Brescia, nei prossimi 20 anni 200.000 lavoratori in meno
La provincia di Brescia negli ultimi anni sta vivendo un rapido invecchiamento della popolazione: l’indice di vecchiaia nel 2025 è 184,3; era 119,3 nel 2001. Le generazioni più giovani risultano numericamente insufficienti a garantire il ricambio generazionale. Inoltre, se è vero che l’occupazione nel 2024 ha toccato livelli record con 546 mila occupati, fa riflettere che sono gli over 45 a rappresentare oggi quasi il 49% della forza lavoro. Senza un apporto migratorio e correttivi strutturali, la popolazione attiva (ovvero in età lavorativa), potrebbe scendere a 642 mila unità nel 2043, dagli attuali 814 mila.
Uno scenario tracciato dalla ricerca «Brescia DNA Futuro – Demografia, Immigrazione, Digitale, Competenze – Le quattro sfide di oggi e domani», presentata nella Sala Beretta di Confindustria, durante l’appuntamento di fine mandato della presidenza di Franco Gussalli Beretta (2021-2025).
Uno studio condotto dal Centro Studi di Confindustria Brescia e dall’Osservatorio per il Territorio (OpTer) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che hanno analizzato l’evoluzione del sistema produttivo bresciano in un orizzonte di medio-lungo periodo, concentrandosi su alcuni fenomeni chiave che stanno già influenzando profondamente il tessuto economico e sociale del nostro territorio, quali il calo demografico e i suoi impatti, l’integrazione ancora parziale degli immigrati nella società e nelle imprese, la trasformazione digitale in atto, inclusa la rapida diffusione dell’intelligenza artificiale. L’analisi darà vita nei prossimi mesi a un libro edito da Vita e Pensiero.
Secondo la ricerca, mantenere l’attuale ricchezza prodotta (oltre 49 miliardi di euro), evitando perdite cumulate anche superiori ai 90 miliardi negli scenari peggiori servirebbe una maggiore partecipazione di donne e stranieri al Pil bresciano.
Declino demografico
«Il declino demografico, l’incompiuta integrazione degli stranieri, la trasformazione digitale accelerata, la necessità di competenze nuove: tutto questo non è più materia da convegni o rapporti specialistici. Sono sfide concrete, che stanno già cambiando il volto delle nostre imprese, delle nostre scuole, delle nostre città – ha detto Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –. Voglio però sottolinearlo: la mia fiducia nel sistema economico bresciano resta forte.
La storia del nostro territorio ci ha abituati a risposte solide e innovative. Il mio auspicio è che questo lavoro venga accolto, discusso e valorizzato non solo da chi ha responsabilità dirette di governo o rappresentanza, ma da tutta la comunità bresciana, a partire, ancora una volta, dal sistema economico industriale e datoriale. È un invito ad alzare lo sguardo, a uscire dalla logica dell’emergenza, a investire sul futuro con lucidità e determinazione, basandosi su una solida base numerica costruita attraverso un’analisi di tipo quantitativo. “Brescia DNA Futuro” è, in questo senso, un punto di partenza, non di arrivo, e si inserisce in un percorso di riflessione e di proposta che dovrà proseguire, arricchirsi, evolvere nel tempo, stimolando il sistema imprenditoriale».
Gli stranieri

L’analisi fotografa anche la presenza degli stranieri nella provincia di Brescia: nel 2025 rappresentano il 12,3% della popolazione bresciana (155.206 persone), con una crescente stabilizzazione nei territori più dinamici. Oltre il 50% dei nuovi permessi è per ricongiungimenti familiari, e i minori nati in Italia sono in aumento. A scuola, gli studenti con cittadinanza non italiana sono il 18,9%, con una netta prevalenza di “seconde generazioni” (68,8%). Sebbene persistano divari di rendimento, emerge anche un nucleo di studenti eccellenti (fino all’11%), grazie a contesti scolastici inclusivi.
In generale, emerge però come una parte di loro abbia difficoltà nell’apprendere l’italiano, per il poco tempo a disposizione e – talvolta – per la scarsa alfabetizzazione pregressa. I dati del 2023 relativi ai test di lingua italiana A2 – requisito per il rilascio del permesso di soggiorno – mostrano che solo il 47,7% dei richiedenti ha effettivamente superato l’esame, evidenziando barriere linguistiche persistenti, in particolare per le donne, che ostacolano l’integrazione socio-economica.
Intelligenza artificiale
Sul tema AI, le aziende bresciane, sebbene con ritmi di adozione variabili a seconda delle dimensioni e dei settori, stanno progressivamente investendo in tali tecnologie. Questi investimenti puntano ad automatizzare operazioni, analizzare grandi volumi di dati e migliorare la qualità produttiva. Secondo Unioncamere Lombardia, in provincia di Brescia, l'8% delle imprese industriali ha già adottato tecnologie di intelligenza artificiale, mentre il 14% prevede di farlo nei prossimi anni. Tuttavia, circa il 30% delle aziende non ha ancora preso una decisione in merito.
In un contesto demografico che non promette una rapida ripresa, per mantenere una crescita stabile del valore aggiunto tra l'1% e il 2% annuo sulla base degli scenari demografici ipotizzati nel capitolo 2 della ricerca, la produttività del lavoro dovrà aumentare tra l'1% e il 2,3% ogni anno. In questo contesto, l’IA, se adottata in modo diffuso e sistematico, potrebbe diventare il motore per raggiungere questi obiettivi, ottimizzando le risorse e incrementando l'efficienza produttiva.
Welfare
«La ricerca si è proposta di esaminare il percorso evolutivo del sistema produttivo bresciano in un orizzonte di breve e medio periodo – ha spiegato Giovanni Marseguerra, Università Cattolica del Sacro Cuore – alla luce delle profonde trasformazioni in corso, dal calo demografico alla incompleta integrazione degli immigrati, dalla digitalizzazione e dal boom dell’AI al mismatch di competenze nel mercato del lavoro. Tutti fenomeni tra loro interconnessi che nei prossimi decenni andranno ad impattare fortemente il sistema produttivo e il tessuto sociale bresciano.
A fronte di questa straordinaria complessità, la ricerca ha identificato una serie molto articolata di proposte di policy, che si sostanziano nella necessità di una forte integrazione tra le politiche relative all’occupazione, quelle educative e quelle di welfare, con un impegno coordinato e di lungo periodo di istituzioni, imprese, associazioni imprenditoriali, istituzioni formative e soggetti della società civile per creare un ambiente di lavoro che consenta alle donne di esprimere tutto il loro potenziale professionale senza che debbano rinunciare a essere madri, agli immigrati di portare un pieno contributo alla società, ai lavoratori di avere le competenze per cogliere appieno i vantaggi e le potenzialità della rivoluzione digitale e dell’AI. Con una conclusione chiara: Brescia può farcela ma serve convinzione, coordinamento e continuità d’azione».
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