Economia

Saccone: «Brescia deve fare un salto di qualità nei rapporti con l'Europa»

L'intervento integrale del presidente della Camera di Commercio pubblicato sul Giornale di Brescia
La bandiere dell'Europa e dell'Italia - © www.giornaledibrescia.it
La bandiere dell'Europa e dell'Italia - © www.giornaledibrescia.it
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L’iniziativa del Giornale di Brescia di accendere un faro sui temi europei è stata accolta con grande favore da tutto il mondo delle imprese: questo mi fa pensare che vi possa essere un salto di qualità nella consapevolezza con la quale la nostra città partecipa e contribuisce ai dibattiti che si sviluppano a Bruxelles.

Ne guadagneremo sicuramente: sono molti i temi da presidiare con grande attenzione, affinché la loro evoluzione sia foriera di opportunità per il nostro territorio, invece che di preoccupazioni. Ora a mio avviso serve trasformare questo slancio in metodo di lavoro.

Le istituzioni dell’Unione europea hanno ruoli diversi nel contesto della procedura legislativa o decisionale. Bruxelles non è Roma, Bruxelles non è Milano. Bruxelles ha regole tutte sue per prendere decisioni o per adottare norme, non necessariamente più complesse di quelle nazionali o regionali, semplicemente diverse: bisogna quindi studiarle, prepararsi con puntiglio e per tempo, altrimenti l’investimento in termini di impegno rischia di essere vano. È ad esempio fondamentale tenere presente il fatto che la Commissione europea ha la titolarità esclusiva del diritto di iniziativa legislativa.

Mettendo da parte i tecnicismi, questo vuol dire che la fase di riflessione e definizione delle politiche avviene in Commissione europea, che poi trasla tali analisi in proposte di norme. In parole povere: è la Commissione europea che decide se una nuova disciplina debba essere proposta o meno e le caratteristiche della medesima. Questo è un passaggio a mio modo di vedere essenziale, in quanto fa ben capire quanto sia importante la pianificazione, quando si parla di contribuire ai dossiers europei, sin dalla loro fase istruttoria, direi di gestazione.

Cosa fare?

Cosa bisogna fare in concreto? Serve studiare per bene il programma di lavoro della Commissione, individuare i dossiers prioritari (pensare di seguirli tutti è poco realistico), individuare i referenti istituzionali all’interno delle diverse Direzioni Generali della Commissione e presentare loro posizioni che non potranno essere solo di natura politica, ma dovranno avere solide basi e argomentazioni tecniche, in quanto dall’altra parte del tavolo vi saranno tecnici con competenze specifiche, che non necessariamente avranno la nostra stessa visione di un determinato tema.

Convincere il livello tecnico-operativo della Commissione europea a concordare su un certo approccio di analisi, coerente con le esigenze del nostro territorio, è un risultato da perseguire con grande costanza e applicazione: un successo in questa fase vuol dire porre basi corrette per la redazione della successiva iniziativa legislativa e trovarsi quindi la strada spianata verso il risultato auspicato.

Pubblicata la proposta della Commissione, arriva allora il momento dei co-legislatori, cioè il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea, le istituzioni che discutono e adottano la norma nella sua formulazione definitiva, quella che poi trova applicazione in tutti gli Stati Membri. Anche in questo caso fornire un contributo, in termini di eventuali proposte di emendamento, è attività da ben calibrare, in termini di linguaggio e contenuto. In Parlamento europeo, un parlamentare su dieci è italiano, con appartenenza politica ovviamente diversa e quindi posizioni sui diversi temi che possono differire in modo sensibile.

Serve quindi certamente riflettere su come informare al meglio i nostri parlamentari. Ma serve anche che essi, ove condividano le nostre posizioni, possano convincere anche altri colleghi, non italiani, a sposarle. Un approccio simile è anche quello da proporre alle nostre autorità governative nazionali, informando per tempo non solamente il livello politico, ma anche quello tecnico operativo, che segue la proposta legislativa già nelle primissime fasi di discussione.

È chiaro in entrambi i casi che l’Italia e la delegazione italiana al Parlamento europeo poco possono fare da sole, serve avere il tempo e gli argomenti per costruire alleanze, anche accettando compromessi che siano in ultima analisi accettabili per il nostro Paese. Per fare tutto questo serve programmazione scrupolosa, organizzazione e spirito di squadra.

Zero emissioni nette

Pensiamo ad esempio alla recentissima proposta di normativa sull'industria a zero emissioni nette. L’obiettivo è più che condivisibile, cioè supportare quelle tecnologie pulite che vanno assolutamente valorizzate in Europa, non solo in termini di narrativa politica, ma anche in termini di vera e propria manifattura. Il fatto che l’Europa non abbia ormai un’industria dei pannelli fotovoltaici è un esempio emblematico.

Questa proposta non ha però avuto una valutazione di impatto che l’abbia preceduta, come invece accade di consueto. Questo significa che l’analisi di preparazione è stata basata, in generale, su tutto quel dibattito che ha avuto luogo a partire dalla pubblicazione del Green Deal, non su un’analisi tecnica mirata. A dispetto di ciò, l’allegato alla proposta di Regolamento prevede una lista di quelle che sono considerate le tecnologie strategiche, quelle da valorizzare.

C’è quindi da chiedersi: Brescia cosa pensa di questa proposta e di questa lista? Per facilitare questa riflessione la Camera di Commercio condurrà a breve un'analisi sul cluster di imprese che operano e/o che si avvalgono delle predette tecnologie ritenute strategiche. Un'indagine che potrà far conoscere quanto il sistema imprenditoriale bresciano sarà coinvolto e pronto alle sfide tecnologiche del futuro.

Riflessioni

Le riflessioni appena espresse si focalizzano sulla procedura legislativa ordinaria, ma non esaurisce l’intera attività normativa europea, quella per intendersi che rappresenta l’attuazione di normativa già adottata. In molti avranno sentito parlare della Corporate sustainability reporting directive, che riguarda la comunicazione societaria sulla sostenibilità. In questo caso la norma esiste, ma è ora in fase di implementazione, con atti delegati che vengono elaborati con il supporto del Gruppo consultivo europeo per le relazioni finanziarie.

Sono proprio questi atti delegati che definiranno l’altezza alla quale verrà posta l’asticella degli obblighi di reporting rispetto agli aspetti ambientali, sociali e di diritti umani, oltre che di governance, obblighi che comunque si applicheranno alle grandi società, alle PMI quotate in borsa e solo su base volontaria alle altre PMI. La pubblicazione di questi standard è prevista entro la metà di quest’anno.

Altre iniziative sono in corso in materia di attività di comunicazione societaria a Bruxelles: tra di esse segnalo quella che imporrà un obbligo di due diligence, quindi ulteriore rapportistica, alle imprese più grandi, in merito al rispetto da parte loro dei loro fornitori e dei loro clienti di una serie di norme a protezione dell’ambiente e dei diritti umani. La direttiva imporrà obblighi che a cascata ricadranno anche sulle aziende più piccole: si tratta certamente di un’ulteriore iniziativa europea, condivisibile riguardo ai suoi fini, che abbiamo tutto l’interesse a monitorare da vicino, fornendo se necessario il nostro contributo, non fosse altro che perché i nuovi adempimenti si aggiungeranno a quelli già esistenti o in fase di attuazione.

Il futuro sviluppo della nostra economia si gioca ora ed è questo il momento di esserci, agendo proattivamente: inutile e beffardo invece esprimere riserve dopo, quando sarà troppo tardi.

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