Economia

Grandine, cimice asiatica e mosca olearia dimezzeranno la raccolta di olive sui laghi bresciani

Il comparto presenta diverse problematiche sul Garda e sul Sebino. Gli agricoltori: «Abbiamo patito molto»
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La natura sta diventando anno dopo anno un avversario sempre più ostico per chi coltiva ulivi e produce olio d’oliva. Sui laghi Garda e Iseo nonostante le attenzioni di agronomi e agricoltori l’alternanza tra gli anni carichi e quelli meno carichi rischia di assere sempre più marcata.

A contribuire a questo squilibrio tra la primavera e l’estate di quest’anno si sono alternati veri e propri flagelli, tra grandinate, cimice asiatica e mosca olearia, più in alcune zone – come testimoniato dal lago d’Iseo dall’agronomo Matteo Ghilardi - anche l'Euzophera pinguis, una farfallina che scava il legno dell'albero facendo seccare i rami, e la Margaronia, un lepidottero che si ciba prima dei germogli freschi e in seguito anche delle olive, non pregiudicandone interamente i raccolti ma comunque rosicchiandone e riducendone la polpa.

Partendo dal gigante Garda, dove si concentra la maggior parte della produzione bresciana di olio d'oliva di pregio, i giudizi sui possibili raccolti 2023 non sono di certo esaltanti. Come raccontato dalla presidente della sezione «olio» di Confagricoltura Brescia, Rita Rocca, «la produzione che sta andando verso la maturazione definitiva è in chiaro-scuro. Era partita bene, con fioriture abbondanti, ma poi la grandine dell’ultima decade di luglio, che si è abbattuta in diversi momenti su Salò, Muscoline, Puegnago, Desenzano e Sirmione, ha avviato lo sfoltimento della presenza di olive, mandandola sotto la media degli ultimi anni buoni (nel 2019 e nel 2021 comunque non si era praticamente neanche prodotto). In molti sul nostro lago hanno perso circa il 50% del raccolto, nonostante a luglio si sia arginata la presenza delle cimici asiatiche e nelle ultime settimane le trappole abbiano limitato molto la mosca olearia».

E proprio la mosca non sarebbe più considerato il problema più serio, come invece succedeva fino a qualche anno fa. «Abbiamo patito di più le grandinate - ricorda il coltivatore e dirigente di Coldiretti Brescia, Silvano Zanelli - e le folate della cimice asiatica, che conosciamo meno e contro cui siamo meno preparati. Ci sono comunque zone come l’Alto Garda in cui la Casaliva è ancora ben numerosa, mentre altre come la Valtenesi in cui i raccolti si sono dimezzati. Nonostante il crescendo di difficoltà crediamo sia comunque strategico salvaguardare l’agricoltura dei nostri territori, sia per far fronte ai problemi idrogeologici a cui vanno incontro i campi non curati, sia per il turismo che sempre di più cerca i prodotti tipici, tra cui l’olio è un’eccellenza».

Per Simone Frusca, specialista Coldiretti in tema di olivicoltura, «in zona Garda si può parlare di perdite attorno al 50% rispetto al 2022, che era stato un anno discreto. Il danno più alto probabilmente è arrivato dalle bizzarrie del clima, partite con piogge molto frequenti tra maggio e giugno che hanno innescato una cascola verde dovuta all’eccessiva umidità e alla presenza di funghi».

Sul Sebino la situazione è simile, e Nadia Turelli, olivicoltrice e dirigente di Coldiretti, stima «tra Sale Marasino e Marone, quindi nel medio lago, una riduzione generale di circa la metà sull'annata precedente. A qualcuno però è andata meglio. Chi ha fatto i trattamenti fitosanitari con attenzione e puntualità ha una presenza di olive, e in prospettiva la possibilità di un raccolto, sicuramente migliore». 

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