Corteggiati ma spesso impresentabili: i partiti che cercano casa alle Europee

Dal Movimento 5 Stelle a Fidesz: il Parlamento europeo del futuro avrà oltre 60 eletti fuori dagli schieramento
Il parlamento europeo a Bruxelles - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il parlamento europeo a Bruxelles - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Le prossime elezioni europee sono caratterizzate da grande incertezza. Se è dato per certo che il Partito popolare europeo e i Socialisti&Democratici saranno rispettivamente il primo e il secondo partito per numero di eletti, ancora non si sa quale sarà la terza forza parlamentare.

Se la giocano l’estrema destra sovranista di Le Pen e Salvini, i nazionalisti conservatori di Meloni e i liberali che hanno in Macron il loro riferimento. Per definire le gerarchie nell’emiciclo del prossimo Parlamento europeo saranno decisivi i cosiddetti Non Iscritti, gli eletti in rappresentanza di partiti che al momento non sono affiliati ad alcuna famiglia politica europea e dunque a nessun gruppo parlamentare.

Componenti

I «Non iscritti» in Parlamento europeo potrebbero ricordare il gruppo misto del Parlamento italiano con alcune piccole differenze, a cominciare dal fatto che non hanno né un capogruppo, né una struttura e questo li penalizza oltre che dal punto di vista dell’efficacia politica anche da quello dei finanziamenti interni.

Negli anni ci sono finiti estremisti di destra (ad esempio negli ultimi dieci anni i neonazisti greci di Alba Dorata) e di sinistra (come i marxisti-leninisti greci del Kke e i baschi di Herri Batasuna), ma anche singoli parlamentari che hanno abbandonato il proprio gruppo d’origine o ne sono stati espulsi. In questo caso i non iscritti sono un approdo per semplici deputati o figure note della politica europea come ad esempio Jean-Marie Le Pen che vi arrivò quando venne escluso nel 2015 dal Front National per decisione della figlia Marine.

Per quanto riguarda le forze politiche al momento due partiti su tutti fanno notizia tra i non iscritti. Gli ungheresi di Fidesz, il partito di Orban, che sono arrivati nel 2021 un attimo prima di essere espulsi dal Ppe (da cui erano già stati sospesi), al termine di una sofferta vicenda politica legata all’erosione dello stato di diritto in Ungheria e allo scontro con i vertici delle istituzioni europee. Poi c’è il Movimento 5 Stelle che tra il 2014 e il 2019 aveva formato un gruppo con lo Ukip di Nigel Farage e, dopo la Brexit e con la fine dell’esperienza dell’Efdd, ha passato gli ultimi 5 anni a Strasburgo alla ricerca, senza esito, di un approdo politico tra Verdi, Liberali e Sinistra europea.

In questo gruppo eterogeneo oggi trovano posto anche i tre eletti degli indipendentisti catalani tra cui il loro leader Carles Puigdemont (che ha in questi anni ha goduto dell’immunità europea, ma che nei giorni scorsi ha fatto sapere che non si ricandiderà alle Europee). Ci sono anche i due partiti che governano la Slovacchia: lo Smer del premier Robert Fico e Hlas del presidente del Parlamento slovacco Robert Pellegrini (oggi candidato anche alla presidenza slovacca). Lo scorso ottobre il Partito socialista europeo li ha sospesi per le loro posizioni filorusse e per le dichiarazioni dei leader contro lo stato di diritto e sul tema dei migranti. I dubbi dei socialisti europei sul posizionamento internazionale degli slovacchi sono confermati dalla decisione del governo Fico di sospendere l’invio di armi a Kiev.

Sguardo al futuro

Secondo le ultime proiezioni all’indomani delle prossime elezioni europee il gruppo dei Non iscritti accoglierà oltre una sessantina di deputati, tra rappresentanti di partiti che sono stati formati di recente e quindi non sono ancora entrati in un partito europeo e quelli che potrebbero cercare una nuova affiliazione offrendo in cambio i propri eletti.

Fidesz, ad esempio, sarebbe già in predicato di entrare nel gruppo dell’Ecr dopo che Orban e Meloni avrebbero trovato un accordo di massima nei mesi scorsi. Anche per i Democratici danesi potrebbe essere quasi naturale entrare tra i Conservatori e riformisti europei. Con questi innesti il partito europeo presieduto da Giorgia Meloni sarebbe proiettato oltre i 90 deputati.

In questa ottica di incastri Identità e democrazia di Salvini e Le Pen potrebbe accogliere Konfederacja un movimento polacco che ha federato piccoli partiti polacchi tra cui quello di ispirazione monarchica e un paio cattolico-reazionari e che tra le varie proposte ha quella di una sorta di neutralità polacca rispetto agli attuali conflitti in corso. I polacchi sono accreditati di 7 seggi al Parlamento Ue: dovessero entrare in ID, i sovranisti arriverebbero a ridosso dei 100 deputati (un record storico). Dalla parte opposta dell’emiciclo il movimento tedesco di Sahra Wagenknecht dopo la diaspora dalla Linke vuole creare un nuovo gruppo parlamentare di sinistra nel prossimo Europarlamento, se così fosse il Movimento 5 Stelle potrebbe aver terminato il suo vagabondare. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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