Cultura

Perché ci sono 18 tappeti pregiati appesi nel Ridotto del Grande

Fino al 29 ottobre la mostra «Intrecci a teatro» con Collezione Zaleski, che ha messo a disposizione pezzi persiani e caucasici dell'800
I 18 tappeti della Collezione Zaleski, sono esposti al Grande
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Diciotto tappeti del primo Ottocento, diciotto differenti tessiture, diciotto preghiere immerse nella bellezza: fino al 29 ottobre 2023 il Teatro Grande in Corso Zanardelli sarà casa di «Intrecci a teatro», mostra dedicata ai tappeti persiani e caucasici della Collezione Zaleski. Dopo una prima edizione nel 2017, il Ridotto del teatro cittadino torna così a ospitare i «piccoli suoli sacri», ovvero i tappeti a preghiera realizzati per l’orazione singola rivolta verso la Mecca, che calati in questo ambiente nobile e ricco impreziosiscono ancora di più lo spazio. Che peraltro ha già un ottimo rapporto con i tappeti: gli affreschi alle pareti - recentemente restaurati - raffigurano anche morbidi tappeti che pendono dalle finestre all’inglese, come da perfetta tradizione veneziana.

I tappeti

Provenienti dall’antico Iran e dal Caucaso orientale, i diciotto tappeti sono esposti sulle balconate del Ridotto e sono visibili al pubblico fino al 31 agosto dal martedì al sabato (10-13 e 14.30-18) e, dall'1 settembre, durante gli orari di apertura del Teatro (ovvero durante le recite e gli spettacoli, ma anche nel fine settimana presso il Caffè del Teatro Grande Berlucchi). Sono in condizioni straordinarie e la loro conservazione è perfetta: a dirlo è Giovanni Valagussa, il curatore, che ha scelto tappeti pregiati probabilmente non destinati all'uso comune, provenienti dalla sconfinata Collezione dell’ingegner Romain Zaleski, fondatore della Fondazione Tassara.

Il quale, dice il curatore, ama particolarmente questa selezione: i tappeti del Caucaso hanno infatti una trama geometrica e una decorazione che gioca sull’alternanza di motivi che si combinano a formare un reticolo a mosaico. Quelli persiani sono invece più floreali, e basta alzare gli occhi alle balconate per scovare le differenze. Patria d’elezione dei giardini, la Persia gioca molto sulla riproduzione del giardino: i nodi di questi tappeti ritraggono fiori, voliere, alberi, vasi e architetture.

L’amore per questi diciotto tappeti a preghiera è confermato anche da Zaleski: «Quando li comprai per la collezione, li scelsi prima di tutto per l’elemento essenziale: la bellezza (che domina il mondo). L’altro elemento importante è la qualità esecutiva. Infine, a guidarmi è l’anzianità dei tappeti. Hanno tutti almeno 150 anni di storia alle spalle ed è importante perché oggi, per quanto esistano ottime aziende, non c’è più la stessa qualità. Un tempo c’era la ricerca della relazione con Dio, mentre ora si cerca solo il profitto. Non solo: questi tappeti ci mettono in contatto con gli antichi popoli che li hanno realizzati».

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