Sinner riaccende la tennis-mania: i film e le serie da vedere

Il trionfo di Jannik Sinner a Wimbledon 2025, primo italiano nella storia a conquistare il trofeo del singolare maschile sull’erba più prestigiosa del mondo, è già entrato nella leggenda dello sport nazionale.
Uno sport amato dal cinema

Una vittoria che ha il sapore dell’impresa epica, perché costruita passo dopo passo con talento, determinazione e controllo dei nervi, e che ha il fascino delle grandi narrazioni cinematografiche. Del resto, non è un caso che il tennis sia da sempre uno sport particolarmente amato dal cinema: il duello individuale su un campo diviso da una rete, il confronto psicologico e fisico tra due avversari soli e osservati da tutti, l’eleganza del gesto unita alla tensione competitiva, offrono da decenni uno scenario perfetto per racconti intensi e drammatici.
Challengers
Riavvolgendo il nastro per raccontare le produzioni legate a questo sport, dobbiamo fermarci già nel 2024: «Challengers» dell’italiano Luca Guadagnino rappresenta già uno dei vertici espressivi del tennis al cinema. Il regista ha scelto di andare oltre la classica opposizione uno contro uno e costruisce un menage à trois affettivo e sportivo tra tre giovani tennisti, interpretati da Zendaya, Mike Faist e Josh O’Connor. Guadagnino ha lavorato come sempre sul corpo, sul desiderio, sullo spazio e sul ritmo, dando vita a un film che è al tempo stesso sensuale, nervoso, carico di tensione e altamente metaforico. Il tennis diventa qui non solo uno sport ma anche una coreografia emotiva e strategica, specchio di dinamiche relazionali profonde. «Challengers» è probabilmente il film sul tennis più visivamente e narrativamente moderno, capace di restituire l’adrenalina e il lato oscuro della competizione.

King Richard – Una famiglia vincente
Solo pochi anni fa, nel 2021, «King Richard – Una famiglia vincente» ha riportato invece al centro l’importanza della formazione e del contesto familiare nel successo sportivo. Diretto da Reinaldo Marcus Green, il film racconta la storia romanzata di Richard Williams, padre e allenatore delle sorelle Venus e Serena Williams, interpretato da Will Smith, premiato con l’Oscar per la sua performance (nella suo malgrado famosa notte dello schiaffo a Chris Rock in mondo visione). Ritratto intenso e non privo di controversie di un genitore visionario, convinto che le sue figlie sarebbero diventate leggende del tennis, «King Richard – Una famiglia vincente» ha saputo conciliare racconto biografico, dramma sociale e tensione sportiva, regalando momenti di grande impatto emotivo.

Altri film
Altri due film molto diversi affrontano due delle figure più iconiche del tennis, entrambi usciti nel 2017: il primo è «La battaglia dei sessi» (Battle of the Sexes), con Emma Stone nei panni di Billie Jean King e Steve Carell in quelli di Bobby Riggs, che ha ricostruito l’incontro del 1973 diventato uno dei simboli del dibattito sull’uguaglianza di genere nello sport. Il film riesce a equilibrare ironia e impegno, trasformando un match in un confronto ideologico che ancora oggi conserva una forte attualità. Nello stesso anno, «Borg McEnroe» di Janus Metz ha invece portato in scena la rivalità tra Björn Borg e John McEnroe, culminata nella leggendaria finale di Wimbledon 1980. Il film, interpretato da Sverrir Gudnason e Shia LaBeouf, è un doppio ritratto psicologico che esplora il prezzo della pressione sportiva, il mito della freddezza nordica e l'esplosività americana, restituendo fedelmente il carico emotivo di quel confronto epocale.

