A Wimbledon Sinner fa la storia del tennis italiano

La storia del tennis volta pagina sui prati sacri dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club. Dopo le finali sfumate di Matteo Berrettini nel 2021 contro Novak Djokovic e di Jasmine Paolini lo scorso anno contro Barbora Krejcikova, finalmente un azzurro conquista il trofeo più prestigioso del tennis mondiale.
È Jannik Sinner il primo italiano a scrivere il proprio nome sull’albo d’oro di Wimbledon. A parlare, più di ogni statistica, è l’ultimo gesto del neo-campione: tre carezze con il palmo sull’erba patinata anche se ormai polverosa – curata dai 24 giardinieri capitanati da Martyn Falconer – dopo il definitivo servizio vincente. Un gesto pacato, ma carico di significato.
Il 9 giugno, Carlos Alcaraz aveva vinto a Parigi di un soffio un match durato cinque ore e mezza: 4‑6 6‑7 6‑4 7‑6 7‑6. Oggi non comincia in modo diverso, anzi sembra il sesto set di un confronto infinito. L’italiano parte forte e ottiene un break ma lo spagnolo lo recupera ed è lui ad accelerare e a chiudere sul 4‑6. Sembra che non ci sia alcuno stacco temporale dalla finale del Roland Garros, con Sinner che fugge, Carlitos che rientra e poi lo inchioda con un colpo felino. Nel secondo set Jannik spezza la sequenza negativa e, ottenuto il 6‑4, prende il controllo del match: i suoi errori non forzati diventano rari, le traiettorie più precise, e ogni punto si decide sul filo del millimetro. Un break nel nono gioco del terzo set manda Sinner a servire per allungare: altro 6‑4, senza indecisioni. Stesso copione nel quarto parziale: break e servizio potente a chiudere. E, adesso, sì: il titolo dello Slam sull’erba è suo.
Segue la cerimonia in campo: la principessa Kate consegna il trofeo, strette di mano, foto ufficiali, sorrisi dalle tribune, sipario da balcone con un trionfante «God save the King» che echeggia. In serata, champagne e gala.

I numeri e i dati non mentono: il match è durato poco più di tre ore, il punteggio finale di 4‑6 6‑4 6‑4 6‑4 non ammette repliche. Sinner capovolge la finale di Parigi e conquista il quarto Slam in carriera dopo gli Australian Open 2024 e 2025 e lo US Open 2024.
Anche il duello italo-iberico ha caratteristiche storiche: primo titolo a Wimbledon giocato tra nati dopo il 2000, terzo Slam deciso dal confronto fra numeri 1 e 2 quest'anno (era Zverev il numero 2 a Melbourne). Le cifre della rivalità ora recitano 8‑5 in favore di Alcaraz, ma Sinner interrompe una serie di cinque sconfitte consecutive. I media digitali parlano già di “resilienza da monaco zen” per Sinner e di un cambio di generazione come quello che segnò il passaggio di potere a Federer e poi Nadal da Sampras e Agassi.
Nonostante la sconfitta, Alcaraz in conferenza stampa risponde con grande sportività: «Non sono sorpreso che Jannik mi abbia spinto fino al limite. Sapevo che sarebbe stata una grande finale».
Poi c’è la dimensione economica: Sinner incassa circa 4 milioni di dollari, anche se – come ricorda Forbes – gran parte andrà al fisco. A livello di classifica, consolida il suo primo posto nel ranking ATP con margine crescente.
Fuori c’è un pubblico felice e in fermento, che vorrebbe che Sinner fosse più presente e disponibile. Per Jannik la riservatezza è un’arma, ma potrebbe diventare un limite mediatico: meno legame col pubblico, meno backstory condivisa, meno empatia. Forse è il momento di un pizzico di apertura, per far crescere il campione anche dentro l’immaginario collettivo.
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