Economia

Caro energia, scatta l’allarme a Brescia: «Un’impresa su tre rischia il fermo»

Apindustria: le pmi devono accelerare sulle rinnovabili. Avviato un tavolo tecnico sulle Comunità energetiche
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PAURA STOP PER UN'AZIENDA SU 3
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A tremare non sono solo i grandi energivori. La paura di un inverno drammatico sul fronte energetico è trasversale: tocca le aziende della metallurgia tanto quanto quelle della meccanica; del tessile, dell’abbigliamento, fino al commercio. A certificare la grande preoccupazione che vivono gli imprenditori bresciani è l’indagine del Centro Studi di Apindustria Confapi Brescia realizzata su un campione di 100 imprese di piccole e medie dimensioni (tra i 10 ed i 50 dipendenti, con fatturati compresi tra i 2 ed i 10 milioni) dalla quale emerge come un’azienda su tre teme di dover fermare la produzione nelle prossime settimane se dovessero permanere le attuali dinamiche speculative di prezzo sull’energia.

«Il peso crescente della componente energia sul complesso dei costi di produzione, spinge verso fermi produttivi - sottolinea l’indagine del Centro studi Apindustria Brescia -: il 33% delle imprese associate si troverà costretta a muoversi in questa direzione. Non vi è tuttavia un legame univoco tra la necessità di fermare la gestione e la qualifica di energivora: sono imprese di medie dimensioni. Si tratta di realtà che da giugno ad oggi rilevano un peggioramento grave nei prezzi dei materiali e previsioni molto negative per i prossimi mesi».

 

Aumenterà la «cassa»

Secondo lo studio Apindustria Brescia, le imprese che dipendono totalmente dal sistema energetico nazionale sono circa l’80%, mentre il restante 20% riesce ad autoprodurre una parte dell’energia (circa il 30% sul totale del necessario). La strada verso una parziale autonomia energetica è ancora molto lunga.

La questione che si pone è comunque un’altra: come reagiranno le imprese interessate ai fermi produttivi? Secondo l’indagine la metà (il 49%) utilizzerà la cassa integrazione e un altro 46% farà ricorso a ferie e permessi. Residuale al momento l’ipotesi di un ricorso ai licenziamenti. «Il quadro che emerge è sempre più complicato a causa di inflazione, prezzi dell’energia e perdita di competitività del nostro sistema rispetto a competitor esteri meno legati del nostro a tali dinamiche - afferma il presidente Pierluigi Cordua -. Servono risposte immediate della politica, sapendo che quelle legate al disaccoppiamento tra prezzo dell’energia e del gas possono arrivare solo dall’ambito comunitario; chiediamo aiuti mirati alle imprese più penalizzate e una maggiore pianificazione per non ritrovarci poi a subire razionamenti improvvisi».

Scenari

Quali alternative si pongono ora davanti alle aziende? Come rileva l’indagine «nell’ipotesi che i costi energetici si stabilizzassero ai prezzi odierni, più di 4 intervistati su 10 (il 43%) si troverebbero in una situazione di grande difficoltà, legata all’impossibilità di operare azioni compensative.

L’opzione strategica maggiormente probabile è legata alla ricerca di soluzioni sostanziali di energy saving (31% degli intervistati) o alla produzione di energia da fonti rinnovabili (29%)». Tra gli interventi più richiesti dalle imprese, l’introduzione del price cap e di una riforma del mercato energetico meno legato a dinamiche speculative, così come la necessità di un coordinamento a livello intra comunitario.

Un tavolo sulle rinnovabili

Gli investimenti nelle rinnovabili sono la strada maestra per raggiungere l’obiettivo dell’autonomia energetica del tessuto industriale del territorio. Tema diventato una vera urgenza per le nostre aziende e sul quale il presidente Cordua sta lavorando da tempo: «Istituiremo uno specifico tavolo tecnico per approfondire il percorso e le opportunità offerte dalle Comunità Energetiche. Siamo infatti convinti che, oltre ai necessari solleciti, sia anche fondamentale capire quali siano le azioni operative perseguibili sul territorio e pensiamo che le Comunità Energetiche siano una di queste strade. Sapendo che la produzione localizzata di energia è in grado di dare risposte in pochi mesi, a differenza di altri progetti con tempi incerti e sicuramente molto più lunghi».

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