Il mockumentario
Più laterale ma significativo è «7 Days in Hell» (2015), mockumentario HBO che racconta un immaginario match di tennis durato sette giorni tra due caricature interpretate da Andy Samberg e Kit Harington. La satira è feroce e surreale, ma dimostra quanto il tennis sia penetrato nell’immaginario collettivo, tanto da poter essere anche parodiato nei suoi eccessi e nei suoi rituali. Non può mancare, almeno per completezza, un riferimento a «Match Point» (2005) di Woody Allen: pur non essendo un film sportivo, il tennis vi appare come cornice iniziale e simbolica della vicenda. Il protagonista è un ex tennista, e il caso, rappresentato dalla traiettoria di una pallina sulla rete, diventa chiave narrativa centrale.
Wimbledon
Chiudiamo la rassegna dei film arrivando curiosamente al più didascalico dei film perfetti per celebrare la vittoria di Jannik Sinner: «Wimbledon» (2004) di Richard Loncraine è il titolo più legato al torneo londinese; si tratta di una commedia romantica che racconta la storia di Peter Colt, interpretato da Paul Bettany, un tennista inglese in declino che trova l’amore e una seconda chance grazie all’incontro con Lizzie Bradbury, giovane promessa americana interpretata da Kirsten Dunst. Ha un tono leggero e classico, ma conserva il fascino dell’ambientazione reale e restituisce con sincerità lo spirito del torneo, elementi che lo hanno reso un piccolo cult per gli appassionati.
Nelle serie tv
Nel panorama seriale, invece, il tennis fatica ancora a trovare una sua «magistrale» declinazione: le pressioni agonistiche, la gestione dei match, le traiettorie psicologiche e fisiche dello sport individuale sono difficili da trasporre in maniera efficace su più episodi. Solo poche eccezioni sono riuscite almeno parzialmente a superare l’ostacolo: «Ted Lasso», pur centrato sul calcio, dimostra come una narrazione sportiva possa funzionare nel lungo (vincendo numerosi premi Emmy e conquistando pubblico e critica), mentre «Winning Time» (la serie su Magic Johnson e i Lakers degli anni ’80) ha posto l’attenzione su rivalità, spettacolo e gestione mediatica. Tuttavia, per il tennis – tranne «Fifteen-Love» (2023, thriller drammatico UK) e l’ormai datata «15/Love» (2004-2006) – non si è ancora realizzata una serie capace di diventare un punto di riferimento.
La prima prodotta da Amazon UK, esplora il mondo delle accademie di tennis professionistiche, seguendo la ex promessa Justine Pearce (Ella Lily Hyland) mentre accusa il suo ex allenatore di abusi psicologici e fisici. Il tono è intensamente drammatico e adulto, lontano dal tipico teen drama, e affronta la complessità dei rapporti di potere in modo maturo. Al contrario, «15/Love» (trasmessa in Italia su Italia 1 come Un gioco di ragazze – 15/Love) è stata una serie teen più leggera e tradizionale: ha raccontato le vicende sentimentali, le rivalità e le ambizioni di giovani tennisti in un’accademia nordamericana, con un registro narrativo tipico dei primi anni Duemila. Ha avuto una brutta battuta d’arresto quando, a settembre 2023, due dei giovani attori della prima stagione (Vadim Schneider e Jaclyn Linetsky) sono morti in un incidente stradale proprio mentre si stavano recando sul set. La serie è andata avanti, ma non è stata più la stessa per i fan.
Il cinema italiano
E l’Italia, in tutto questo? Curiosamente, il cinema nostrano sta per colmare questa lacuna grazie a «Il Maestro» (2025), film diretto da Andrea Di Stefano e che sarà distribuito prossimamente da Vision Distribution.

Ambientato nella fine degli anni Ottanta in Italia, il film racconta la relazione tra un tredicenne – Felice – e il suo allenatore Raul Gatti, interpretato da Pierfrancesco Favino. Gatti, ex tennista di successo mancato, diventa la guida del ragazzo mentre affrontano insieme tornei nazionali, timori, speranze e una crescita condivisa. Il progetto è un «road movie emotivo che mescola sport e formazione, esplorando temi di amicizia, disillusione e riscatto, rilanciando l’ambizione di offrire al cinema italiano un racconto sportivo adulto, capace di dialogare con l’attualità del tennis italiano che oggi vive un periodo di massimo splendore grazie alla luce di Jannik Sinner.
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