«Ho sentito il bisogno di esserci»: le voci dal corteo pro Flotilla

«Da tempo non vedevo una manifestazione con così tante persone e così diverse tra di loro».
Quella di Italo, uno dei circa 20mila partecipanti al corteo di ieri mattina a sostegno della Global Sumud Flotilla, è un’impressione comune a molti bresciani che hanno aderito allo sciopero generale per la causa palestinese. Le testimonianze sottolineano infatti la natura composita del serpentone che ha attraversato la città: studenti, lavoratori, pensionati, persino famiglie. «E soprattutto tante facce nuove, che non si erano viste in piazza in altre occasioni – aggiunge Italo –. In tangenziale alcuni automobilisti ci hanno anche applaudito».
La vicenda della Flotilla ha spinto a scendere in strada a protestare: «Era tantissimo che non manifestavo, ma ho sentito il bisogno di esserci per dire che non ci sto - racconta un’insegnante -. Per me era importante partecipare perché ho l’impressione che ci siamo tutti un po’ assuefatti a questa violenza. Mi sono sentita chiamata in causa dagli attivisti della Flotilla, che sono partiti pacificamente».
Tra i partecipanti «c’era un po’ tutta la società: temevo le solite frange estremiste, ma per fortuna non ne ho viste. È stata come mi ero augurata che fosse, un segnale positivo senza provocazioni».
Note di protesta
Emanuela era invece al corteo con il «Coro clandestino», di cui è la direttrice: «Il percorso è stato lungo e impegnativo, ma sempre molto seguito – dice –. La partecipazione è stata potente, c’era il bisogno di dire che quanto sta accadendo è così disumano e atroce che il silenzio diventa complicità».
La speranza è in un cambiamento: «Finalmente c’è qualcosa che si muove di fronte all’inerzia di chi ha delle vere responsabilità – dice Italo –. È il momento di spingere perché qualcosa si sta muovendo a livello internazionale, come dimostra il piano di pace di Trump, benché discutibile perché non ha coinvolto i palestinesi: per cui anche la nostra piccola goccia nel mare conta qualcosa».
Il messaggio è anche per il governo di Giorgia Meloni: «Le richieste dei manifestanti al governo italiano – afferma Davide, lavoratore trentenne – sono di tutelare tutte le persone della Flottilla prelevate illegalmente e con la forza da Israele in acque internazionali e di smettere con il silenzio e la complicità con il governo israeliano che sta mettendo in atto da due anni un genocidio a Gaza, e di fare tutto il possibile per porvi fine. Si è trattato secondo me di una grandissima risposta delle persone indignate di fronte a tanto orrore e al silenzio del nostro governo».
Valori
Poche le bandiere di partito: «Ho avuto la sensazione di una condivisione di valori fondamentali, al di là delle inevitabili differenze e dei gruppi che gridavano ciascuno i propri slogan – chiarisce Emanuela –. Il senso era quello di una partecipazione unitaria sotto il denominatore comune dell’umanità». Alla fine, ognuno trae dalla giornata conclusioni diverse, ma un barlume di speranza accomuna tutti. «Mi spaventavano le coscienze addormentate, al di là dei colori politici – racconta una partecipante –. C’era bisogno di un segnale, perché a Gaza si è ormai andati oltre da troppo tempo».
Per Emanuela, invece, «la sensazione che tutto questo possa non servire a nulla rimane, ma la presenza di tanti studenti è stata una ventata di speranza, perché per una volta abbiamo sentito la possibilità di trovare un filo tra generazioni per difendere diritti e pace».
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