Casasco: «Manovra seria e con noi al governo mai la patrimoniale»

Una manovra «seria e credibile», che ha «coniugato economia sociale e reale» puntando su aspetti come la «crescita delle imprese e l’abbassamento della tassazione, con evidenti benefici in termini di generazione della ricchezza». Così Maurizio Casasco, deputato di Forza Italia, responsabile del dipartimento economico del partito e presidente della Commissione bicamerale di vigilanza sull’anagrafe tributaria, tratteggia la legge di Bilancio prossima all’approvazione parlamentare, una norma nella quale l’imprinting forzista è marcato, dal taglio dell’Irpef fino a misure di sostegno al tessuto economico con l’iperammortamento in testa.
Onorevole, cosa intende per manovra seria e credibile?
La manovra vale 18,7 miliardi di euro, una delle più ridotte in termini numerici degli ultimi anni. È però seria e credibile perché l’Italia si trovava sotto procedura d’infrazione europea e avrebbe dovuto rientrare entro il 31 dicembre 2026 nel parametro del 3%. Siamo riusciti a farlo con un anno di anticipo, risultato che testimonia la credibilità del governo e l’efficacia delle scelte economiche. E Forza Italia si conferma il partito delle imprese, dello sviluppo e della crescita.
Il concetto di credibilità è quanto mai importante, anche sugli scenari internazionali.
Le principali agenzie del mondo hanno infatti alzato il rating del Paese. E si è abbassato lo spread sui Bund tedeschi, da 220 punti, quando si è insediato l’esecutivo, ora è al di sotto degli 80 per i Btp decennali e addirittura tra i 15-20 su quelli biennali.
Entrando nello specifico della manovra, come avete agito sul fronte imprese?
Abbiamo inserito un elemento importante quale un iperammortamento che incentiva la crescita delle imprese, al 180% e del 220% per gli investimenti ecologici. L’obiettivo è renderlo triennale e strutturale. È poi stato rafforzato il progetto delle Zes, intervento che ha già generato con 2,2 miliardi di credito d’imposta oltre 25 miliardi di investimenti nel Centro-Sud. Abbiamo poi esteso i premi alla produzione, portando il limite da 3 a 5 milioni di euro e riducendo la tassazione dal 5 all’1%, a cui si aggiungono le misure di detassazione dei salari e degli straordinari e degli aumenti contrattuali al 5% fino a 28mila euro.
Veniamo quindi a uno dei cavalli di battaglia del suo partito, il sostegno al ceto medio.
In tre anni abbiamo introdotto un vero abbassamento delle tasse. Il taglio del cuneo fiscale è stato di 12 miliardi ed è diventato strutturale. Abbiamo accorpato a tre le aliquote Irpef, che portano più soldi nelle tasche degli italiani fino a un reddito di 35mila euro. E oggi agiamo sull’abbattimento dell’Irpef, manovra fortemente voluta Forza Italia dallo scorso anno, dal 35 al 33% dell’Irpef per redditi fino a 50mila, con l’impegno di estenderlo a 60 mila con la prossima manovra.
La sinistra però ha puntato il dito, dicendo che si vanno a privilegiare le fasce più ricche.
La sinistra non ha argomenti e si attacca a strumentalizzazioni come quelle fatte sulle dichiarazioni di Bankitalia. Come mette invece in evidenza la portavoce dell’Ufficio parlamentare di bilancio Daniela Bracco, e cito, «la manovra sostiene la stabilità dei conti pubblici. Le riforme attuate sull’Irpef in questi anni hanno aumentato la capacità redistributiva del sistema, dove negli anni scorsi è stata a favore dei redditi bassi e quest’anno ai redditi tra 28mila e 50mila». La verità è che noi abbiamo abbassato le tasse.
E la patrimoniale?
Come ribadito ancora una volta dal vicepremier Tajani, e tema sempre sostenuto dal presidente Berlusconi, fin quando Forza Italia sarà al governo la patrimoniale non ci sarà, dato che sarebbe una seconda tassazione su una rendita già tassata. È una misura statalista, stalinista, ma fa piacere che ora la sinistra abbia svelato il suo vero volto sempre presente nel suo Dna: vuole la patrimoniale. Peccato che allo sciopero del 12 dicembre saranno soli, dato che in piazza scenderà solo la Cgil dopo il no della Uil e della Cisl.
Nell’analisi della legge sono però emerse criticità di carattere tecnico, da lei sollevate.
Sono state sollevate in chiave positiva, e il governo le ha recepite con attenzione. In particolare si è evidenziato il problema dell’articolo 18, che rischia di introdurre una doppia tassazione sui dividendi, rompendo il principio di neutralità fiscale all’interno delle partecipazioni di una stessa catena societaria.
Anche l’articolo 21 presenta quello che ritengo un refuso: l’aumento dell’Irap doveva riguardare solo enti creditizi e assicurativi così come previsto nel Documento tecnico. Ma nella legge, a causa del riferimento a un diverso decreto legislativo, ha finito per includere anche le holding non finanziarie, estendendo di fatto la norma alla manifattura. È un punto che va corretto e Forza Italia si batterà affinché rimanga fedele al principio originario. C’è però concordia nella maggioranza e stiamo lavorando per trovare le coperture necessarie e risolvere i nodi senza ricorrere a emendamenti. L’obiettivo è arrivare a una soluzione condivisa: la nostra compagine è stabile, unita e coesa nell’interesse del Paese.
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