Bollette alle stelle e caro prezzi, i ristoratori bresciani: «Difficile andare avanti»

Impennati i costi di luce e gas, ma anche di pane e olio. «Un salasso, teniamo duro anche per assicurare il lavoro ai dipendenti»
Ristoratori di tutta Italia in difficoltà: in un locale a Roma si lasciano spente le luci - Foto Ansa/Fabio Cimaglia © www.giornaledibrescia.it
Ristoratori di tutta Italia in difficoltà: in un locale a Roma si lasciano spente le luci - Foto Ansa/Fabio Cimaglia © www.giornaledibrescia.it
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In vetrina le bollette, dentro il locale lo sconforto. C’è parecchia preoccupazione, e anche un po’ di rabbia, tra i ristoratori bresciani. Tutti hanno visto lievitare i costi di luce e gas, oltre alle materie prime: un combinato che ha messo tutti in difficoltà e, non è fuori luogo pensarlo, potrebbe far abbassare la saracinesca a chi è già stato indebolito dagli effetti sui consumi della pandemia di Covid-19.

Lo conferma Francesca Porteri, titolare dell’omonima e storica trattoria di Borgo Trento in città, nonché vicepresidente della Fipe-Confcommercio di Brescia, che non usa mezzi termini per esprimere la sua apprensione. «È un periodo difficilissimo e non ci sono soluzioni all’orizzonte: si naviga a vista, cercando di stare a galla e non si riesce a intuire la fine di questa situazione».

«È aumentato il prezzo di ogni cosa»

In difficoltà, per via dei rincari, anche la Trattoria Porteri a Borgo Trento
In difficoltà, per via dei rincari, anche la Trattoria Porteri a Borgo Trento

Bollette alle stelle, materie prime rincarate, personale che non si trova e, come se non bastasse, «arriviamo da due anni di pandemia e di poco lavoro. Io, ad esempio, ho messo nell’azienda tutto ciò che avevo risparmiato. Perché non possiamo scaricare il problema sul cliente alzando i prezzi: abbiamo solo fatto piccolissimi ritocchi, nulla di più». La Porteri ha scelto di non esporre in vetrina le bollette perché «non mi piace l’idea di piazzare davanti ai clienti le difficoltà», ma ci riferisce comunque gli importi: «Quella della corrente ha raggiunto quota 2.500 euro, quando prima si aggirava attorno ai mille, quella del gas è passata da 900 euro a quasi tremila. Il tutto riferito a un bimestre». Tra una cosa e l’altra la trattoria si trova quindi a pagare 5.500 euro, molto più dei quasi duemila del 2019. «Non faccio un confronto con il 2020 perché è stato un anno più che particolare», precisa la titolare.

Ma il problema, purtroppo, non riguarda solo i rincari energetici: «La situazione è insostenibile anche perché è aumentato il prezzo di ogni cosa - fa sapere la ristoratrice -. Una decina di giorni fa ho dovuto acquistare dei piatti in ceramica: in passato costavano 7 euro l’uno, ora me ne hanno chiesti 15. Il prezzo è più che raddoppiato». Quanto poi alle materie prime il fornitore del bagòss, ingrediente principe dei malfatti della trattoria, ha già riferito alla Porteri che dalla prossima fornitura il prezzo «aumenterà di parecchio, non so ancora quanto». Pane, grissini e farina, invece, hanno già subìto un rincaro: «Acquistiamo il pane da un fornaio locale che ci serve da quarant’anni. Mortificato ha aggiornato il prezzo aggiungendo 70 centesimi al chilo. La situazione, del resto, è difficile per tutti».

«Salasso continuo, alla prese con sanguisughe»

Un momento del servizio all'Osteria Al Bianchi di Brescia, storico locale in via Gasparo da Salò - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Un momento del servizio all'Osteria Al Bianchi di Brescia, storico locale in via Gasparo da Salò - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

Situazione molto simile per Michele Masserdotti, presidente provinciale della Fipe Confcommercio e titolare dell’osteria Al Bianchi di via Gasparo da Salò, famosa per il «bertagnì» che si gusta il sabato. «Ci si sente continuamente alle prese con delle sanguisughe. È un salasso continuo - commenta Masserdotti -: per luce e gas eravamo abituati a pagare circa 1.600 euro al mese, al massimo 2.000-2.200 in inverno, ora invece, per entrambe le bollette, abbiamo raggiunto quota seimila euro. Per fortuna, a fronte di questi ripetuti rincari, non abbiamo riscontrato aumenti dei prezzi esagerati ad opera dei nostri fornitori. E speriamo non ce ne siano all’orizzonte». La situazione è comunque complicata: «Le spese in più sono a nostro carico, non abbiamo aumentato il prezzo del caffè o delle pietanze».

