Lavoro, dimissioni volontarie in calo nelle aziende bresciane

Nel 2024 il tasso di turnover volontario – rappresenta l’intensità con cui i dipendenti lasciano spontaneamente il proprio posto di lavoro – rilevato tra le imprese bresciane aderenti a Confindustria Brescia si è attestato al 6,2%, in lieve contrazione rispetto ai valori rilevati nel 2022 (6,7%) e nel 2023 (6,8%), ma rimanendo ampiamente al di sopra nei confronti della situazione pre-Covid.
A evidenziarlo è l’edizione 2025 del «Hr dashboard», curata dal Centro Studi di Confindustria Brescia. Tale documento, che ha visto la partecipazione di 153 imprese locali che danno lavoro a circa 20 mila addetti, raccoglie i principali risultati dell’annuale «Indagine sul lavoro» realizzata dal Sistema Confindustria.
L’analisi
Secondo la ricerca il turnover volontario «appare sostanzialmente coerente con quanto riscontrato a livello complessivo provinciale nei dati di fonte amministrativa». Nel 2024 il numero delle dimissioni è stato pari a 59.202, poco al di sotto del record storico rilevato nel 2022 (61.691) ma comunque su livelli ampiamente superiori alla situazione pre-pandemica (poco meno di 39 mila dimissioni annue fra il 2015 e il 2019). Va ricordato che la quota di dimissioni riscontrate nel 2024 sul totale delle cessazioni si è attestata al 36%, confermando l’accelerazione di tale fenomeno dal 2021.
Sempre nel 2024 lo smart working ha interessato il 44% delle imprese bresciane e ha coinvolto l’11% dei dipendenti. Si tratta di numeri più bassi rispetto a quanto sperimentato a livello lombardo, dove la diffusione del «lavoro agile» ha riguardato il 47% delle aziende, mentre la quota degli smart worker è stata pari al 28%.
Welfare, assenze, neolaureati
L’indagine ha poi affrontato anche il fenomeno della conversione in welfare dei premi di risultato. Tra le aziende bresciane che prevedono tale possibilità, il 35% dei dipendenti ne ha effettivamente usufruito, una quota più alta di quanto rilevato in Lombardia (29%). Il dato locale è la sintesi fra il 47% dei quadri e il 35% degli operai e impiegati.
Il tasso di assenza dell’addetto medio, calcolato come rapporto tra ore perdute e ore lavorabili, è stato invece pari al 7%, caratterizzandosi nuovamente per un’elevata eterogeneità tra i diversi inquadramenti (3% per i quadri, 4,7% per gli impiegati e 8,7% per gli operai) e per genere (6,7% nei maschi e 8,1% nelle femmine).
La rilevazione si è poi soffermata sulle retribuzioni d’ingresso dei neolaureati. Nel contesto bresciano, un laureato triennale, al suo primo impiego, percepisce uno stipendio di 27.099 euro. Più elevate risultano le retribuzioni per i laureati magistrali, con punte di 29.201 per i profili tecnico-scientifici.
AI
Da ultimo l’indagine ha fornito un approfondimento sullo stato di diffusione dell’intelligenza artificiale all’interno di tutte le imprese lombarde coinvolte nell’iniziativa. Dalla ricerca emerge che il 59% delle realtà intervistate ha adottato (12%) o sta valutando di adottare (il restante 47%), strumenti di intelligenza artificiale.
Il commento
«Il lieve calo del turnover volontario è un segnale positivo, ma i dati ci ricordano che permangono sfide rilevanti nella fidelizzazione dei talenti e nella gestione del capitale umano – evidenzia Roberto Zini, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Relazioni industriali e Welfare –. In particolare il forte utilizzo dello strumento del welfare aziendale nel nostro territorio e una buona propensione nell’adozione dello smart working, anche se con margini di miglioramento, testimoniano la capacità di molte imprese bresciane di adattarsi a contesti mutevoli, pur mantenendo un forte radicamento nella propria vocazione produttiva.
Da segnalare anche l’avanzamento nei processi di adozione dell’intelligenza artificiale, che ci restituisce un’immagine di un tessuto imprenditoriale che, nonostante alcune difficoltà, guarda al futuro con apertura e spirito di innovazione
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