Bettinsoli: «Il primo scoglio? La conoscenza: le Cer vanno spiegate»

Se le Cer rappresentano una svolta fondamentale per l’autoproduzione energetica, altrettanto è vero che servono figure dedicate in grado di governare la complessità del progetto. Questa la ragione che ha spinto Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche ad istituire, insieme all’Università Cattolica, un corso di formazione per manager delle Cer. Tra i «corsisti» c’è anche Vigilio Bettinsoli, figura nota al mondo della politica e dell’economia, amministratore pubblico di lungo corso; consigliere ed assessore provinciale al territorio, trasporti e caccia; nel cda Anas e presidente dell’Aeroporto D’Annunzio Montichiari.
Bettinsoli perchè sta frequentando il corso della Fondazione?
«Perchè presto sarò alla guida di una Cer. Per farlo credo servano competenze che vanno al di là delle nozioni ingegneristiche. In Valtrompia, come in diverse zone della provincia, si sta mettendo in pratica ciò che Papa Francesco ha auspicato attraverso l’enciclica "Laudato sii" del 2015: la "conversione ecologica", un "cambiamento di rotta", affinché l’uomo si assuma la responsabilità di un impegno per "la cura della casa comune"».
Crede le Cer possano contribuire a risolvere parte del problema del «caro bollette»?
«Credo possano essere un valido mezzo. Ma per raggiungere questo obiettivo le Cer devono essere spiegate e ancor più comprese. Le Cer sono modelli innovativi di produzione, distribuzione e consumo di energia basati sulla collaborazione tra cittadini, imprese ed enti locali e religiosi con l’obbiettivo di promuovere l’autosufficienza energetica attraverso fonti rinnovabili».
Cosa l'ha convinta ad abbracciare questa causa?
«Oggi è strategico produrre energia attraverso fonti rinnovabili quali l’eolico, l’idroelettrico, il fotovoltaico. Vede, in Europa siamo il Paese di gran lunga con la bolletta energetica più cara in assoluto: 127 euro per un MWh, il doppio della Francia (64 MWh), il triplo della Spagna (42 MWh) e poco meno del doppio rispetto alla media europea (76 euro per MWh). Questo fa esporre il nostro Paese, la nostra economia, la nostra industria in modo squilibrato rispetto al resto dei Paesi europei».
Secondo lei le Cer hanno la forza per risolvere anche solo in parte questi problemi ?
«Mi piace ricordare Madre Teresa: "ogni cosa che facciamo è come una goccia nell’oceano, ma tantissime gocce, insieme, possono cambiare le cose". Così vale per le Cer: in Italia l’8% delle persone non sono in grado di pagare i costi dell’energia loro addebitata, molte aziende sono costrette a chiudere perché i costi di produzione sono fuori controllo. Dobbiamo invertire la rotta».
Quali sono le difficoltà maggiori che si incontrano in questo percorso?
«Il primo scoglio è la comunicazione: convincere aziende, cittadini, associazioni della convenienza della partecipazione a una Cer. In Valtrompia, grazie alla sinergia fra Comunità montana e Comuni si è dato vita a quattro comunità energetiche suddivise fra alta, centro, bassa valle e Lumezzane. Il presidente Massimo Otelli ed i sindaci hanno dimostrato coraggio e lungimiranza, hanno tenuto a battesimo le quattro comunità, battendo il chiodo della conversione ambientale in chiave turistica e sociale».
Quali sono i risparmi che consentiranno queste configurazioni?
«Con una produzione rinnovabile a km-zero famiglie e aziende hanno risparmio economico non indifferente oltre che un autoconsumo rilevante nelle ore giornaliere. Inoltre la produzione energetica non consumata viene ceduta alla rete con conseguenti benefici economici previsti dalla legge nazionale per oltre vent’anni. Non solo, per il solo fatto di appartenere ad una Cer, con i fondi del Pnrr si possono abbattere del 40% i costi di installazione».
Ma se è così conveniente perchè tanta diffidenza sulle Cer?
«Non è un mistero che i big player di energia e gas vedano con fastidio il nascere e il propagarsi di tali comunità. Ci sono Paesi nel Nord Europa che hanno raggiunto la produzione di energia rinnovabile per l’intero fabbisogno nazionale con evidenti benefici ambientali e socioeconomici: non consumano più gas, petrolio, carbone ma producono energia con il vento, il sole e la forza dell’acqua. Questi sono tutti motivi per cui vale la pena costituire e partecipare alle comunità energetiche rinnovabili».
Il futuro si scrive anche così.
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