Masserdotti è ancora in vacanza, ma quando ha saputo dell’iniziativa della Fipe-Confcommercio ha chiesto al figlio di esporre sulla vetrina dell’osteria una copia della bolletta per dare un segnale e informare i clienti: «Lo Stato deve aiutarci - è il suo appello -. Così è difficile andare avanti: non vogliamo scaricare i problemi sui nostri clienti perché tutti, di questi tempi, sono in difficoltà».

Trentamila euro in più per l'elettricità

Il locale Salamensa a Montichiari durante una serata di degustazione a tema - Foto tratta dalla pagina Facebook
Il locale Salamensa a Montichiari durante una serata di degustazione a tema - Foto tratta dalla pagina Facebook

Impressionante la testimonianza di Mino Dal Dosso, titolare di Salamensa a Montichiari e di Copelia e Miralago a Padenghe. Per lui parlano le bollette di luglio dell’energie elettrica: oltre 27mila euro per i locali sul lago e altri 18mila più 4mila (perché ci sono due contatori) per quello nella Bassa. «Quasi 50mila euro a fronte dei 20mila che spendevo in passato: 30mila euro in più». Dal Dosso affida ai social il suo sfogo e le fotocopie delle bollette: «Non sono l’unico che ha questo problema e non possiamo scaricarlo sui clienti. Lotterò per tutelare la mia azienda e i miei cari collaboratori, che quotidianamentelavorano per trovare soluzioni senza compromessi e senza rinunciare ai nostri valori».

A fronte di rincari così pesanti c’è il rischio di fare scelte che compromettano la qualità: «Il periodo incentiva a prender scorciatoie. Io invece cerco di rimboccarmi le maniche e di essere più presente in laboratorio perché voglio pagare sempre di più chi se lo merita e sempre di meno chi non se lo merita. Non voglio infatti rinunciare alle produzioni artigianali e alla nostra filosofia "naturale" che necessita di professionalità e tanta energia». Per fare questo a febbraio Dal Dosso ha chiuso il Cloè di Montichiari concentrando così risorse e manodopera al vicino Salamensa. Per ora non ha ritoccato i prezzi, ma pensa di farlo anche se crede non sia la soluzione: «I clienti sono in difficoltà come lo siamo noi - dice -. Li alzerò del 10%, ma non sarà comunque sufficiente a coprire tutti questi rincari».

Materie prime al 15% in più

Luci del locale spente, bancone dei gelati in funzione, lampade su ogni tavolo. Visti i tempi che corrono, entrando al Mamacita Café di Salò si può avere l’impressione che l’interruttore dell’energia elettrica sia stato abbassato per risparmiare sulla bolletta. «Nient’affatto - ci rispondono all’interno -. Lo facciamo da sempre per creare atmosfera». Per risparmiare, spiega il titolare Ernesto Pontari, «abbiamo cambiato fornitore di energia elettrica. Se prima arrivavamo a spendere anche 2.800-3.000 euro a bimestre, ora ne sborsiamo 2.500 euro».

Il locale sul lungolago Zanardelli è aperto dal febbraio 2021: «Stiamo lavorando bene, ma in leggero calo rispetto all’estate scorsa. La differenza si è vista soprattutto a luglio. In questi giorni di fine agosto, poi, gli stranieri si sono ridotti parecchio: ci sono ancora alcuni olandesi e tedeschi». Bollette a parte, i rincari, come si sa, hanno interessato ogni prodotto. Lo sa bene anche Pontari: «Le materie prime ci costano il 15% in più. Parlo di pane, olio, latte, prosciutto, tutto». La determinazione a superare le difficoltà, però, non manca: «Facciamo il possibile per andare avanti bene - conclude - e offrire un buon servizio ai nostri clienti».

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