Grandine, vento e caldo anomalo piegano l’agricoltura bresciana

«Il conto dei danni è spaventoso». È lapidario Giacomo Lussignoli, presidente del Consorzio di difesa delle colture intensive della Provincia di Brescia nel descrivere la situazione dopo gli eventi calamitosi dei giorni scorsi nelle campagne. Impossibile al momento parlare di cifre, di sicuro si tratta di milioni di euro di danni, e di certo si può dire che nella campagna bresciana si contano perdite dal 20 al 100% delle produzioni in campo e a cui vanno aggiunti i danni alle strutture come stalle, serre e magazzini.
«Eventi come gelo, grandine, vento, le scottature di caldo, le incredibili alluvioni - commenta Giacomo Lussignoli presidente di Condifesa -, il numero e la capacità di distruzione si è incredibilmente elevata, senza contare che la tempistica degli accadimenti si è anch’essa trasformata sia nel quando come nel quanto succede: l’indice di rischiosità si è alzato moltissimo. Si perde qualità e quantità delle produzioni, basta pensare ad esempio a quanto accade al mais oggi che, a causa di tutto ciò, rischia di diventare introvabile con ulteriore danno per la filiera zootecnica di qualità di latte e carne».
Produzioni frutticole
Lussignoli fa anche l’esempio delle produzioni frutticole. «Gli agricoltori stanno cercando di porre rimedio anche solamente aumentando le superfici delle reti di protezione ma, spesso, si ritrovano con superfici coperte che non sono sufficienti a proteggere tutto ciò che è in campo. Le assicurazioni sono una strada da seguire, ma vanno aggiunti finanziamenti per l’applicazione delle nuove tecnologie innovative che possono essere in grado di alleviare i danni. Parlo - continua Lussignoli - ad esempio della “buona” genetica che può dare piante più forti e resistenti oppure impianti di irrigazione più efficienti o coperture con materiali innovativi. Ormai alle polizze assicurative vanno aggiunte soluzioni tecnologiche e di innovazione sia nelle piante che nelle strutture».
Rischio clima
Concetti condivi anche da Oscar Scalmana, presidente del Consorzio Agridifesa Italia che nel 2022 ha raggiunto un valore assicurato in campo di oltre 340 milioni di euro. «Per quanto attiene la gestione del rischio è divenuta fondamentale in tempi di cambiamenti climatici ed economici così repentini, si è resa evidente l’importanza assunta nella tutela sia della garanzia del reddito delle imprese agricole sia di quella reale per l’accesso al sistema creditizio.
Per fare tutto questo la gestione del rischio deve essere efficiente sia negli indennizzi sia nel ricevimento ai consorzi di difesa dei contributi spettanti, come peraltro previsto dalla legge. Per il prossimo anno - prosegue il presidente Scalmana - saranno necessarie delle misure straordinarie per abbassare le franchigie e anche una campagna di sensibilizzazione ancora più efficace sui temi assicurativi. Sarebbe auspicabile, in questo contesto, un dialogo congiunto con il sistema assicurativo per un equo conteggio dei danni e dei ristori».
Dare un’idea di quanto successo nei campi bresciani è complicato: tutte le produzioni dal vino ai cereali; dalla frutta ed anche alla zootecnia i danni sono gravi visto che anche molte strutture sono state scoperchiate od hanno avuto i tetti crollati. La lista dei danni nella campagna bresciana è in continua – purtroppo – evoluzione.
Di certo occorre ragionare, come indicato dai due consorzi di difesa bresciani aggiungendo all’assicurazione anche strumenti innovativi e l’utilizzo della tecnologia per scongiurare decisioni drastiche di evitare di coltivare in alcune zone non più assicurabili perché definite statisticamente grandigene con un indice di rischiosità troppo elevato. Anche questo è un effetto del cambiamento climatico sul quale riflettere.
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