Cultura

Sanremo 2019, papà Andrea Bocelli e i consigli al figlio Matteo

Venticinque anni fa il cantante esordì al Festival. Stasera si presenta all'Ariston con il suo secondogenito
  • Andrea Bocelli con il figlio Matteo a Sanremo
    Andrea Bocelli con il figlio Matteo a Sanremo
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    Andrea Bocelli con il figlio Matteo a Sanremo
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    Andrea Bocelli con il figlio Matteo a Sanremo
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Venticinque anni fa Andrea Bocelli faceva la sua prima apparizione tra le Nuove Proposte al Festival di Sanremo. Era il 1994, e lui, giubbotto di pelle nera e grande emozione, vinse con «Il mare calmo della sera» e con un'esibizione impeccabile al pianoforte.

Stasera, con una giacca di pelle che omaggia il momento in cui tutto ebbe inizio («è un modo per tornare indietro e rivivere quel periodo con qualche simbolo»), torna su quel palco. Meno emozionato, ma con la stessa passione di allora e, soprattutto, con 90 milioni di copie vendute in tutto il mondo e una stella sulla Walk of Fame.

«Eh, sono molto cambiato da allora, qualcuno non mi ha riconosciuto», scherza Bocelli, accompagnato dal figlio ventenne Matteo. Insieme anche sul palco, per un duetto sulle note di «Fall on Me», canzone scelta dalla Disney come traccia portante del film «Lo Schiaccianoci e i sette regni» e contenuta nell'album «Sì», arrivato al numero 1 della classifica dei dischi più venduti sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti.

Duetto anche con il padrone di casa Claudio Baglioni proprio con la canzone che gli ha aperto le porte del successo e di una carriera internazionale che lo ha portato in giro per il mondo.

«Venticinque anni fa - ricorda Andrea Bocelli -, mi giocavo il futuro, il sogno di poter vivere nella musica. C'era ancora mio padre, era venuto in teatro. Me lo ricordo spalle appoggiate al muro che soffriva per me. Era un mio grande sostenitore ed è un ricordo commovente per me. Io mi ritengo un padre più fortunato del mio - dice, rivolgendosi con affetto al figlio Matteo -. Spero che viva l'emozione di Sanremo come me, con serenità e leggerezza».

Ma l'artista sessantenne ci tiene a precisare, scaramanticamente, che non si tratta di un passaggio di consegne. «No, no. È troppo presto per me. E poi lui, che sta ancora studiando, non è ancora in grado di riceverlo. È uno scambio simbolico: un augurio paterno affinché questo inizio si concretizzi in una carriera seria». Sembra consapevole di cosa lo aspetti, il giovane erede.

«Sono un semplice studente del Conservatorio di Lucca. Sono contentissimo della grande opportunità che mi viene data e mi rendo conto che, rispetto ad altri, il mio è un trampolino di lancio più alto rispetto al comune. Punto ad una carriera da cantante, ma se non riuscirò ci sono sempre i trattori in azienda», ironizza Matteo. Sanremo ha significato molto nella vita di Bocelli, «ma a fare il direttore artistico non ci penso proprio», anche se è la forza della musica a dare la vera opportunità di successo.

«Sanremo è come il vino: c'è l'annata buona e annata meno buona. E soprattutto in 5 minuti ti puoi giocare la carriera». Dopo il festival, il tenore è atteso al Metropolitan Opera House di New York, con due date (10 e 17 febbraio) sold out da mesi. Lo spettacolo, intitolato «Three Centuries of Love», permetterà di ascoltare live canzoni, arie d'opera e duetti con ospiti speciali. A maggio il ritorno in Italia: il 20 sarà nello storico Teatro San Carlo di Napoli dopo tredici anni, con lo stesso programma lirico del Metropolitan. 

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