionatorio o regolatorio è un esercizio inutile» Come a dire che Achille non raggiungerà mai la tartaruga.
In ciò si legge da parte di Maternini, membro della Commissione intelligenza artificiale per l’informazione voluta dal governo Meloni, una critica all’AI Act europeo, «che sconta un problema di fondo: non esistono protocolli tecnici standard».
Nelle aziende
Questo è l’orizzonte entro il quale deve muoversi il mondo economico globale, che piaccia o meno. Al meeting del Financial Times, al quale erano presenti personaggi del calibro di Jen-Hsun Huang (ceo di Nvidia) o Yann LeCun (Chief AI scientist di Meta), si è perciò parlato di temi quali le competenze, «con quelle legate all’efficienza operativa (vedi la Lean ndr) che torneranno attuali», di impatti organizzativi, «stiamo assistendo al passaggio da un’organizzazione per ruoli a una skill based organization fondata sui saperi, dove le persone non saranno più definite dal ruolo che ricoprono, ma dal tipo di conoscenza che possiedono», fino agli Agentic.
«Su questo preciso tema il dibattito è stato davvero di livello, una discussione reale tra pubblico e relatori – rimarca Maternini –. Ancora non c’è una definizione su cosa siano gli Agentic: si tratta di software che compiono azioni specifiche, anche in una realtà aziendale». La sfida nel futuro «sarà il coordinamento tra i vari agenti presenti nell’impresa, perché puoi avere un’AI che svolge un compito ma se non la fai dialogare con le altre non hai l’interoperabilità. E questo è un aspetto lungi dal venire».
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