Underground banking cinese, Brescia crocevia dei flussi illegali

Il fenomeno delle banche occulte cinesi si rivela sempre più radicato e sofisticato. Le ultime indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura di Brescia, confermano l’esistenza di un sistema finanziario parallelo che muove milioni di euro al di fuori dei circuiti ufficiali, aggirando i presìdi antiriciclaggio e offrendo servizi abusivi di trasferimento di denaro.

Il primo segnale della loro presenza risale al 2023, quando le Fiamme Gialle bresciane scoprono un’associazione per delinquere di matrice cinese, con basi in dieci province italiane, capace di raccogliere contante e trasferirlo all’estero attraverso canali criptati o con il tradizionale sistema «fei ch’ien», il «denaro volante». In quell’occasione fu sequestrato più di un milione di euro.

L’anno successivo un’operazione internazionale contro il narcotraffico mise in luce una rete italo-cinese che riciclava i proventi della cocaina – oltre 60 milioni di euro – tramite fatture false per 375 milioni, offrendo ai clan un servizio di «banca ombra» decisamente più sicuro del trasporto fisico del contante affidato ai cosiddetti spalloni, corrieri incaricati di prelevarlo all’estero e di portarlo in Italia con tutti i rischi connessi.

A Brescia, nello scorso mese di maggio, la Finanza di Rovato ha smantellato una «China underground bank» nascosta dietro un emporio vicino alla stazione: un’attività di cambio abusivo con commissioni del 2,5% e flussi di denaro collegati anche allo sfruttamento della prostituzione. Mentre nello scorso mese di settembre la Gdf ha documentato il coinvolgimento di soggetti cinesi nel fornire contante per alimentare una frode fiscale da oltre 100 milioni di euro.