Come è andata la Notte della Cultura a Brescia
Quando lo struscio del sabato pomeriggio diluisce a prima sera e tramontano le serrande dello shopping cittadino, ecco che la Notte della Cultura si accende. Non è benedetta da una pallida luna né da stelle brillanti, però. Il cielo è una coperta di nuvole e l’aria è sferzata da raffiche frizzanti. Ma almeno, quest’anno, ci è stata risparmiata la pioggia che aveva funestato la scorsa edizione del palinsesto promosso dal Comune di Brescia.
Lembi strappati
E proprio in Loggia è localizzato uno degli appuntamenti imperdibili della serata: la visita alla mostra «Cotidie tradere» di Marion Baruch, artista classe 1929 tutt’oggi vivente, tra le voci più autorevoli del panorama contemporaneo internazionale. Tre opere a grande impatto emotivo sono state ambientata nel sottotetto del palazzo, raramente accessibile al pubblico. Due ragioni in una che hanno reso le visite guidate su prenotazione una tappa quasi obbligata, sia per chi ha avuto l’intuizione di iscriversi per tempo, sia per chi ha deciso di tentare la fortuna e presentarsi all’ingresso laterale della Loggia per accedere allo spazio aperto - lo dice la guida - «col contagocce» e diventato galleria grazie alla rassegna «Meccaniche della Meraviglia 19».
A rapire lo sguardo dei presenti, ammutoliti sotto la grande cupola di piombo, sono i lembi di «Quel che rimane del cielo», una tela azzurra piena di buchi che è difficile non associare alla devastazione di Gaza e all’innocenza squarciata dalla violenza delle bombe.
Altrove, in città, la Notte paga pegno a una giornata fin troppo densa: di appuntamenti, manifestazioni e sollecitazioni, che comunque sempre culturali sono. Quando alle 18 la Pinacoteca apre i battenti, mezza Brescia è in coda fuori dall’Auditorium San Barnaba - e fino a metà di via Gezio Calini -: almeno cinquecento persone in attesa di sedersi al cospetto della psicoterapeuta e scrittrice Stefania Andreoli, invitata nell’ambito di Librixia per sollecitare una riflessione collettiva sul femminicidio.
Detto ciò i maestri del Rinascimento non rimarranno a lungo a bocca asciutta: alla chetichella un flusso costante di visitatori si presenta a rendere omaggio a Romanino, Foppa, Moretto e compagnia, nelle sempre sontuose sale della Tosio Martinengo.
Percorrendo il centro a ritroso si incappa quasi inconsapevolmente nella Biblioteca Queriniana, oggetto recente di lunghi restauri che hanno riportato alcuni spazi al loro originario splendore. Un intervento corposo, tecnicamente impegnativo, che è stato inaugurato solamente pochi giorni fa, il 27 settembre.
Ed ecco spiegate le discrete code lungo via Mazzini. Le visite guidate, programmate ogni trenta minuti, sono tutte sold out. Anzi. Quando mancano dieci minuti alle 19 e il buio si fa più consistente una ventina di persone attende di fronte alla porta serrata. Non tutti hanno prenotato. E addirittura c’è chi, rimasto escluso dal turno delle 18.30 per «overbooking», decide di buon grado di attendere pur di ammirare i ritrovati affreschi e non solo.
Per strada
Non fa esattamente freddo, ma ottobre sa regalare serate decisamente più dolci. È una notte che sa d’autunno. Una notte da salotti e velluti, balconate e opali, da sorseggiare come un vino corposo.
Eppure le piazze invitano all’indugio, i tavolini all’aperto esercitano un magnetico richiamo e via Musei, fra Palazzo Martinengo Cesaresco e Santa Giulia, a metà sera sembra un’autostrada che brulica di voci e chiacchiere, di esclamazioni e scambi. «È aperta fino alle 23. Vero?» si assicura una coppia all’ingresso della mostra «Fondamenta Invisibili», che assomma le potenti opere di Roberto Dolzanelli e Pietro Almeoni.
«C’è anche una basilica romana...». «Lì c’è una chiesettima deliziosa». «Ci facciamo una foto?», «Ho fame, cerchiamo un posto e ripassiamo dopo». «Che bello illuminato così» riferito, nel caso specifico, al Capitolium. C’è fermento, curiosità e tanta voglia di scoprire. Segni tangibili che quando la cultura (ri)chiama, la città estesa risponde: da Dello, Pralboino, San Bartolomeo, Inzino e addirittura da Saragoza e Leeds.
E se il fascino del Museo di Santa Giulia resta inarrivabile - per la sua collezione, certo, ma pure grazie alle mostre temporanee - ogni portone spalancato nella Notte ha aperto ai visitatori gli occhi su quanto la nostra città abbia da offrire: il Ridotto del Teatro Grande, con le sue balconate e i suoi artisti; il Castello, col fascino misterioso soggiogato dalle pietre e dalle torri; la chiesa di Santa Maria del Carmine, solitamente inaccessibile; la Galleria dell’Incisione, appena oltre le mura venete. E ancora le innumerevoli piccole e grandi realtà che confermano Brescia capitale di Cultura oltre i titoli e le nomine a scadenza.
La mostra del GdB
Lasciarsi portare per una notte alla deriva della nostalgia, trascinati dai ricordi: quelli personali, legati alle vicende della vita; ma pure quelli che riguardano la collettività. Vicende che hanno cambiato il corso della Storia o che hanno cristallizzato un momento, bello o brutto, doloroso o di gioia.
Innumerevoli sono stati i bresciani che oggi hanno deciso di dedicare una tappa del tour de force che è stata la Notte della Cultura, alla mostra «Il Giornale di Brescia nella storia. 1945-2025. Sguardi su Brescia e sull’Italia», ospitata a palazzo Negroboni, in piazza Paolo VI.
Nel suggestivo spazio, fra le altissime colonne, una scrivania conservata dagli anni Cinquanta e copie dei tavoli tipografici che arredavano agli spazi originari di redazione, i visitatori si sono divertiti s ritrovarsi e ritrovare i loro ricordi di una città che c’era e in larga parte non c’è più. Volti, edifici, negozi, palazzi, sindaci, preti, compagnie teatrali e mezzi di trasporto che si sono evoluti durante un arco temporale che va dal secondo dopoguerra ad oggi. Perché il percorso espositivo, curato dallo storico Roberto Chiarini e della professoressa Elena Pala, ripercorre gli 80 anni non solo del giornale, ma del suo territorio e dei suoi lettori, attraverso fotografie d’epoca, pagine in bianco e nero e interi numeri del GdB.
«Quasi mi commuovo – confessa un vecchio abbonato –: il Giornale di Brescia mi ha accompagnato da quando ho memoria e questa piccola mostra per me è un regalo speciale». Ma c’era anche chi ieri si è avvicinato al Gdb per la prima volta, o quasi: «Non sono una lettrice - ammette candida Lidia - e sono capitata qui quasi per caso. Devo ammetterlo, sono rimasta davvero colpita. Non avevo mai realizzato il contributo che il giornale ha dato a questa città».
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