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Bariselli a Il Rosso e il Blu: le neuroscienze per comprendere il rapporto uomo-natura

Ecco di cosa ha parlato lo psicologo, neuroscienziato e imprenditore bresciano, ospite al Teatro Sant'Afra nell'ambito del festival
Il neuroscienziato Andrea Bariselli - © www.giornaledibrescia.it
Il neuroscienziato Andrea Bariselli - © www.giornaledibrescia.it
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«Il contesto in cui viviamo esercita una forte influenza sul nostro cervello – se non ci piace, se lo percepiamo come “brutto”… finirà per imbruttirci». È un concetto semplice quello da cui è partito l’intervento del bresciano Andrea Bariselli, psicologo, neuroscienziato e imprenditore, ospite del festival Il Rosso e il Blu ieri sera al Teatro S. Afra.

Il suo podcast, «A Wild Mind», è il più ascoltato in Italia sulla piattaforma Spotify – primo tra tutti, superando Fedez e il true crime. La sua giovane azienda, Strobilo, collabora con prestigiose realtà italiane e internazionali, dal Comune di Milano all’UNESCO (l’ultimo progetto sta prendendo avvio in Norvegia) con un obiettivo: indagare il complesso rapporto tra uomo e natura, avvalendosi di apparecchiature Eeg (elettroencefalografia), AI (intelligenza artificiale) e machine learning. Perché, dunque, portare le neuroscienze a Brescia?

«Innovazione e sviluppo etico per dare voce e colore al futuro»: così recita lo slogan del festival Il Rosso e il Blu, un’iniziativa di Kilometro Rosso Innovation District (Bergamo, logo rosso) e Csmt (Brescia, logo blu) all’interno di Brescia e Bergamo Capitali Italiane della Cultura 2023. Forte delle partnership con Copan, Iobo, Pirelli e altri enti/aziende, il festival intende comunicare con i giovani, portando sul palco, dal 2 al 25 maggio, le esperienze di 18 relatori e relatrici – ricercatori, manager, filosofi, ingegneri, drammaturghi e persino un’astronauta.

L’appuntamento con Bariselli, il quinto della rassegna, s’inserisce in questi “dialoghi primari” a tema variabile. Ad aprire l’incontro è stato Riccardo Trichilo, ceo e direttore generale di Csmt, che ha esordito come segue: «È giusto parlare di scienza, ma anche di felicità. Siamo ingegneri, ma ingegneri umanisti, che non si vergognano di provare emozioni». È stata poi la volta dei saluti di Salvatore Majorana, direttore di Kilometro Rosso. Sul palco sono stati chiamati anche alcuni studenti universitari, a cui è stato affidato il compito di interrogare lo speaker al termine dell’intervento.

Riccardo Trichilo, ceo di Csmt - © www.giornaledibrescia.it
Riccardo Trichilo, ceo di Csmt - © www.giornaledibrescia.it

Bariselli, dal canto suo, è andato dritto al punto. «Quanti di questi loghi siete in grado di riconoscere?» ha chiesto ai circa 200 presenti, puntando il dito verso il maxischermo di fronte alla platea. E, subito dopo: «Quanti di questi alberi, invece, riuscite a identificare [a partire dalla sola immagine]?». Inutile dire che, per i più, la “M” gialla della nota catena americana di fast-food è risultata più riconoscibile del faggio comune, specie che ritroviamo nei giardini, nei parchi pubblici e nei boschi del nostro territorio.

Conosciamo così poco la natura che ci circonda? Per Bariselli sì, e questo è un problema. «Come possiamo amare qualcosa di cui sappiamo poco o nulla?» si è chiesto lo psicologo. Secondo lui, questa è una delle ragioni per cui la società odierna, nonostante abbia accesso a una vasta mole di informazioni, fatica a comprendere, in termini pratici, l’impatto antropico sui cambiamenti climatici.

Non sono mancati cenni alle recenti alluvioni in Emilia Romagna. «Se vogliamo salvarci, occorre agire immediatamente. Bisogna ripristinare la nostra connessione ancestrale con la natura. Con Strobilo siamo riusciti a portare le apparecchiature Eeg fuori dai laboratori e abbiamo osservato come il cervello umano reagisce agli stimoli esterni». In un ambiente antropico come quello urbano, grattacieli, palazzi e condomìni impediscono all’occhio di vagare liberamente sull’orizzonte, sottoponendo il cervello a uno stress considerevole. I panorami naturali, al contrario, fanno in modo che la nostra mente si rilassi – basti pensare agli scorci mozzafiato delle nostre montagne e delle nostre valli.

Abbiamo chiesto a Bariselli cosa pensa della situazione bresciana, già messa alla prova dai casi Caffaro, Wte e termovalorizzatore. «Brescia è la mia città – dovrei dire “d’adozione”, visto che sono nato in Franciacorta, dove risiedo oggi. È un po’ la mia “croce e delizia”. Che sia una delle città più inquinate d’Italia non è un segreto, però la vedo attivarsi sempre di più per un futuro sostenibile. Il momento per le scelte politiche coraggiose è adesso» ha risposto.

Il Rosso e il Blu prosegue con ulteriori incontri, da consultare sul sito ufficiale della rassegna.

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