Anche la Silicon Valley piange

Il sogno americano scritto in Python è in crisi. Ma la San Francisco Bay Area non sta morendo
La sede di Apple a Cupertino nella Silicon Valley
La sede di Apple a Cupertino nella Silicon Valley
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Il mito della Silicon Valley è in declino. Il crepuscolo degli dei (o degli idoli se si preferisce). I licenziamenti di massa sono sintomo di un mondo a stelle e strisce, quello gergalmente detto del Big tech, in forte crisi, destinato a un’inevitabile fine.

Tanto si è detto in questi ultimi mesi della Silicon Valley, quella «fertile» area che in California, con la San Francisco Bay Area come capitale diffusa, ha visto nascere e prosperare i più grandi nomi del digitale, da Apple a Facebook fino a Google, Microsoft, Tesla e via dicendo. E, a conti fatti, incrinature nel sistema, economico ma anche valoriale e sociale, ci sono.

L’idea quasi messianica che l’arida terra californiana fosse la nuova Terra Promessa ha dovuto infatti fare i conti con la concorrenza sempre più forte di altri attori internazionali (Cina in testa), con gli effetti della crisi post Covid e con la messa in discussione di un paradigma che per decenni è parso soluzione e cura di tutti i problemi: il sogno americano scritto in Python, dove ingegno e forza di volontà vincono su ogni cosa.

Ebbene, anche gli dei della Valley hanno capito che ciò non è sempre vero e, calcolatrici alla mano, hanno tagliato là dove ritenevano giusto per continuare a incrementare i loro utili da capogiro. Tutto finito quindi, il sogno si sgretola.

Ebbene, ciò non pare la realtà delle cose. Se è vero che la Silicon Valley non è più il solo epicentro tech del mondo, resta pur sempre uno dei punti di riferimento globali dell’innovazione. Gli investimenti continuano, centinaia di startup nascono ogni giorno e tante aziende, anche nel cruciale campo dell’Intelligenza artificiale (vedasi per esempio OpenAI con la sua creatura ChatGpt), hanno ancora nella San Francisco Bay Area il proprio epicentro.

La Silicon Valley perciò non è morta ma soffre e sta piangendo, segno che nessuno è immune alle trasformazioni globali e che nell’economia, così come nella vita di tutti giorni, i sogni sono tali proprio perché sogni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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