Fiom, De Palma: «Nel contratto rinnovato focus su salari e orario»

I lavoratori metalmeccanici si preparano allo sciopero di 8 ore del 20 giugno e Brescia conferma la sua centralità nel panorama economico nazionale ospitando l’assemblea regionale dei delegati della Fiom Cgil ed il loro segretario generale, Michele De Palma, intervenuto nell’aula magna della facoltà di Giurisprudenza insieme al segretario provinciale della Cgil, Francesco Bertoli ed all’omologo delle tute blu locali, Antonio Ghirardi.
La trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro dei lavoratori metalmeccanici resta in una fase di stallo, sia per quando riguarda l’accordo con Federmeccanica (scaduto il 30 giugno 2024) sia con Unionmeccanica (fine 2024).
De Palma, quanto è importante, in un momento così complesso dal punto di vista economico, oltre che geopolitico, il rinnovo dei Ccnl dei metalmeccanici?
«È fondamentale perché nella situazione di instabilità che il mondo sta vivendo, con i conflitti in Medio Oriente e in Ucraina e con l’assillo dei dazi di Trump che rischiano di colpire pesantemente l’industria europea e italiana, ad esempio dell’acciaio e dell’alluminio, il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, che coinvolge oltre due milioni di lavoratori, offrirebbe un elemento di stabilità. Oggi più che mai ci sarebbe bisogno di una politica industriale che potesse tenere insieme entrambe le parti, quella della rappresentanza dei lavoratori come quella delle imprese, difendendo e promuovendo l’interezza del sistema industriale. La mancanza del contratto è un danno per tutto il Paese oltre che per i lavoratori, che non vedono alcun segnale sul fronte dell’aumento del loro potere di acquisto. Del resto, lo ha detto anche Draghi che è necessario superare la politica dei bassi salari e che proprio i salari servono a rilanciare la domanda interna».

Va anche tenuto in considerazione che il nostro mercato interno soffre e il potere d’acquisto degli italiani è diminuito rispetto a qualche anno fa.
«Concordo. Da troppi anni in Italia, e lo dico in termini generali e non pensando solo ai metalmeccanici, ha primeggiato una politica di bassi salari per favorire le esportazioni. Oggi, però, non possiamo più esportare nello stesso modo, complice una crisi geopolitica pesante, bisogna far ripartire la domanda interna, che riparte solo se si aumentano gli stipendi dei lavoratori del pubblico impiego come quelli del privato o dei pensionati».
Oltre alla questione salariale, a quale altra voce tenete in modo particolare in questo rinnovo?
«Il Ccnl, per come abbiamo concepito la piattaforma, serve anche ad affrontare la transizione ecologica e tecnologica. Bisogna dare stabilità ai lavoratori e alle nuove generazioni che vivono una condizione di precarietà, e per farlo bisogna fornire delle garanzie, ad esempio negli appalti e nei subappalti, anche privati, senza dimenticare l’impatto sulla salute e la sicurezza. Infine, bisogna riflettere sulla riduzione degli orari di lavoro, perché viviamo un processo di transizione e ne va della tenuta della base occupazionale. Una riduzione che può prevedere tra l’altro l’intervento del Governo, anche attraverso strumenti formativi. La piattaforma, insomma, è la base per una negoziazione, ma non si può né trattare né vincere se non ci si siede nemmeno al tavolo».
Cosa intende?
«Intendo che il 20 giugno scioperiamo perché non c’è il tavolo negoziale. Oggi, in sostanza, non stiamo discutendo nel merito del rinnovo, perché il sistema delle imprese si è preso la responsabilità di non offrire nemmeno un terreno di confronto ed in una realtà come quella bresciana questo crea un danno anche a tutto il sistema territoriale. Per questo siamo qui oggi, e per la stessa ragione saremo a Bergamo il 20 giugno: la Lombardia è uno degli snodi centrali del sistema industriale del Paese e bisogna esserci».
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